Inter e Milan sono pronte a giocarsi una stagione intera nel derby più atteso di sempre, o quasi. Nerazzurri e rossoneri si sfideranno tra poche ore nella semifinale di ritorno di Champions League, in un match che promette tattica, spettacolo e un turbinio di emozioni difficili da descrivere. Ma anche il futuro, perché chi dovesse essere fatto fuori tra Simone Inzaghi e Stefano Pioli rischia anche la panchina per l’anno prossimo. Insomma, non è solo una partita, ma un evento su larga scala alla scala del calcio e che potrebbe avere effetti veramente significati, esattamente come le scorie che lascia un prepartita così in tutti i tifosi.
Quella che sarà l’ultima stracittadina dell’anno, almeno in Italia, ha un sapore di storia difficile da confondere con altro. Entrambe hanno vissuto un percorso meraviglioso e insperato per la coppa tra le grandi orecchie, riportando alla memoria gioco, tradizione ed esultanza che da anni erano amare di emozioni per entrambe. È anche il culmine di una delle rivalità massime del nostro calcio, di quelle che non passeranno mai neanche a volerlo. Dopo lo scudetto rossonero e le risposte dell’Inter in coppa, ora chi vincerà in Europa potrà dire di aver prevalso in questa generazione. Conta più di tutto, ma soprattutto, arrivati a questo punto, conta chi riesce ad andare avanti e stasera sapremo finalmente chi ci riuscirà e chi, invece, dovrà tornare a casa.
La sveglia, il caffè, la sigaretta, gli zombie. Il cuore, i polmoni, il respiro, le sciarpe. È la notte di Inter contro Milan, del derby dei derby, di quelli che tuo nonno avrebbe atteso dalla poltrona, sempre la stessa, e ora non c’è più. E per quelli che il lavoro è solo un intralcio, per chi non fa il giornalista, che tocca raccontare la storia, le partita Iva paralizzate e conta solo una piccola, pesante, preziosa notizia: chi passa il turno, chi va in finale, chi a casa.
L’ansia di una partita così si racconta in pochi semplici passi: una lentezza generale, che non è il male di vivere di Charles Baudelaire o Eugenio Montale, una strana corsa al tabacchino che poi così inspiegabile non è, semplicemente è un modo di ammettere che non si regge la pressione. Poi il cuore a mille, la testa che va solo lì e non si stacca, come nei primi giorni d’amore in cui non si capisce nulla, soprattutto da ragazzini. La sintesi è essere degli zombie. Drogati dall’essenza del calcio e del tifo, da una maglia che è una seconda pelle, un modo di essere e probabilmente anche qualcosa di più: è come hanno scelto di essere fin da bambini, quando la purezza prevale sull’istinto o forse è la sincerità. E, quindi, è tutto con lo stadio che spinge insieme a te e tu sei solo quella pennellata che completa il quadro. È la passione ai massimi termini, quella che ti porta sempre più in alto se la assecondi e sai come si fa.
In questo senso, non servirebbe arrampicarsi alla vittoria o distruggersi con la sconfitta, se ci si pensa a fondo. Non può avere senso far sì che il percorso venga cancellato da un unico risultato finale, che conta più di tutto. Ma nei fatti, mentiremmo se dicessimo che non fosse così. Ci aspettiamo che i tifosi di entrambe le sponde del Naviglio saranno una marea, pronti a conquistare la restante parte di Milano e con un sentimento misto tra orgoglio, vendetta e lacrime, forse un po’ di tutte e tre.
La causa del derby dei derby, quindi, è un frullatore che si accende e si spegne a intensità variabile e con la pressione per la partita che lo innesca, causando disturbi vari che potrebbero essere definiti invalidanti. Ed è così anche per i calciatori, loro che sono chiamati a essere gli attori che vivono la storia, i protagonisti o i più odiati. Gli eroi della loro generazione e chi potrebbe riscattare chi in passato non ce l’ha fatta. Insomma, non esiste pillola che potrebbe preservare da quest’ansia e dobbiamo anche abbracciarla per non restarci sotto che, a diverse ore dalla partita, sarebbe troppo per tutti.
