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Floribeth Mora Diaz è la donna miracolata da Giovanni Paolo II che durante la Messa di canonizzazione a Roma, domenica 27 aprile 2014, ha portato la reliquia di papa Wojtyla sull’altare. Floribeth è di origine costaricana, la scorsa estate, senza indugi, aveva confessato di essere guarita miracolosamente da una patologia molto grave. Quella guarigione “miracolosa” era avvenuta ufficialmente il 1° maggio del 2011, ed ha una importanza strategica per la canonizzazione di papa Giovanni Paolo II, poichè grazie ad essa è stata riconosciuta, dalla Chiesa, la vera santità di Karol Wojtyla.
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Guarita da un aneurisma
La donna, dopo “un improvviso e fortissimo mal di testa“, nellaprile 2011, scopre, dopo essere ricoverata d’urgenza in ospedale, il 14 aprile, nel reparto di terapia intensiva del ‘Calderón Guardia’ a San José, di avere subito un “aneurisma fusiforme dell’arteria cerebrale media destra con emorragia subaracnoidea”. In sostanza per Floribeth Mora Díaz, all’epoca 48enne, sposata con Edwin Antonio Arce Abarca e madre di quattro figli, c’era poco da fare. Dopo alcuni giorni di ricovero, i dottori avevano suggerito al marito di riportare a casa la donna.
E qui arriva il momento della fede, nel giorno della beatificazione di papa Giovanni Paolo II: “Fissando quell’immagine del Papa, mi rivolsi a lui e dissi con grande fede queste testuali parole: Intercedi presso Dio, perché non voglio morire, e aiutami a guarire. Sono rimasta sveglia per tutta la durata della Messa e al termine mi sono addormentata“. E al risveglio, la donna volge lo sguardo sull’immagine del papa e si fa un segno di croce.
Il racconto prosegue: “D’improvviso, con mia grande sorpresa, mentre continuavo a fissarne il volto, sentii nel cuore come la sua voce, che mi diceva: Alzati, non avere paura!. Rimasi attonita ed ebbi la sensazione che le sue mani, così come sono riportate nella fotografia della copertina, si alzassero dal basso verso l’alto, per sollecitarmi ad alzarmi. Mi alzai dal letto, così come mi aveva esortato il Santo Padre, e mi recai in cucina dove c’era mio marito, il quale mi disse meravigliato: Che cosa ci fai qui?. Io gli risposi che vivevo in quel momento una grande pace nel cuore, che mi sentivo fisicamente molto bene, ma non ebbi la forza di raccontargli quello che mi era successo qualche minuto prima perché temevo che lui mi desse della matta“.
Floribeth ora non ha più alcun disturbo. Ha svolto una nuova visita neurologica e due risonanze magnetiche, l’ultima nel 2012, che hanno evidenziato la completa scomparsa spontanea dell’aneurisma, con la normale ricostituzione dell’albero vascolare, in pratica senza la presenza di vasi trombizzati – chiamiamole ‘cicatrici’ – nella sede dove si era sviluppato precedentemente l’aneurisma.
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