Saranno gli inquirenti, sulla base di prove e testimonianze, a ricostruire la morte di Emmanuel Chidi Namdi. Per il suo omicidio è stato fermato Amedeo Mancini, 38 anni, originario di Fermo: l’accusa è di omicidio preterintenzionale aggravato dalla finalità razzista. Ora è in carcere e il suo avvocato ha dichiarato che è distrutto e che “non voleva uccidere“; è anche spuntata una supertestimone che avrebbe raccontato una versione dei fatti molto diversa secondo la quale sarebbero stati Emmanuel e Chimiary ad aggredirlo e che lui si sarebbe difeso dopo essere stato picchiato dalla coppia. Questa versione non trova riscontro nelle testimonianze raccolte dagli inquirenti e soprattutto cozza contro il ritratto di Mancini, già noto alle forze dell’Ordine per un Daspo ricevuto come ultras della Fermana e vicino agli ambienti dell’estrema destra.
Da una parte c’è la storia di un’aggressione razzista che ha portato alla morte di un uomo davanti agli occhi della moglie, insultata come “scimmia africana”. Dall’altra la versione di una sorta di legittima difesa e di tragica fatalità. Secondo quest’ultima, i due nigeriani avrebbero aggredito per primi Mancini, picchiandolo per cinque minuti, e lui avrebbe reagito con un pugno facendo cadere Emmanuel per terra e procurandogli l’emorragia cerebrale fatale.
Questa ricostruzione risulta difficile da credere per diversi motivi: l’uomo è altro 1.90, è molto robusto e non risulta avere ferite e segni del pestaggio, a differenza della moglie di Emmanuel che ha escoriazioni alle braccia e a una gamba.
La versione dell’aggressione di stampo razzista sarebbe invece coerente con il ritratto di Mancini, emerso a seguito dei fatti. Titolare di una grossa azienda nel settore zootenico di Fermo, 38 anni, era già noto alle Forze dell’Ordine a seguito di un Daspo emesso dal prefetto di Ascoli. Membro della Curva Duomo, tifoseria della Fermana vicina agli ambienti di destra, secondo quanto riportano diversi giornali locali, lo stesso Mancini era conosciuto in città come un estremista di destra.
Anche Don Vinicio Albanese, fondatore della comunità di Capodarco che stava ospitando Emmanuel e la moglie, lo descrive come un soggetto vicino agli ambienti neofascisti. “Ci sono piccoli gruppi, di persone che sentono di appartenere evidentemente alla razza ariana“, ha dichiarato in conferenza stampa, chiarendo che “queste persone fanno capo anche alla tifoseria locale e secondo me si tratta dello stesso giro che ha posto le bombe davanti alle nostre chiese“. Non una semplice ipotesi, ha proseguito. “Questo signore purtroppo lo conosciamo bene. Chiama ‘scimmia’ tutti gli africani e non è nuovo alle risse“.
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