Non camminerà più. Dissero così i medici di Daniela Spada, la compagna di Cesare Bocci che un giorno si è risvegliata dal coma dopo un ictus, sopraggiunto in seguito al parto della figlia Mia; un giorno che l’attore – noto soprattutto per il personaggio di Mimì Augello nella fiction di Rai 1 Il Commissario Montalbano – e la compagna Daniela Spada – che non è la moglie, come invece in molti credono, anche perché i due stanno insieme dal 1993 – ricorderanno ancora per molto, perché è il giorno in cui per loro ha avuto inizio un grande incubo.
Un destino difficile che però Cesare Bocci e la compagna Daniela Spada hanno voluto affrontare con determinazione. Dopo l’ictus che si è verificato in seguito al parto della figlia Mia e i venticinque giorni passati in rianimazione, Daniela si è svegliata dal coma, ma inizialmente nessun medico le aveva dato una speranza – anche minima – di ritornare a camminare.
Evidentemente però si sbagliavano, visto che oggi, nonostante alcune difficoltà, Daniela non solo cammina, ma è più determinata che mai nel trasmettere un messaggio chiaro a chi si trova nella sua stessa condizione, o a chi pur stando bene si lamenta per molto meno: ‘Invece di pensare a quello che non potete più fare, pensate a quello che avete in più‘, ha infatti detto ospite in TV.
La compagna dell’attore ha poi raccontato di come quello che è successo a lei, purtroppo potrebbe capitare anche ad altre persone. ‘L’evento più brutto è che la persona muore per questa cosa. Poi c’è una via di mezzo, il mio caso: un embolo che si è rotto nel cervelletto, creando piccoli danni. Piccoli danni lo sono per gli altri, perché io non potevo camminare, non posso parlare come parlavo prima e tremo come se avessi il Parkinson…tanto piccoli non sono’, ha aggiunto.
E’ stato però Cesare Bocci ad insistere per cambiare medico e rivolgersi ad altri specialisti, decidendo di affidarsi ad un luminare della neuro-riabilitazione, il dottor Leopoldo Salturia, tanto bravo, quanto simpatico perché con i capelli lunghi e alto circa un metro e sessanta.
‘Questa esperienza ci ha insegnato che prima di classificare i pazienti per la malattia che hanno, bisogna che i pazienti vengano conosciuti dai medici, perché la cura, a seconda della personalità, può avere effetto o meno effetto. Bisogna conoscere il paziente nella propria storia per capire dove poter intervenire, per lo meno nei casi come questo’, ha fatto sapere lo stesso Bocci in TV.
Da qui, dunque, la decisione di scrivere il libro intitolato Pesce d’aprile, titolo ispirato a quel primo aprile del 2000 da cui tutto ha avuto inizio. ‘Siamo convinti che nella malattia c’è sempre un po’ da ridere. Abbiamo riso, pianto, siamo caduti, ci siamo rialzati, però questa è la vita e bisogna affrontarla’, ha concluso Cesare Bocci, ospite insieme alla compagna Daniela Spada nella puntata de La Vita in Diretta in onda su Rai 1 mercoledì 6 aprile 2016.
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