In molti ora saranno in viaggio per Milano, altri non si sono mai mossi, altri ancora se la sono presa con calma o ancora si muoveranno solo all’ultimo minuto. Li attende una città in cui a dominare oggi è il calcio, nei suoi termini più sacri e poco consolatori. Le strade piene di gente, piazza Duomo colma stasera di nerazzurri e la volta passata di rossoneri. Questo derby è storia anche perché ha segnato il massimo incasso per il calcio italiano: sold out e record di incassi per 12,5 milioni totali. La risposta del tifo non può far altro che caricare direttamente chi dovrà scendere in campo e chi dovrà dimostrare di essere qualcosa in più da chi gli sta di fronte.
All’alba della partita ci sono molte più certezze dell’ultima volta, almeno sotto il profilo delle due formazioni. L’Inter dovrebbe scendere in campo con lo stesso undici che ha già fatto molto bene all’andata e che, di fatti, è ormai considerato da Simone Inzaghi quello delle grandi occasioni, della Champions League per l’appunto. In porta ci sarà ancora André Onana, uno che a inizio stagione sembrava essere il secondo di Samir Handanovic, che per quest’anno va bene così, e invece è il cuore pulsante della squadra. Un leader che è già entrato nei taccuini di mezza Europa e con valutazioni impensabili rispetto a qualche mese fa, ma soprattutto nel cuore dei suoi tifosi con interventi meravigliosi, qualche incertezza, anche una qualità con i piedi che non è facile riscontrare a questi livelli, forse solo nel suo corrispettivo rossonero.
La difesa a tre non può essere toccata, non nella democrazia di Inzaghi, che quindi, con Milan Skriniar ai box e con la valigia in mano, si affiderà ancora una volta a Matteo Darmian, che avrà il compito di presidiare Rafael Leao, ma anche a Francesco Acerbi, ex di giornata e che avrà dalle sue parti Olivier Giroud e ad Alessandro Bastoni. Il terzo di sinistra del tecnico di Piacenza è quel pendolo che tante volte è stato decisivo in quest’edizione della Champions League, e non vuole abbandonare la squadra proprio nel momento più importante. Di lui è impossibile dimenticare l’assist meraviglioso contro il Benfica, le chiusure decisive contro il Porto e contro i portoghesi, ma anche la partita d’andata contro il Milan e in cui raramente ha sofferto.
Sugli esterni, anche dopo il rientro di Robin Gosens, sugli esterni ci saranno Denzel Dumfries e Federico Dimarco, autore di un’azione decisiva nel match di andata, quella che ha portato alla rete di Henrikh Mkhitaryan. L’armeno sarà regolarmente al suo posto anche stavolta contro i rossoneri, esattamente come Hakan Calhanoglu e Nicolò Barella. Stavolta il ballottaggio non ha retto poi così tanto per l’ex allenatore della Lazio: il turco sta bene e Marcelo Brozovic ha dato meno risposte di lui in tutta la stagione. Anche in attacco stavolta non ci sono grossi dubbi: accanto a Lautaro Martinez, agirà Edin Dzeko, l’uomo di coppa e che a parti invertite ha sbloccato il risultato meno di una settimana fa. È lui che sarà in campo da titolare per cercare di trascinare l’Inter al risultato più ambito, pronto alla staffetta con Romelu Lukaku che, visto lo stato di forma del belga, appare quasi scontata.
Dall’altra parte il Milan non ha alcuna intenzione di darsi per vinto e allora schiera un assetto decisamente più offensivo, almeno per cercare di puntare maggiormente l’Inter e cercare di innescare i trequartisti tra le linee alle spalle del centrocampo avversario. Non è discutibile la presenza di Mike Maignan in porta, decisivo con alcuni interventi decisivi anche nel match d’andata, prima che gli attacchi nerazzurri avessero il sopravvento tutti in una volta. Davanti a lui in difesa agirà capitan Davide Calabria sulla destra e la coppia centrale sarà quella tra Malick Thiaw e Fikayo Tomori. Sulla sinistra, dopo il riposo, torna Theo Hernandez pronto a pungere. Per lui la presenza di Rafael Leao è fondamentale per tentare di creare pericoli a raffica sull’out mancino del Milan, per cui la Beneamata dovrà stare particolarmente attenta a rallentare le sue incursioni.
