È Giorgio Caproni, autore di Versicoli quasi ecologici il protagonista letterario dell’Esame di Maturità 2017, essendo stato prescelto per l’analisi del testo nella prima prova di italiano. Il poeta, traduttore e critico letterario di origine livornese, non rientra probabilmente tra gli scrittori più conosciuti nel nostro Paese, soprattutto tra i ragazzi che devono affrontare l’analisi della sua poesia. E allora vediamo di scoprire insieme chi è Giorgio Caproni, concentrandoci in particolare sull’analisi di Versicoli quasi ecologici.
Biografia di Giorgio Caproni
Giorgio Caproni nasce a Livorno il 7 gennaio del 1912, figlio di un sarto che fu garibaldino e che gli trasmise l’amore per la musica, sua prima grande passione che lo accompagnò negli anni difficili della giovinezza, nel pieno della I Guerra Mondiale: tuttavia già precoce, nell’amata Livorno, che tornerà poi spesso nella sua produzione letteraria, si cimentò in quegli anni nel suo primo tentativo di racconto. Nel 1922 si trasferisce con la famiglia a Genova per motivi di lavoro del padre, e studia da violinista: ma a 18 anni abbandona la strada della musica per impiegarsi in uno studio di avvocati. La folgorazione per la letteratura, e con la poesia in particolare, esplode dopo la lettura della raccolta Ossi di Seppia di Montale, comprata su una bancarella: escono le sue prime raccolte, Come un’allegoria nel 1936, e Ballo a Fontanigorda nel 1938, e nel 1939, dopo un breve periodo a Pavia, si trasferisce a Roma, dove vi abiterà fino alla morte nel 1990. In mezzo c’è la partecipazione alla II Guerra Mondiale prima e alla Resistenza poi, riflesse in una delle sue opere più famose, la raccolta Il passaggio di Enea, che contiene tutte le sue poesie pubblicate fino al 1956. Versicoli quasi Ecologici è invece contenuta nella raccolta pubblicata postuma nel 1991 Res amissa.
Versicoli quasi ecologici, la poesia
Non uccidete il mare,
la libellula, il vento.
Non soffocate il lamento
(il canto!) del lamantino.
Il galagone, il pino:
anche di questo è fatto
l’uomo. E chi per profitto vile
fulmina un pesce, un fiume,
non fatelo cavaliere
del lavoro. L’amore
finisce dove finisce l’erba
e l’acqua muore. Dove
sparendo la foresta
e l’aria verde, chi resta
sospira nel sempre più vasto
paese guasto: Come
potrebbe tornare a essere bella,
scomparso l’uomo, la terra.
Versicoli quasi ecologici, la spiegazione
Non si tratta di versi particolarmente difficili quelli scritti da Giorgio Caproni in Versicoli quasi ecologici, in cui riflette sul rapporto tra uomo e natura lanciando un monito contro l’avidità, la logica e la cultura del profitto del primo che arreca irrimediabilmente danni alla seconda. Fino ad augurarsi un mondo senza più l’uomo, che tornerebbe a risplendere senza più quest’essere che distrugge anche se stesso in maniera arrogante e irresponsabile quando non rispetta le leggi e il delicato equilibrio naturale che governa la Terra.
L’ironia del Web
Ammettiamolo, Giorgio Caproni non è il poeta più famoso della letteratura italiana. Per questo motivo nessuno l’aveva preso in considerazione per il tototema, il tormentone social che tradizionalmente precede la prima prova all’esame di maturità. Migliaia di utenti sono stati spiazzati da questa scelta ministeriale e qualcuno ha modificato di conseguenza la pagina Wikipedia di Caproni…
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