Il gruppo di hacker filorusso Noname ha messo offline il sito Atac, mentre un tentativo – sventato – è stato fatto anche con la Polizia Postale.
Anche il sito del Ministero dei Trasporti coinvolto nell’attacco hacker di questa mattina. Il sito dell’Azienda per la mobilità della Capitale, Atac, insieme alla sezione ecommerce della vendita dei biglietti online e abbonamenti ha smesso di funzionare per diverse ore. L’attacco è stato poi rivendicato da Noname, gruppo filorusso di hacker che nel giro di un anno ha colpito diversi siti istituzionali, tramite un post sul canale ufficiale Telegram.
Anche il nuovo sito Atac è stato soggetto di hackeraggio, sempre da parte del gruppo Noname. Non il primo attacco, senza dubbio, da parte degli hacker filorussi che in diversi mesi hanno spesso preso di mira siti e pagine istituzionali, di ministeri italiani ed europei e di differenti città. Stavolta è toccato a Roma, ma anche la Polizia Postale era un obiettivo del gruppo sostenitore della Russia.
Il sito adesso, ma a partire dal primo pomeriggio, è tornato regolarmente a funzionare grazie a diversi interventi tecnici. Il gruppo di hacker ha iniziato a prendere di mira proprio l’Italia, con gli attacchi informatici che si sono moltiplicati soprattutto dopo la visita di Giorgia Meloni in Ucraina, che ha sancito una volta per tutte il sostegno dell’Italia a Kiev nel conflitto.
Sono circa una decina gli hackeraggi subiti da siti istituzionali italiani in questi mesi, tutti avvenuti con la stessa modalità e tutti rivendicati poi tramite social dal gruppo Noname. Gli hacker di fatto bombardano di richieste d’accesso i server dei vari siti, facendoli saltare e creando il disservizio desiderato.
Il gruppo Noname non è l’unico a favore della Russia nel conflitto, ma sicuramente uno dei più famosi. Creato circa un anno fa, a poche settimane dall’inizio dell’invasione in Ucraina, aveva attaccato diversi siti di Kiev e i primi Paesi che si erano schierati a favore di Zelensky.
Gli attacchi avevano riguardato la Lituania, la Lettonia, l’Estonia, e ancora Slovacchia, Polonia, Norvegia e Finlandia, ma gli hackeraggi si erano poi sostati verso tutti i Paesi che manifestavano la loro vicinanza a Kiev. Ultime vittime, più recenti, anche Spagna e Giappone, sempre per le medesime motivazioni.
Nelle stesse ore è stato fatto un tentativo anche per altri siti italiani, come quello del Commissariato online della Polizia Postale, oltre che quello del ministero dell’Economia e dei Trasporti. Ansa ha riportato in mattinata che l’attacco non ha avuto esito positivo perché gli investigatori della polizia postale si sarebbero accorti del tentativo di attacco Ddos.
L’attacco è stato poi rivendicato dagli stessi hacker, che hanno scritto su Telegram di aver lanciato il Ddos al sito, che non sarebbe dopo l’attacco stato più disponibile per gli Ip stranieri.
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