La cerniera di centrocampo, con Ismael Bennacer infortunato e ai box per qualche mese, sarà composta da Sandro Tonali, che all’andata si è fermato al palo, e Rade Krunic. Da loro Stefano Pioli si aspetta fisicità, muscoli e anche qualche incursione di più, visto che il risultato deve essere ribaltato. L’unico vero dubbio di formazione è sulla trequarti, dato che Alexis Saelemaekers contende un posto a Junior Messias sulla fascia destra, con il belga favorito. Brahim Diaz, invece, si sposta centralmente pronto a ricevere palla e puntare regolarmente Hakan Calhanoglu nell’uno contro uno, seminando regolarmente il panico come fatto contro il Napoli. La posizione dello spagnolo sarà fondamentale per tentare di mettere in difficoltà l’Inter. Davanti, neanche a dirlo, c’è Olivier Giroud, un uomo che le partite così le sente particolarmente e che sa come farsi trovare pronto in partite del genere. Ovviamente, i nerazzurri dovranno stare molto attenti al centravanti francese e alla combo con Leao che tante volte ha fatto alle italiane, e anche ai ragazzi di Inzaghi, negli ultimi anni.
E, quindi, come sosteneva Aristotele nella sua causa finale, Inter e Milan sono arrivate dopo anni allo scopo per cui sono state create. Alla loro definizione in natura negli atti che possono disegnare e nel futuro che possono scrivere. Pezzo per pezzo, la loro materia si è composta e ha descritto un mosaico dai colori intensi, equilibrati, composti come tutte le squadre che si rispettano. Ci sono, però, anche gli effetti e, quindi, come potrebbe essere assimilata da entrambe le squadre una partita così? Innanzitutto, vediamola dal punto di vista degli allenatori. Tutti e due non hanno avuto affatto il percorso che si aspettavano in campionato, dove l’anno scorso se l’erano giocata gomito a gomito fino alla fine e che, invece, quest’anno si sono dovuti arrendere a un Napoli fin troppo continuo per contendergli lo scudetto gomito a gomito.
Alla lunga, soprattutto alla luce delle undici sconfitte stagionali e nonostante il recupero in campionato, Inzaghi è stato messo fortemente in discussione e ancora oggi c’è chi sostiene che, se non dovesse vincere la Champions League, sarebbe sicuramente esonerato. In realtà, la società l’ha sempre sostenuto, si è schierata dalla sua parte e ha evitato di parlare del futuro, valutando solo il gioco e il percorso in campo. Giusto così, ma se stasera dovesse subire una rimonta pazzesca e dolorosissima davvero in pochi potrebbero definitivamente assolverlo dai suoi peccati e neanche il secondo posto basterebbe a farlo. Le due strade dovrebbero dividersi? Probabilmente sì, e con la finale ne saremmo molto meno certi.
Dall’altra parte, la posizione di Pioli è ancora più in bilico. Il tecnico del Milan ha conquistato uno scudetto esattamente un anno fa, è vero, ma quest’anno rischia di restare fuori dalle prime quattro in classifica, a meno che la penalizzazione della Juventus non aiuti, e in Coppa Italia, a differenza dell’Inter, è già stata eliminata. Insomma, è inutile nascondersi: questa partita è l’ultima in cui i rossoneri possono sperare per salvare un’intera stagione e anche la panchina del suo allenatore. C’è chi dice che sia in ballo anche il futuro della dirigenza, il destino di Maldini e Massara, secondo molti colpevoli di aver preso scelte sbagliate negli ultimi mesi.
Certo, è ancora presto per definire scenari del genere, anche perché all’appello mancano ancora ben nove punti che potrebbe disegnare la graduatoria finale di Serie A in maniera decisamente diversa. Gli effetti si vedrebbero nel breve termine anche sulle due tifoserie. Chi non dovesse riuscire a trovare una vittoria essenziale per accedere in finale, avrebbe addosso una delusione e una scia di negatività da parte del proprio tifo che potrebbe trascinarsi indietro per anni e in una rivalità cittadina che, comunque vada, non potrà mai finire. Ma non resta che qualche altra ora d’ansia e poi sapremo tutto: chi è destinata alla gloria e chi all’oblio, chi riuscirà a vincere il tavolo con l’all in finale. Perché Inter-Milan non è mai come tutte le altre, ma questa volta un po’ di più. Per il passato, il presente e il futuro di entrambe.
