Spoils System: in cosa consiste il sistema che consente di cambiare agenzie e dirigenti di ministeri.
Introdotto all’interno della riforma Bassanini, circa vent’anni fa, lo Spoils System, è quel sistema che può essere messo in atto al fine di cambiare i dirigenti di ministeri e agenzie. Una misura che potrebbe essere attuata dal governo Meloni. Vediamo in cosa consiste.
Nel corso degli ultimi giorni, si sente sempre più parlare di spoils system in ambito politico. Cosa vuol dire, però, questa espressione inglese? In italiano, può essere tradotta come sistema del bottino ma, anche in questo caso, la traduzione non dà significato immediato.
Per spiegarlo in parole semplici, tale sistema, che è stato introdotto dalla riforma Bassanini, permette al governo insediatosi da poco, di sostituire dirigenti e funzionari, con individui che hanno maggiore affinità politica.
In tal senso, il governo Meloni ha già rimosso il capo dell’AIFA, ossia l’agenzia italiana del farmaco, nonché il commissario straordinario per le aree terremotate. Da dove proviene questo termine e come mai è stato introdotta tale misura all’interno del contesto politico italiano? Cerchiamo di fare chiarezza.
Il termine Spoils System è legato alla politica degli Stati Uniti, utilizzato fino agli inizi del 19esimo secolo.
Fu il senatore William Marcy a renderlo popolare, il quale sottolineò che al vincitore spettava il “bottino del nemico“. Pertanto, al governo entrante viene data la possibilità di rimuovere i dirigenti e i funzionari che non sono in linea con la propria visione politica, anche senza giusta causa.
In Italia, però, il sistema funziona diversamente, in quanto tale sistema può essere applicato esclusivamente ai dirigenti ministeriali e alle agenzie che sono controllate dai ministeri, come, appunto, l’AIFA.
Il governo, dunque, ha massimo 90 giorni per procedere a tale sostituzione di dirigenti, qualora voglia attuarla. Nel caso del governo Meloni, la scadenza è fissata per fine gennaio.
Tra le possibili sostituzioni potrebbe esserci quella di Alessandro Rivera, direttore generale del Tesoro, un dipartimento di elevata importanza visto che si occupa di questioni finanziarie e di programmazione economica.
Sabino Cassese, ex giudice della Corte Costituzionale ha espresso diverse critiche nei confronti di questo sistema.
L’uomo, che è stato ministro della Funzione Pubblica negli anni ’90, ha affermato che, con questo metodo, si va inevitabilmente a tradire “due principi costituzionali“, che sintetizza in “merito e imparzialità“, visto che l’accesso a queste posizioni non viene garantito mediante concorso pubblico o esame comparativo, pregiudicando l’imparzialità che dovrebbe denotare la pubblica amministrazione.
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