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Politica

C’è un altro audio di Berlusconi che parla della guerra tra Ucraina e Russia

Un nuovo audio, sempre “rubato” da Lapresse, inchioda Silvio Berlusconi. Il presidente di Forza Italia continua a spiegare la “sua” versione dei fatti per quanto riguarda il conflitto tra Russia e Ucraina, ma spiega anche che non può dire ciò che pensa di Volodymyr Zelensky.

Vladimir Putin e Silvio Berlusconi – Nanopress.it

Secondo l’ex presidente del Consiglio sarà anche impossibile che il numero uno ucraino e Vladimir Putin si possano sedere a un tavolo per discutere della fine della guerra, e afferma che in occidente non ci sono più leader: “L’unico sono io“.

Berlusconi: “Vi spiego com’è andata la guerra tra Russia e Ucraina”

La polemica contro Silvio Berlusconi e le sue parole non accenna a placarsi, perlomeno non ora. Lapresse, che già aveva reso noto il discorso fatto ieri dal Cavaliere alla riunione dell’assemblea di Forza Italia alla Camera, oggi ha ottenuto un altro spezzone di un audio in cui il presidente azzurro parla ancora della guerra tra la Russia di Vladimir Putin e l’Ucraina di Volodymyr Zelensky.

Silvio Berlusconi – Nanopress.it

Un audio di quasi quattro minuti in cui Berlusconi per prima cosa afferma che lui non sa proprio come i due leader “possano mettersi a un tavolo di mediazione“. Per lui, infatti, non ci sono modi possibili, poi si stoppa prima di dire quello che realmente pensa del presidente ucraino.

Il resto è tutta una ricostruzione (falsa) di come effettivamente sia scoppiato il conflitto. Secondo il Cav, che prima chiede massimo riserbo ai suoi, “nel 2014, a Minsk, in Bielorussia, si firma un accordo tra l’Ucraina e le due neocostituente repubbliche del Donbass” che prevede che nessuna delle due attacchi l’altra. Il trattato non viene rispettato e un anno dopo, racconta, da Kiev si iniziano “ad attaccare le frontiere delle due repubbliche“, che subiscono dai 5mila ai 7mila morti.

All’arrivo di Zelensky, gli attacchi vengono triplicati, tanto che dalla disperazione la popolazione del Donbass manda una delegazione a Mosca per chiedere aiuto direttamente a Putin. All’inizio l’oligarca, sempre secondo la ricostruzione di Berlusconi, non vorrebbe fare nulla, poi “subisce una pressione forte da tutta la Russia” e opta per un’operazione veloce, di al massimo due settimane, in cui si sarebbe dovuto deporre il governo in carica, e metterne uno “già scelto dalla minoranza ucraina di persone per bene e di buon senso“.

Quello che trova quando arriva in Ucraina, però, non è quello che si aspetta, perché i cittadini resistono e cominciano “dal terzo giorno a ricevere soldi e armi dall’Occidente“. Quella, quindi, che doveva essere un’operazione lampo, diventa “una guerra di duecento e rotti anni“.

Il racconto del presidente di Forza Italia arriva a toccare anche il tema della mancanza di leader forti nel mondo occidentale, che “non ci sono in Europa e negli Stati Uniti d’America“, dice ai suoi anche se non può parlare davvero di quello che sa. “Posso farvi sorridere – chiede poi -. L’unico vero leader sono io…“.

Ma torna anche a parlare della guerra che definisce “una strage dei soldati e dei cittadini ucraini“. “Se lui diceva ‘Non attacco più’, finiva tutto“, conclude prima di riaffermare che senza un intervento forte, difficilmente il conflitto finirà. E giù applausi per Berlusconi, dal suo partito, chiaro.

Mentre è in onda la maratona di Enrico Mentana, l’ex premier ha chiamato il giornalista chiedendo che venissero contestualizzate le parole, che sono da inserire in un clima che si è ingenerato nel rapporto tra Russia, Ue e Occidente, a una situazione che si è andata facendo sempre meno favorevole che ha un solo beneficiario, che forse ha soffiato sul fuoco: cioè la Cina.

In difesa del Cav, poi, è arrivata la senatrice e capogruppo (e sua fedelissima), Licia Ronzulli, che ha definito “spregiudicato, per non dire criminale, che qualcuno tra i 45 eletti alla Camera possa prestarsi a riferire parole del presidente, che andavano contestualizzate“.

E anche lui, in prima persona, ha parlato degli audio rubati. ”In Italia – ha detto in una nota – c’è la pessima abitudine di trasformare la discussione politica in pettegolezzo, utilizzando frasi rubate registrate di nascosto, e appunti fotografati con il teleobbiettivo, con un metodo non solo sleale ma intimidatorio“. Un metodo, ha spiegato ancora, in cui si stravolge e si rovescia il suo pensiero “usando a piacimento brandelli di conversazioni, attribuendomi opinioni che stavo semplicemente riferendo, dando a frasi discorsive un significato del tutto diverso da quello reale”. “La colpa non è degli organi di informazione, ovviamente costretti a diffondere queste notizie, è di chi usa questi metodi di dossieraggio indegni di un Paese civile. Senza questo, non sarebbe necessario ribadire l’ovvio“, ha concluso.

Quindi c’è da capire di chi sia la colpa, chi sia la talpa all’interno del partito. Potrebbe essere un regolamento di conti interno tra chi segue Ronzulli e chi invece è per Antonio Tajani, o chi ancora crede che sia solo un modo per alzare la posta in gioco con Giorgia Meloni, ma questo di certo non fa bene alla maggioranza che deve esprimere il governo, e fra due giorni.

Fonti di Fratelli d’Italia: “Da Berlusconi parole preoccupanti, ma il problema è di Forza Italia”

Off the record, all’Adnkronos, infatti, alcuni fonti di Fratelli d’Italia considerano le parole di Berlusconi “preoccupanti“, specie per il tempismo in cui le ha pronunciate. “Ma è un problema per Forza Italia – hanno commentato da via della Scrofa -. Più sono inaffidabili, meno spazio avranno“. Insomma: a perderci saranno loro, non di certo l’esecutivo che piano piano sta prendendo forma.

E Giorgia Meloni, premier in pectore e leader del raggruppamento che ha raccolto più voti alle elezioni del 25 settembre, ancora si trincera dietro il silenzio. Anche qua, però, parlano per lei. Vietnam?, si chiede ai ben informati. E la risposta è sempre la stessa: “Sì, ma per loro“. A furia di tirarla la corda, si intuisce, prima o poi si potrebbe anche spezzare.

 

Mariacristina Ponti

Nata nel lontano 1992, nel giorno più bello per nascere, a Cagliari. Dopo la maturità scientifica, volo a Padova e poi a Roma per studiare lettere. Nella Capitale poi rimango anche per il master in giornalismo. Tra stage a profusione, sempre nelle redazioni sportive, anche se il vero amore è sempre stato la politica, ho ancora da ritirare un tesserino da professionista.

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