Il premio Nobel per la Pace 2022 va a Ales Bialiatski, difensore dei diritti umani e le organizzazioni per i diritti umani di Russia e Ucraina Memorial e Center for Civil Liberties. Il loro merito è quello di aver sempre combattuto per promuovere i diritti umani.
Nel premio Nobel per la Pace quest’anno è entrata con prepotenza anche la guerra in Ucraina. Ma attenzione: il riconoscimento non è contro Putin, ma è a favore dei diritto umani. Ma chi è il vincitore, Ales Bialiatski?
La guerra in Ucraina diventa gioco forza protagonista anche nel Nobel per la Pace. Potevamo immaginarlo in effetti e così è stato.
A vincere quest’anno sono stati Ales Bialiatski, difensore dei diritti umani e le organizzazioni per i diritti umani di Russia e Ucraina Memorial e Center for Civil Liberties. Come ha spiegato la presidente del Comitato norvegese per il Nobel Chair Berit Reiss – Andersen il Nobel va a loro per la loro difesa “dei diritti umani, della democrazia e della coesistenza pacifica nei paesi vicini Bielorussia, Russia e Ucraina”.
In sostanza, sia a Bialiatski che alle due organizzazioni è riconosciuto il merito di essersi battute per difendere i diritti dei cittadini, di aver combattuto contro gli abusi di potere, di aver documentato i crimini di guerra.
Ma chi è davvero Baliatski? Di lui sappiamo che è conosciuto soprattutto per il suo ruolo di attivista e dissidente. Bielorusso di origine, nel 2011 ha fondato il Viasna Human Rights Centre, un’organizzazione per i diritti umani con sede a Minsk. La sua attività è volta a eliminare la pena di morte e la tortura e ad aiutare legalmente ed economicamente i prigionieri politici e le loro famiglie. Inoltre in passato era stato anche eletto vicepresidente della Federazione Internazionale per i Diritti Umani.
Ed infatti si è aggiudicato il Nobel per la Pace proprio per la difesa dei cittadini e, soprattutto, dei loro diritti. Fin dagli anni ’80, l’attivista è stato un grande sostenitore del movimento democratico, che avrebbe voluto si diffondesse nel suo Paese di origine. Da quel momento, infatti, ha trascorso tutta la vita a cercare di favorire uno sviluppo pacifico in Bielorussia, motivo per cui spesso le autorità hanno cercato di zittirlo e placarlo in vari modi.
Nel 2011, infatti, è stato arrestato, ma poi le accuse a suo carico sono state considerate penalmente infondate. Rimasto in carcere fino al 2014, è poi tornato alla libertà, per essere di nuovo incarcerato lo scorso anno, in seguito ad alcune manifestazioni contro il regime di Alexander Lukashenko. Insieme a lui sono finiti in prigione anche altri attivisti, ma è stata in particolare la sua incarcerazione a scuotere tutto il mondo.
Il premio Nobel per la Pace 2022 non è un riconoscimento contro Putin, è semplicemente a favore dei diritti umani. Stop. E questo è chiarissimo già guardando chi sono stati i vincitori, ma anche chi sono i vinti. Fermo restando che la lista completa delle candidature – erano ben 343 – non la conosciamo e non lo conosceremo per altri 50 anni, basta soffermarci a quel che sappiamo per farci un’idea. Tra i favoriti c’erano, infatti, Volodymyr Zelensky, che alla fine però non ha vinto.
C’è da dire che quando il lontano – ma comunque assai vicino – 24 febbraio scoppiò ufficialmente la guerra in Ucraina, il presidente registrò un messaggio proprio a Kiev che recitava solo “Siamo qui. Siamo a Kiev. Stiamo proteggendo l’Ucraina”. Questo bastò per renderlo un’icona a livello nazionale e internazionale, peccato però che quello che è accaduto dopo, nel corso dei mesi, ha fatto discutere e non poco.
Da un lato, infatti, c’era e c’è chi apprezza la sua resistenza. Dall’altro però c’è anche chi lo accusa per la firma del decreto che vieta qualsiasi negoziato con Mosca, mossa vista da molti come un voler mettere benzina sul fuoco, rendendo praticamente impossibile la fine del conflitto. E non solo, perché un’altra violentissima accusa è quella che riguarda l’uccisione di Darya Dugina, figlia dell’ideologo ultra nazionalista russo Alexander Dugin. Si dice, infatti, che dietro la morte della trentenne ci sarebbero anche alcuni esponenti del governo ucraino. E questo sicuramente ha reso Zelensky una figura ancor più controversa.
Un altro nome trapelato tra quelli in lizza per il Nobel per la Pace 2022 è quello di Alexey Navalny. Il leader dell’opposizione e attivista anticorruzione russo è ritenuto una figura indispensabile nella lotta per le riforme democratiche nel Paese guidato da Putin, che ha sempre accusato di corruzione, fin da quando nel 2011 ha dato vita ad una Fondazione anticorruzione. Navalny ha rischiato di morire solo un paio di anni fa, in quello che alla fine si è rivelato essere un attentato, ma ciò nonostante è tornato nella sua patria, dove attualmente è detenuto.
Entrambi non hanno vinto e sono stati surclassati, non a caso, dai tre rappresentanti della società civile nei loro paesi di origine.
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