Interessante proposta della Wada subito accettata dal Cio: l’agenzia internazionale per la lotta al doping ha infatti avanzato il progetto di realizzare vere e proprie cerimonie ufficiali per riassegnare le medaglie olimpiche che sono state sottratte ad atleti risultati positivi ai controlli. Il comitato olimpico internazionale ha accolto in modo propositivo l’idea, affermando di voler fare tutto il possibile affinché le medaglie siano consegnate a chi le merita nel modo più appropriato possibile. E, badate bene, parliamo di un numero davvero immenso.
La norma potrebbe entrare in vigore già dalle Olimpiadi di Rio 2016 dunque per tutti quegli atleti, di qualsiasi disciplina, che risulteranno i reali vincitori dato che quelli “truffaldini” positivi a controlli del sangue saranno privati della medaglia. Fino a questo momento la consegna della medaglia avveniva con un protocollo molto breve e non certo all’interno di uno stadio, davanti ai tifosi, magari pure con l’inno nazionale e le bandiere portate verso il cielo. Qualcosa di davvero crudele per gli onesti.
Già perché non solo si sono visti battere, non solo hanno scoperto che chi ha vinto ha barato, ma in un sol colpo ha privato di una delle gioie più grandi di una vita intera, quella di poter ascoltare l’inno in uno stadio gremito che rende omaggio a un’esibizione straordinaria. Cosa avverrà, quindi? Potrebbe essere organizzata una cerimonia “standard” che andrà quantomeno a rendere meno asettico il tutto. Non sarà la stessa cosa che una premiazione durante le Olimpiadi, ma meglio che ora.
Tuttavia, sarebbe uno sforzo logistico non indifferente dato che – solo contando il periodo dal 2001 al 2012, si parla di ben 146 medaglie da riassegnare compresi 55 ori. Ma siamo sicuri che Craig Reedie, presidente della Wada, continuerà a battersi perché la lotta al doping renda ancora più giustizia a chi si impegna in modo corretto e senza scorciatoie. Proposta: i dopati potrebbero “contribuire” alle spese della cerimonia.