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E’ stata autorizzata anche in Italia la molecola che cura la cheratite neurotrofica, invalidante malattia rara degli occhi che non poteva essere curata con successo a causa della mancanza di un principio attivo valido in commercio. Il principio attivo, formulato anche dopo anni di ricerca italiana, come quella del Premio Nobel Rita Levi Montalcini che scoprì proprio il nerve growth factor (Ngf), è una proteina simile a quella naturalmente prodotta dal corpo umano. Questa proteina è coinvolta nello sviluppo, nel mantenimento e nella sopravvivenza delle cellule nervose. Somministrato in gocce oculari in pazienti con cheratite neurotrofica moderata o grave, il principio attivo in forma di collirio può aiutare a ripristinare i normali processi di guarigione dell’occhio e riparare il danno della cornea.
E’ stata pubblicata in Gazzetta ufficiale la determinazione 62/2018 che autorizza la commercializzazione di Cenegermin (Oxervate*), il principio attivo per la cura della cheratite neurotrofica moderata o grave sviluppato da Dompé, azienda biofarmaceutica italiana, presso il Polo di Ricerca e produzione dell’Aquila. Il farmaco ha ricevuto dall’Aifa il requisito di innovazione terapeutica, è stato quindi inserito nel fondo per i farmaci innovativi.
Il farmaco è la versione ricombinante del nerve growth factor (Ngf) umano, sviluppato e messo a punto attraverso la tecnologia del Dna ricombinante, ossia attraverso un processo produttivo biotecnologico originale ottenuto con l’uso di batteri in cui viene introdotto un gene che consente ai batteri stessi di produrre il fattore di crescita nervoso umano.
Le potenzialità del nerve growth factor in campo oftalmico sono state esplorate dai ricercatori di Anabasis, azienda di ricerca italiana confluita nel Gruppo Dompé, che ha successivamente sviluppato una formulazione oftalmica di Ngf per gli stadi preclinici e clinici di varie patologie che interessano sia la parte anteriore dell’occhio, come la cheratite neurotrofica e la sindrome dell’occhio secco, sia la parte posteriore, come la retinite pigmentosa e il glaucoma.
Anche la cornea danneggiata può essere trattata con il nuovo farmaco oftalmico, per ristabilire la giusta innervazione dell’area corneale, che può essere compromessa da diverse cause patologiche e traumatiche (interventi chirurgici, infezioni erpetiche, traumi, ustioni). Per il suo innovativo meccanismo d’azione, il nuovo farmaco potrà dunque in futuro trovare spazio in patologie oculari anche gravi che possono condurre alla perdita della vista, come il glaucoma, e forme di degenerazioni della retina congenite come la retinite.
In collaborazione con AdnKronos
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