Se c’è una chiave per smantellare la porta che conduce direttamente alla finale di Istanbul, quella si compone di cuore e tattica, come tutte le sfide di cartello, quelle più belle da attendere e vivere. I due allenatori, sì quelli ancora in bilico per quello che succederà alla fine dell’anno, il loro destino e le scelte che dovranno prendere, le hanno descritte per bene ieri in conferenza stampa, annunciando di fatto quali saranno i loro piani per tentare di sorprendere il diretto avversario e superare il turno.
Il tecnico di Piacenza ha presentato al meglio la gara: “Dopo il 2-0 di mercoledì dipende da noi. Sappiamo chi andremo ad affrontare, ma siamo in un ottimo momento e siamo pronti per una sfida di questa importanza. Abbiamo già affrontato una situazione analoga in Champions contro il Benfica: successo per 2-0 all’andata in trasferta e ritorno in casa. Anche in quel caso abbiamo avuto delle difficoltà nella seconda sfida, ma abbiamo passato il turno. Noi non ci sentiamo già in finale: abbiamo un meritato vantaggio dopo il primo incontro, ma non abbiamo fatto nulla. Abbiamo giocato 4-5 finali negli ultimi 20 mesi, abbiamo campioni d’Europa, campioni del mondo… Dovremo pensare a offrire una prestazione importante e non speculare sul risultato dell’andata o gestire”.
E, proprio nei momenti più caldi della vigilia, si è creata anche una piccola polemica mediatica sull’assegnazione di Turpin, arbitro francese, in un match contro il Milan che ha quattro nazionali Bleus in rosa, e tra i più importanti, al cospetto dell’Inter che non ne ha neppure uno. Inzaghi ha liquidato la questione con queste parole: “Sugli arbitri ho sempre preferito non parlare, a parte qualche rara occasione in cui non mi sono trattenuto. Se penso alla partita d’andata c’è stato un episodio, il fallo in area di Krunic su Bastoni, che andava valutato in un altro modo. Probabilmente la gara avrebbe preso un’altra piega in caso di 3-0, ma non c’è nessunissimo problema. Per quel che riguarda l’arbitro di domani sera, gli amici mi hanno fatto notare che è francese e che il Milan in rosa ha quattro giocatori francesi… Per noi nessun problema e massima fiducia”.
Il percorso dell’Inter, in ogni caso, merita elogi, soprattutto per quelle che erano state le premesse che hanno portato direttamente alla semifinale contro il Milan, quelle di un girone di ferro e in cui i nerazzurri erano dati per spacciati. Allo stesso tempo, ora uscire sarebbe una delusione enorme e solo andando avanti ci sarà la possibilità di rendere la stagione meravigliosa: “Quando ad agosto sono stati fatti i sorteggi c’era delusione perché non eravamo stati fortunatissimi, ma io dissi che anche il Bayern e il Barcellona non erano contentissimi di trovare noi. C’era fiducia allora e c’è fiducia adesso che siamo arrivati fin qua, a 90 minuti dalla finale. Abbiamo un ultimo passo da fare e ce la metteremo tutta”. Per riuscire nell’impresa, l’Inter potrà contare anche sulla spinta della maggior parte di San Siro che domani sarà in maggioranza dalla sua parte: “Domani saremo tutti insieme. Per quel che riguarda i nostri tifosi, non ho dubbi perché sono sempre stati al nostro fianco. Anche nei momenti difficili. Cosa chiederò nello spogliatoio? Ci vorrà testa fredda e cuore caldo: è l’unico modo per interpretare bene un match come questo”.
