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“I certificati bianchi – cioè i Titoli di efficienza energetica (Tee) che attestano i risparmi energetici conseguiti con specifici interventi – sono il principale schema di supporto per l’efficienza energetica”, spiega il direttore Fire, Federazione italiana per l’uso razionale dell’energia, Dario Di Santo. “Nel tempo è andato a incentivare soprattutto gli interventi industriali però rappresenta un’opportunità anche negli interventi legati agli edifici, alle reti e anche ai trasporti”. E i numeri parlano chiaro: in quasi 12 anni hanno permesso di certificare oltre 25 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio (tep) di risparmio energetico portando l’Italia in carreggiata per ciò che riguarda gli obiettivi europei.
I soggetti coinvolti sono: “da una parte i distributori che in questo schema sono obbligati a raggiungere dei risultati di risparmio energetico che crescono anno per anno, dall’altra tutti gli altri soggetti che possono realizzare interventi di efficienza energetica. Non è uno schema nato per l’utente domestico ma riguarda soprattutto le imprese, le Esco (Energy Service Company), insieme alle utility”, continua Di Santo.
Ma come funziona il meccanismo incentivante, riconosciuto come best pratice anche oltre i confini nazionali?
Il meccanismo consente di certificare i risparmi conseguiti grazie ad interventi di efficientamento sui processi industriali, fonti rinnovabili, cogenerazione, interventi tipici lato uso finale, da illuminazione d’interni o illuminazione pubblica fino ad arrivare a tutto ciò che consuma energia e può essere efficientato e portato quindi a consumare meno.
Di Santo chiarisce che in circa 12 anni di pratica, “i certificati bianchi a livello mondiale hanno consentito di raggiungere grandi risultati consentendo di superare i 25 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio di risparmio, un dato che va confrontato con l’obiettivo comunitario al 2020, voluto della direttiva efficienza energetica, che è un obiettivo vincolante e che è lo stesso numero, circa 25 milioni di Tep”.
“Negli ultimi due anni lo schema ha incontrato soprattutto una difficoltà quella di avere un numero di titoli di efficienza sul mercato insufficiente a coprire la domanda questo ha portato come effetto ad un aumento dei prezzi del mercato che a un certo punto si sono addirittura quintuplicati, anche se adesso sono in discesa”, spiega Di Santo, che illustra anche i propositi per il futuro circa il decreto correttivo del Mise che vuole superare le attuali criticità del mercato dei Tee.
“Oggi c’è un decreto correttivo che vuole superare le attuali criticità e traghettare il meccanismo verso un’altra fase di successi. Al momento è all’esame della Conferenza Stato Regioni, poi dovrebbe uscire. Fondamentalmente introduce misure per: da un lato, dare maggiore flessibilità ai distributori obbligati in modo che se non riescono a raggiungere i loro obblighi minimi quest’anno possano recuperare nei due anni successivi; dall’altro, dà la possibilità, con un’altra serie di misure, di rendere lo schema più accattivante, quindi di poter generare maggiori certificati bianchi attraverso interventi di efficienza energetica anche aumentando le soluzioni presentabili all’interno del meccanismo”, conclude Di Santo.
In collaborazione con AdnKronos