[veedioplatform code=”4f626ab8571b64373a4341fe686ff49e”]
Il capo del narcotraffico del Messico, Joaquin ‘El Chapo’ Guzman è stato estradato negli Stati Uniti dopo l’arresto avvenuto un anno prima. Negli Usa sul suo capo pendono sei diverse accuse, fra cui narcotraffico, riciclaggio di denaro e omicidio, ma per i procedimenti formali comparirà per prima a New York. Perché è stato estradato negli Stati Uniti? Il narcotrafficante messicano, leader del Cartello di Sinaloa, già protagonista di due spettacolari evasioni dal carcere, a New York è accusato di avere guidato una banda criminale che dal 2003, insieme ad altri capi del narcotraffico messicano, ha inviato e distribuito negli Stati Uniti circa 457 tonnellate di cocaina, e di essere legato a una decina di omicidi. A suo carico ci sono accuse anche in Texas, Arizona, Florida, Illinois e New Hampshire. Il dipartimento di Giustizia Usa in una nota ha ringraziato il governo messicano del presidente Enrique Peña Nieto “per la sua vasta cooperazione e assistenza per assicurare l’estradizione di Guzman”.
L’arresto di El Chapo
La cattura di El Chapo Guzman avvenuta a gennaio 2016 era attesa dall’11 luglio dell’anno precedente, quando era evaso (per la seconda volta) dal carcere dell’Altiplano in cui era stato rinchiuso con l’accusa di essere il più spietato narcotrafficante al mondo. Il Boss del cartello di Sinaloa ricercato in tutto il mondo, infatti, era riuscito ad evadere già dalla prigione di massima sicurezza di Puente Grande (nello stato messicano di Jalisco) nel gennaio 2001. Anche gli Stati Uniti hanno commentato il suo arresto definendolo ”una priorità alta sia per il Messico sia per gli Usa”, ed erano in attesa dell’estradizione del potente signore della droga.
L’intervista con Sean Penn
Una curiosità: pochi giorni dopo il nuovo arresto emerse che il 2 ottobre del 2015, quindi durante la latitanza, l’attore e regista Sean Penn aveva incontrato ‘El Chapo’ per un’intervista esclusiva, che è stata diffusa dalla rivista statunitense Rolling Stones dopo l’arresto di gennaio 2016. Per quei fatti il regista statunitense era stato indagato. E la camicia indossata dal narcotrafficante, molto apprezzata dal popolo dei social, gli valse il soprannome di “Boss della moda”.
[veedioplatform code=”4ae10aba86e5665f16043d71fa438f4a”]
L’uomo più ricercato del mondo
Era l’uomo più ricercato al mondo, nelle Americhe come in Australia, in Asia e in Europa, grazie al fatto di essere diventato negli anni un importante e potente narcos. Durante il 2001, anno della sua prima fuga dal carcere, è riuscito a creare un vero e proprio impero dal nulla, alleandosi con altri grandi capi del narcotraffico per poter operare in tutto il Messico. Il traffico di droga con lui subisce una sferzata e nel corso degli anni entra negli Stati Uniti, in Europa, in Oceania e in Asia creandosi una rete di appoggi straordinaria e ordinando anche l’omicidio di funzionari pubblici, quando necessario. Forbes lo mette nel 2009 nella lista delle persone più ricche del mondo con più di un miliardo di dollari di patrimonio. Prima di lui solo un altro boss della droga era entrata nella prestigiosa lista della rivista, Pablo Escobar.
Dopo l’uccisione del capo di Al Qaeda, Osama Bin Laden, Joaquín Guzmán Loera ”El Chapo” divenne il ricercato numero uno dalle polizie di tutto il mondo. Fino a oggi, la taglia sulla sua testa messa dall’FBI era di cinque milioni di dollari. La cattura del boss messicano della droga segna quindi un avvenimento fondamentale anche per la credibilità del governo nazionale, ed è quindi molto importante per il prestigio del paese aver ri-assicurato un criminale alla giustizia. ”Il modo spocchioso con cui parla di quanta eroina fa circolare nel mondo fa andare su tutte le furie”, ha commento dalla Casa Bianca Denis McDonough, capo dello staff intervistato dalla Cnn: ”In questo Paese assistiamo a un’epidemia di dipendenza da eroina, da oppiacei… Ma El Chapo è dietro le sbarre, è lì che deve rimanere“. Guzmán era stato di nuovo rinchiuso nella prigione dell’Altiplano, la stessa da dove era fuggito l’11 luglio, ma questa volta il governo messicano aveva assicurato di aver aumentato le misure di sicurezza e controllo.