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Categories: Motori

Cellulare alla guida, multe più salate e sospensione della patente fino a 6 mesi

In arrivo pene più dure per chi usa il cellulare mentre guida. Dopo le polemiche dei giorni scorsi la commissione parlamentare Trasporti ha preparato un pacchetto di nuove norme decisamente più severe che inaspriscono le sanzioni per chi viene “beccato” ad utilizzare cellulari, smartphone e tablet mentre è al volante.
“L’emendamento che sanziona chi guida parlando al cellulare – spiega il presidente Michele Meta – è stato presentato in un clima di piena condivisione, per affrontare e risolvere l’odiosa e pericolosa abitudine degli italiani di usare il telefono cellulare alla guida. Il nuovo testo segnerà un cambio di rotta decisivo, rispetto alle blande e inefficaci disposizioni attualmente in vigore, a cominciare dalla sospensione della patente fino a tre mesi prevista già alla prima infrazione e dal raddoppio in caso di recidiva. Aumentano anche le sanzioni pecuniarie e la decurtazione di punti sulla patente, a corredo di una norma che ha l’intenzione di incidere in modo positivo sulle abitudini alla guida degli italiani”.

Cellulare alla guida, ecco come cambieranno le sanzioni

Scendendo nel dettaglio delle nuove norme, già alla prima infrazione è prevista l’immediata sospensione della patente fino a tre mesi, che potranno diventare sei in caso di recidiva. Inoltre è prevista anche una decurtazione di 5 punti dalla patente oltre ad una multa da 160 a 640 euro. Infine per chi viene sorpreso al telefonino una seconda volta la sanzione passerà da 320 a 1282 euro con il taglio dei punti che raddoppierà in caso di recidiva.
Tra le altre norme introdotte nel nuovo testo il vice ministro alle Infrastrutture Nencini ha poi ricordato l’obbligo per gli automobilisti di mantenere una distanza di sicurezza di almeno un metro e mezzo dai ciclisti, in fase di sorpasso e l’obbligo di dotarsi di seggiolini con dispositivi anti abbandono di bambini in auto; una proposta sostenuta dal Governo e che è stata largamente condivisa in Parlamento.

Giulio Minotti

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