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Che differenza c’è tra uragano, tornado e tifone

Che differenza c’è tra uragano, tornado e tifone? Spesso viene fatto un utilizzo improprio da parte dei media della terminologia tecnica che distingue tali fenomeni atmosferici responsabili di autentici catastrofi naturali, contribuendo ad alimentare la confusione nell’opinione pubblica. Negli ultimi anni il mondo ha imparato a conoscere bene questi eventi distruttivi, complice il cambiamento climatico che ha dato un forte impulso alla frequenza e all’intensità dei fenomeni, in estensione anche verso fasce geografico-climatiche un tempo estranee a tali eventi. Guardiamo insieme che differenza c’è tra uragano, tornado e tifone, e cosa li distingue l’uno dall’altro.

Fondamentalmente sono due le caratteristiche ontologiche che permettono di distinguere i vari fenomeni climatici catastrofici, una di natura prettamente geografica e l’altra data dall’intensità e la velocità delle raffiche di vento.

Cicloni con nomi diversi: uragani e tifoni

Quando sentiamo parlare di uragani e tifoni in realtà parliamo di fenomeni pressoché identici, in quanto si tratta di cicloni che avvengono in luoghi geograficamente diversi, e che per questo assumono nomi diversi. Gli uragani si abbattono nell’Atlantico e nel Pacifico settentrionale in direzione del continente americano, e devono il loro nome secondo alcuni studiosi al dio Maya delle tempeste, Hunraken, mentre un’altra corrente di pensiero propende per Hurican o Huracan, una parola caraibica che indica il dio del male. Invece i tifoni sono tipici dell’Asia, in particolare di quell’area del Pacifico che si estende verso la Cina e il sud-est del continente, e l’origine del nome discende da ty fung, che significa ‘grande vento’. Altri modi locali per chiamare i cicloni sono ad esempio Bagyo nelle Filippine, Taino a Haiti, Willy-willies in Australia, Reppu in Giappone, Asina-t nel Golfo Persico.

Come nasce un ciclone?

Il ciclone è un sistema tempestoso connotato da un forte vortice di bassa pressione e da numerosi fronti temporaleschi, generalmente disposti a spirale e in rotazione su sé stessi intorno al centro, che generano in questo modo forti venti e violente precipitazioni piovose nelle aree coinvolte dal loro passaggio. Questi fenomeni climatici presentano un diametro di centinaia di chilometri, e gli stessi esperti tendono a classificare questi cicloni come uragani e tifoni solo quando superano i 117 chilometri orari, mentre al di sotto vengono derubricati a tempeste tropicali. Esistono infatti 5 categorie nella classificazione dei cicloni secondo la Scala Saffir-Simpson, che li distingue tanto per la velocità raggiunta quanto per gli effetti su cose e persone al loro passaggio.

Ma come nasce un ciclone? Tutto dipende da una grande massa di calore liberata dall’oceano, che si alimenta poi grazie al calore latente di condensazione sprigionato nell’aria dal vapore acqueo in condensazione, ed è tipica appunto delle aree tropicali, formandosi negli oceani vicino all’equatore, a circa 10 gradi di latitudine di distanza da esso, e spostandosi poi verso alte latitudini del rispettivo emisfero: superando poi la fascia equatoriale, si trasformano in cicloni extra-tropicali, caratterizzati da minore intensità. È evidente come il riscaldamento globale che coinvolge anche le acque del pianeta abbiano portato ad un significativo aumento dei fenomeni catastrofici, e buona parte della comunità scientifica si dichiara certa della correlazione tra cicloni distruttivi e i mutamenti del clima.

Tornado

Ci resta da chiarire che cos’è un tornado, che non va confuso con i cicloni tropicali di grande intensità che abbiamo fin qui trattato: il tornado infatti è una perturbazione atmosferica distruttiva appartenente alla categoria delle trombe d’aria. I tornado nascono per fattori particolari, ovvero la presenza di venti instabili e variabili, una massa di aria calda e umida, sovrastata da un’altra corrente fredda e secca, che sollevandosi e condensandosi danno origine a forti temporali. Generalmente questi fenomeni indicano le trombe d’aria di Messico e Nord America, dove sono particolarmente frequenti, e avvengono su una porzione di superficie molto ristretta, qualche decina o al massimo qualche centinaio di metri quadrati, il loro passaggio dura pochi secondi ad una velocità di circa 50 chilometri orari.

Giulio Ragni

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