Il celibato dei preti è un tema che regolarmente torna a far discutere dopo episodi che vedono uomini di Chiesa protagonisti di vicende spesso torbide, a volte terribili, come i casi dei sacerdoti pedofili protetti dalle alte schiere ecclesiastiche, o quelli di preti dalla doppia vita: casta e pura di giorno, promiscua e molto attiva sessualmente di notte. Il tema è molto spinoso perché, per molti, il fatto che i preti non si possano sposare è la causa di certi episodi che creano quanto meno imbarazzo alla Chiesa Cattolica, come l’ultimo del sacerdote beccato in un night club a luci rosse dopo aver detto messa o quello di Don Contin. Papa Francesco era sembrato favorevole all’apertura al dialogo per poi fare dietro front e rassicurare vescovi e cardinali sul mantenimento dell’obbligo del celibato per i preti cattolici. Quali sono i motivi per cui i sacerdoti non possono sposarsi? Soprattutto, c’è il modo per cambiare questo aspetto della dottrina? È vero che nei Testi Sacri non si parla di celibato? Facciamo chiarezza.
Il tema è molto sentito all’interno della Chiesa e della comunità cattolica, divisa su un argomento molto delicato perché riguarda l’affettività di una figura tradizionalmente “altro” dalla famiglia. In Italia il prete è una figura di riferimento che rappresenta la Chiesa intesa come istituzione ma anche un modo di vivere diverso dai “laici”: è colui che è sempre pronto per i propri fedeli, che ha un intero gregge come famiglia a cui badare e a cui rendere conto. Eppure preti sposati esistono anche in Italia e sono molti, con tanto di associazione in loro tutela (il Movimento Sacerdoti Lavoratori Sposati). Cerchiamo allora di capire il perché del celibato e se è impossibile che scompaia.
All’interno della comunità cristiana, solo i sacerdoti cattolici non possono sposarsi: le altre confessioni hanno da sempre permesso il matrimonio (ci sono Chiese che prevedono persino il sacerdozio femminile) anche perché l’obbligo del celibato non è contemplato nelle Sacre Scritture.
Questo è il punto centrale di tutta la questione: nella Bibbia non c’è scritto da nessuna parte che i preti non devono sposarsi. Alcuni passi dei Vangeli per esempio, parlano del miracolo di Gesù rivolto alla suocera di Pietro, apostolo e primo Papa della Chiesa, il che significa che era sposato (“Entrato Gesù nella casa di Pietro, vide la suocera di lui che giaceva a letto con la febbre”, Matteo 8,14-17).
Il celibato dei preti cattolici è dunque una pratica non un dogma, non è cioè una regola che non si può discutere e cambiare.
Abbiamo visto che il celibato è una prassi, cambiata nel corso dei secoli fino a diventare la regola della Chiesa Cattolica, ma da cosa nasce? La risposta è duplice: da un bisogno spirituale e da convenienze materiali. Se è vero che il celibato non è previsto nei Testi Sacri, è anche vero che ci sono passi in cui è consigliato. I testi che vengono citati in questo caso sono per lo più di San Paolo, come la lettera ai Corinzi che recita “Chi non è sposato si preoccupa delle cose del Signore […]; chi è sposato invece si preoccupa delle cose del mondo, come possa piacere alla moglie, e si trova diviso”.
Il bisogno spirituale è dunque la necessità per i preti di dedicarsi solo al Signore e ai fedeli della sua comunità, senza altre “distrazioni” personali. Molti studi hanno dimostrato che le prime comunità cattoliche praticavano il celibato come modo per distinguersi dai pagani e concentrarsi di più sul percorso spirituale.
Con il passare dei secoli e il crescere della comunità cattolica sono sorti anche i primi problemi pratici, specie nel Medioevo, quando si pose il problema delle eredità per i figli di parroci e alti prelati, che avrebbe corroso il potere economico e sociale della Chiesa di Roma. Fino ad allora sposati e non potevano diventare preti, ma dopo l’ordinazione non potevano cambiare stato (non ci si poteva sposare se già sacerdoti). Il celibato divenne così la norma anche per non suddividere poderi, terre e tassazioni, finché è diventato la regola di Santa Romana Chiesa.
In linea teorica si può cambiare la regola del celibato per i preti. Non è però una prerogativa esclusiva del Papa: il Santo Padre può sì intervenire in prima persona e modificare il catechismo e le regole della Chiesa, ma è difficile che lo faccia con tutte le autorità ecclesiastiche contrarie (come lo sono attualmente). Perché ciò avvenga è necessario un passaggio culturale all’interno della Chiesa e una discussione interna profonda che modifichi il sentimento (e le necessità) della comunità cattolica.
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