Dopo il terribile terremoto del 6 febbraio, c’è stata una nuova scossa in Turchia di magnitudo 5.6, nella regione di Malatya.
Una delle provincie interessate da questo assestamento molto violento è stata già interessata dal terremoto appena citato e in effetti gli esperti avevano già avvisato che episodi simili sarebbero andati avanti per diverso tempo vista l’enorme quantità di energia liberata dai movimenti sotterranei.
Nuova scossa in Turchia
La Turchia torna a tremare e lo fa nella regione di Malatya, situata nel sud est del Paese, con un magnitudo di 5.6.
Nulla se pensiamo alle terribili scosse che si sono intervallate ai primi di febbraio, la più potente delle quali ha toccato magnitudo 7.9 devastando la parte meridionale della Turchia e anche alcune zone della vicina Siria.
L’agenzia turca per i disastri e le emergenze Afad ha reso noto il fatto, riportando che l’epicentro c’è stato a Yesilyurt, uno dei distretti della città. Ci sono state scene di panico e la scossa avvenuta alle 12.04 ora locale è stata avvertita anche nei distretti e nelle province vicine, come Konya e Kayseri.
Poi è stato un tam tam di video caricati sui social e diffusi anche in televisione, dove si vedono abitanti correre in strada in preda al panico, lontano dagli edifici già molto provati dalle recenti scosse, così violente da spostare il suolo di diversi metri.
Nello spettro di ciò che è stato, si teme un avvenimento simile, un’emergenza umanitaria senza precedenti che ha provocato intorno ai 50mila morti.
Nella scossa odierna però sembra non ci siano stati particolari danni e nessun ferito, intanto per precauzione i mezzi di soccorso sono giunti sul posto per prestare assistenza a chi ne ha bisogno. La situazione viene monitorata per non essere colti impreparati come l’ultima volta.
Il sisma del 6 febbraio
Erano le 4.17 ora locale quando la terra ha cominciato a tremare nella Turchia meridionale con un magnitudo di 7.9. L’epicentro è stato a Nurdagi, vicino alla città di Gaziantep.
In seguito c’è stata una scossa leggermente meno violenta ma ugualmente intensa e questa accoppiata ha colto di soprassalto la popolazione, la maggior parte della quale dormiva. Le strutture sono crollate come burro in Turchia e in Siria, provocando tantissimi feriti e un numero di vittime che cresce sempre di più e ora è arrivato a più di 50mila.
L’intensità è stata enorme: si è creata una faglia di circa 200 chilometri e il suolo si è spostato di almeno 3 metri. Per alcune ore si è temuto anche in Italia, infatti è stata diramata l’allerta tsunami con provvedimenti che sono scattati nelle regioni del sud dello stivale, per essere pronti a eventuali ripercussioni.
Sebbene in alcuni video si vedono effettivamente le acque del mare ritirarsi, poche ore dopo l’allarme è rientrato e non ci sono stati danni. Solo tanta paura, la stessa che ancora aleggia fra gli occhi persi nel vuoto di quelle persone che sono sopravvissute ma non hanno più nulla.
Ad alcune di loro sono stati restituiti i propri animali domestici, dopo ore di lavoro in cui i soccorritori hanno effettuato una corsa contro il tempo per trarre in salvo i sopravvissuti rimasti incastrati sotto le macerie.
Tenero capitolo di questa catastrofe il ricongiungimento con gli animali ma anche con i cari salvati quando invece erano creduti morti, nonché il salvataggio i tanti bambini anche molto piccoli.
Accanto a questi episodi isolati però ci sono anche le storie di coloro che non ce l’hanno fatta e degli sfollati che si scaldano per strada accanto a un fuoco in mezzo ai detriti di quella che poco tempo prima chiamavano casa.
Una quotidianità sconvolta e una paura che fa ancora tremare, proprio come ha fatto nuovamente la terra oggi per pochi minuti che però sono sembrati davvero infiniti.
Non si hanno molte informazioni riguardo la nuova scossa, certo è che l’allerta è ai massimi livelli perché dal passato si impara e ormai purtroppo nessuno si sente più al sicuro e tanti faticano anche a lasciare la propria casa, laddove ci sia ancora, ultimo pezzo di una quotidianità dolorosa da lasciare andare, specialmente per i bambini, comprensibilmente traumatizzati.
Ora ci si concentra sulla rimozione delle macerie e la ricostruzione del Paese ma è un lavoro difficile perché come riferito dal presidente dell’Afad, Yunus Sezer, ci sono tantissime scosse di assestamento che rallentano le operazioni e più di un milione e mezzo di sfollati che hanno bisogno di assistenza. Le persone evacuate sono circa 563mila.
Uomini delle autorità turche e siriane ma anche volontari provenienti da tutto il mondo, nonché distaccamenti della Protezione Civile di un centinaio di Paesi sono giunti nei luoghi colpiti e sebbene si spengano sempre di più le possibilità di trovare altre persone in vita, viste anche le troppe ore trascorse, è forte la determinazione di coloro che vogliono tendere una mano a queste popolazioni per ricostruire insieme tassello dopo tassello non solo le città ma anche le anime.
In merito alla scossa di oggi, non ci sono state nuove vittime, si attendono comunque aggiornamenti sugli eventuali danni strutturali che potrebbero far salire il numero degli edifici inagibili, portando a nuove evacuazioni.