Il nome di Giulio Napolitano, secondogenito dell’ex Presidente della Repubblica, ritorna in una serie di intercettazioni, che sono state pubblicate dal Fatto Quotidiano. Le intercettazioni risalgono al periodo in cui Matteo Renzi stava per “spodestare” Enrico Letta del suo ruolo di Presidente del Consiglio. Dalle discussioni emerge un ruolo molto particolare di Giulio Napolitano, quello di intermediario fra gli altri e l’ex Capo dello Stato, una persona che conterebbe molto e che avrebbe una certa influenza sul padre.
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In particolare le intercettazioni sono quelle che riguardano un pranzo del 5 febbraio 2014, a cui hanno partecipato Dario Nardella, all’epoca braccio destro di Renzi, Michele Adinolfi, Maurizio Casasco, presidente dei medici sportivi, e Vincenzo Fortunato, presidente della società INVIMIT.
Le intercettazioni
Durante il pranzo si parlerebbe proprio del fatto che presto il ruolo di Premier passerebbe da Enrico Letta a Matteo Renzi. Ad un certo punto della discussione, Nardella fa il nome di Giulio Napolitano e Adinolfi precisa la “considerazione” di cui egli può godere. Infatti è proprio Michele Adinolfi a dire: “Giulio oggi a Roma è tutto o comunque è molto. Giusto? Tutto, tutto… e sembra che… l’ex capo della Polizia… Gianni De Gennaro e Letta ce l’hanno per le palle, pur sapendo qualche cosa di Giulio”. Poi Vincenzo Fortunato precisa: “Tutti sanno che lui ha un’influenza col padre”. Adinolfi continua, affermando: “Non è normale che tutti sappiano che bisogna passare da lui per arrivare”.
Il ritratto di Giulio Napolitano
Giulio Napolitano viene visto da tutti come un uomo capace di tessere le relazioni tra sinistra e destra, in nome di quelle larghe intese che hanno contraddistinto l’operato di Giorgio Napolitano come Presidente della Repubblica. Il figlio dell’ex Capo dello Stato insegna diritto amministrativo all’Università Roma Tre. Piuttosto articolata è stata la sua carriera, visto che egli ha potuto ricoprire incarichi e ha svolto consulenze di prestigio.
Una di queste consulenze è quella effettuata nei confronti del Comune di Roma, all’epoca di Veltroni, e che portò alla condanna della Corte dei Conti di una funzionaria dell’amministrazione. Assunse anche il ruolo di presidente dell’organo di vigilanza, per conto di Agicom, sugli impegni assunti da Telecom Italia. Ha avuto esperienze presso la camera di conciliazione e arbitrato per lo sport ed è stato sottosegretario alla giustizia nel governo Monti.
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