Calenda, Letta, Renzi, i fuoriusciti di Forza Italia… Il Centrosinistra è per ora un contenitore ampio, variegato e non necessariamente unitario: per tale ragione i leader di quest’area si stanno muovendo rapidamente per definire alleanze e linea da tenere durante questa breve ed intensa campagna elettorale agostana.
Ciò che per sintesi e semplicità viene chiamato Centrosinistra è in realtà un nuvolo di formazioni di centro, liberali, sociali, socialiste più il PD, una sorta di misto di tutte quante le anime espresse dagli altri partiti più piccoli, e tutte quante stanno tentando di capire con chi allearsi e per quale programma di riforme.
Uno dei contatti più intensi è quello tra Partito Democratico e Azione di Calenda (il quale è federato con +Europa di Emma Bonino) e non casualmente: il gruppo di Letta, dopo la definitiva rinuncia a qualsiasi accordo con il premiericida M5S, si è da subito rivolto alla formazione dell’Eurodeputato romano anche per risollevare il bacino elettorale della propria coalizione.
Dopo i grillini, la cui futura resa elettorale è un vero rebus ma che per ora si attesterebbe su di un 10/15% di voti, è proprio il partito di Calenda il più apprezzato nei sondaggi (5% circa), cosa che non può che far gola a Letta e alla sua aspirazione di un grande polo liberale e riformista da opporre al favorito blocco delle destre.
Dal canto suo l’ex ministro dello Sviluppo Economico dei governi Renzi e Gentiloni si mostra fortemente interessato ad uno schieramento antifascista, composto da quelle formazioni responsabili che hanno sostenuto fino alla fine il governo Draghi, che Calenda vorrebbe addirittura ricandidare a premier.
Nonostante ciò è appunto sull’agenda del dimissionario capo del Consiglio che i gruppi politici dovranno confrontarsi e non su bandierine ideologiche, rammenta lo stesso capo centrista, le quali per altro non perterrebbero ad Azione poiché, per il suo fondatore, partito di centro, liberale e pragmatico.
Azione oltre ad essere partito da ingaggiare nel nuovo campo largo di Letta, è esso stesso ingaggiatore di nuove figure.
Si parla in tal senso dei fuoriusciti di Forza Italia, ossia i vari parlamentari azzurri che hanno abbandonato Berlusconi in dissenso con la nuova linea reazionaria assunta dal loro partito con la decisione di far cadere il governo Draghi.
Gelmini e Carfagna, due ex esponenti apicali di FI, avrebbero mostrato il loro interesse, ricambiato, ad unirsi al gruppo di Calenda, il quale sembra il più idoneo a coprire lo spazio elettorale liberal-riformista lasciato vuoto dall’estremizzazione del Cavaliere.
Non solo: anche Di Maio ed il suo neo-schieramento centrista Insieme per il futuro vedono di buon occhio tanto il campo antifascista del PD quanto quello repubblicano di Calenda, anche se quest’ultimo non ha ancora chiarito le sue intenzioni con l’ex grillino (vista l’avversione di Calenda per il Movimento 5 Stelle, di cui Di Maio è stato capo politico, ed il suo facile populismo).
Infine l’incognita Renzi: questi si presenta quale leader di un partito, Italia Viva, di fatto speculare di Azione ma sostenuto da minori preferenze che, come per Calenda, vede nell’opposizione al populismo parafascista di destra e nella prosecuzione dell’iniziativa governativa di Mario Draghi la propria bussola.
Eppure anch’egli non vede di buon occhio quanto si sta imbastendo come coalizione di Centrosinistra: idee spesso poco conciliabili, se non oppositive, tenute insieme dal semplice spauracchio della vittoria sovranista non possono essere il modo corretto per ottenere la maggioranza dei seggi e guidare il Paese con responsabilità e con risposte davvero utili ai cittadini.
Insomma il Centrosinistra, o campo repubblicano, lavora incessantemente per dare corpo ad una formula elettorale che soddisfi tutti i partiti senza deludere gli elettori: di tempo non ne resta molto al 25 settembre e le idee appaio ancora confuse.
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