Guai, però, a pensare che lo 0-2 dell’andata possa essere sufficiente per andare avanti. Anzi, ci sarà ancora da dare battaglia ai cugini per avere la meglio e accedere alla finale di Istanbul. Inzaghi, però, non sembra avere alcuna intenzione di far abbassare la guardia ai suoi: “Nel corso della sfida ci saranno dei momenti in cui l’Inter sarà più aggressiva e momenti in cui dovremo difenderci in maniera più compatta sapendo che avremo di fronte una squadra che, indipendentemente dalla presenza o meno di Leao, ha vinto lo scorso scudetto e adesso sta giocando una semifinale di Champions. Siamo a 90′ da un sogno, io e questi splendidi ragazzi che sono arrivati anche alla finale di Coppa Italia. Cinque partite fa, in campionato, eravamo molto lontani da un obiettivo basilare come la qualificazione alla prossima Champions. Ora ci manca un ultimo passo, ma prima c’è una gara contro il Milan non da gestire, ma da giocare da Inter. Senza qualificazione alla finale che stagione sarebbe? Questa partita ha un’importanza grandissima: ci siamo e vogliamo arrivare a Istanbul, ma per quel che riguarda la stagione sappiamo il percorso e quello che è stato fatto, la strada in salita che abbiamo avuto quotidianamente, le critiche pretestuose eccetera”.
Allo stesso modo, non ci sono alternative per il Milan e per Stefano Pioli. Ovviamente anche il tecnico rossonero ha parlato in conferenza stampa e le sue dichiarazioni hanno riservato anche belle notizie per i suoi tifosi, soprattutto per quanto riguarda i recuperi che dovrebbero esserci dal primo minuto: “Sia Leao e Krunic dovrebbero essere disponibili per la rifinitura e quindi disponibili per giocare. Non è facile preparare la partita domani, ma l’obiettivo è qualificarsi per la finale. Nessuno pensa che il Milan possa farcela ma so quanto sono bravi i nostri giocatori. Dobbiamo sbagliare il meno possibile e sfruttare anche i loro errori anche perché anche loro ne fanno. Bisogna vincere più duelli e seconde palle soprattutto all’inizio. La partita di domani dentro ha tanto, partiamo con un handicap ma abbiamo le qualità per ribaltarla”.
L’incognita tattica è quella che l’Inter si troverà ad affrontare sulla trequarti. I nerazzurri dovranno essere particolarmente attenti agli uno contro uno dei rossoneri, che cercheranno in tutti i modi di creare la superiorità numerica e gli spazi necessari per far male ai cugini: “Un grande in bocca al lupo a Bennacer, giocheremo con un trequartista in più magari domani va meglio. Chi fa calcio sa che le partite non sono finite finché l’arbitro non fischia, crediamo nell’impresa. L’Inter è una squadra forte e dobbiamo giocare ad alti livelli se non lo facciamo non vinciamo. Non credo che sia quella la situazione. Non siamo alti come centimetri, dobbiamo essere più attenti è un loro punto di forza. Domani sera dovremmo essere bravi a capitalizzare al massimo le occasioni. Nei gol subiti abbiamo commesso degli errori, domani cercheremo di limitarli, perché sappiamo quanto sarà determinante non commetterli”. Il Milan non può permettersi alcun errore, soprattutto nei dettagli, e questo sarà un aspetto decisivo per superare un turno infernale e dall’alto carico emotivo.
Pioli, però, smonta anche chi sostiene che la posizione di Calhanoglu da regista puro metta molto più in difficoltà il Milan: “No, non credo sia quello. È una squadra forte, se giochiamo ad alto livello ce la giochiamo. Se giochiamo sotto livello no. Ma possiamo giocare ad alto livello. Chi fa sport sa che non finisce finché non finisce. Le imprese esistono, noi ci crediamo”. E da quest’ultima frase riparte il Milan per regalarsi un sogno che non si sa quando potrà tornare a uscire dal cassetto e aleggiare in stanza. E chi meglio dei rossoneri può sostenerlo, per la loro storia, per le vittorie, i grandi trionfi e anche i ribaltoni subiti.
A parte le dichiarazioni delle ultime ore, però, i due allenatori avranno sicuramente dedicato molto del loro tempo a cercare di analizzare cosa ha funzionato di più e cosa meno durante il match di andata e nei derby che si sono verificati in precedenza, in tutto il resto della stagione. Sicuramente il Milan nell’ultima sfida ha subito maledettamente lo scarico offensivo dell’Inter e i continui inserimenti nerazzurri con i laterali e anche quelli dei centrocampisti, non a caso è così che è arrivato il gol di Mkhitaryan, ma anche il palo di Calhanoglu. La rete di Dzeko, invece, ha messo in luce la differenza di fisicità che è ancora evidente tra le due rose. Pioli, quindi, dovrà cercare di mettere una pezza a entrambi i problemi e ha intenzione di farlo con il ritorno dal primo minuto di Thiaw, che ha dimostrato di poter avere vita un po’ più facile con Dzeko, e soprattutto di Leao. Il portoghese non è un’arma importante solo dal punto di vista degli strappi, degli allunghi, del dribbling e della superiorità numerica. È quel campione che da solo può alterare gli equilibri di una partita dal punto di vista tecnico, tattico e mentale. E ora sta bene, perché in allenamento è stato segnalato in assoluto come uno dei più forma, per questo partirà dal primo minuto.
Non è un caso se, quando lui è in campo, la media dei punti conquistati dal Milan si alza di tanto e neppure se lui e Giroud hanno di fatto deciso gli ultimi derby andati ai rossoneri. Leao potrebbe costringere l’Inter a un annoso dilemma nella storia del calcio: è meglio abbassarsi, cercare di non lasciare profondità a un calciatore così o continuare a fare la partita, anche a costo di concedere campo alle spalle e contropiede potenzialmente letali? Inzaghi potrebbe optare per entrambe le soluzioni, a seconda del momento della partita, ma soprattutto dovrà fare ancora una volta appello alla fisicità e alla qualità dei suoi centrocampisti, chiamati a uno sforzo non indifferente per essere ben presenti nella doppia fase e cercare anche di creare pericoli per la porta di Maignan. La sensazione è che la Beneamata possa spuntarla solo facendo la partita, mantenendo il possesso del pallone per più tempo possibile e cercando di sorprendere alla lunga un Milan costretto ad attaccare.
Sicuramente Leao non è e non può essere l’unica arma a sorpresa che Pioli ha nella manica. Dopo un secondo tempo d’andata che aveva lasciato una sensazione comunque completamente diversa, il tecnico potrebbe affidarsi ad altri due trequartisti di qualità e dribbling, più che a veri e propri uomini tattici, come poteva essere Bennacer. Questo potrebbe costringere l’Inter a portare meno ruoli in attacco e, dunque, a essere meno pericolosa anche in contropiede. Certamente, un fattore decisivo in una partita del genere è segnare per primi, perché poi il vento del doppio confronto potrebbe cambiare di conseguenza e non sarebbe per nulla semplice arginarlo.
Un altro fattore che potrebbe condizionare veramente tanto una partita così è quello dei calci piazzati. Già all’andata, l’Inter è riuscita a sbloccare la semifinale proprio con un calcio d’angolo, ma anche il Milan è molto bravo in questo fondamentale, esattamente come tutti e due i club possono essere eccezionali in contropiede. Servirà, in generale, vincere quanti più contrasti possibile, cercare di mantenere il possesso palla con scrupolo e, infine, portare dalla propria parte tutti i palloni vaganti con qualità e istinto. Il resto lo faranno le sensazioni del derby, una partita che non può essere solo una partita. E, arrivati all’ultima dell’anno, quella dei record, delle emozioni incontenibili, del pubblico e dello stadio di cui tanto si parla al passato e, quindi, al futuro, il nostro auspicio è che comunque vada sia una festa dello sport e del calcio italiano, di quelle che non si possono solo raccontare o cercare di carpire dal televisore. La speranza è che vinca chi è più vicino a un’idea di calcio moderna, chi possa esportare il suo modello in tutto il mondo come chi riesce ad accedere alla finale della coppa dalle grandi orecchie e poi alzarla così. A prescindere da chi si tifa e chi si ha nel cuore, solo così si potrà dire che è stato un successo. E un trionfo dovrà essere, perché ne ha bisogno il nostro calcio, l’amore e un po’ tutti noi italiani. E, quindi, via il telone, il sipario e giù con il gioco. Tra poche ore sarà il momento di Inter-Milan, la partita… Pardon, il derby dei derby, che nessuno potrà mai dimenticare davvero. Nella vittoria o nella sconfitta.
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