Spettacolare la prestazione di Irma Testa, l’atleta campana che ai Campionati Mondiali di Pugilato ha vinto l’oro.
La sua collezione di medaglie è molto ricca e l’ultima, l’oro nel 57 kg alla manifestazione di Nuova Delhi, si aggiunge a diversi successi, anche se nella sua vita la giovane ha dovuto fare tantissimi sacrifici per arrivare a questo punto. È stata proprio lei a parlarne, aprendosi e raccontando alcuni passaggi importanti della sua vita, compreso il coming out. Scopriamo insieme il profilo della nuova campionessa del pugilato femminile.
La recente vittoria di Irma Testa
È giovane e determinata Irma Testa, testarda nel raggiungere i suoi obiettivi sul ring e non solo. L’ultima vittoria importante è quella avvenuta pochi giorni fa a Nuova Delhi, dove battendo la kazaka Karina Ibragimova ha conquistato l’oro nella finale di categoria dei 57 kg.
C’è stata grande festa per il suo rientro a Torre Annunziata, paese in provincia di Napoli dove appena 12enne ha iniziato ad approcciarsi al pugilato nella piccola palestra di zona, una realtà ben distante dalle grandi competizione a cui è abituata ora anche se, confessa, un successo è sempre una grande gioia e soddisfazione e ogni medaglia è come se fosse la prima.
“da noi non ci sono molte possibilità per i giovani. o vieni da una famiglia benestante che può permettersi di farti studiare, oppure sei abbandonato a te stesso in un quartiere dove purtroppo c’è molta criminalità ed è facile prendere brutte strade”
parla così della sua Torre Annunziata che sebbene sia nel suo cuore perché è la sua casa, rimane un luogo dove bisogna darsi molto da fare per emergere e andare lontano. Irma ne sa qualcosa e parlando della sua famiglia, ha detto che i genitori erano fuori quasi tutto il giorno per lavoro ma lei ha avuto un ottimo sostituto, il maestro Lucio Zurlo, che l’ha accolta in palestra come una figlia offrendole una realtà ben diversa da quella delle pericolose strade napoletane.
Irma è partita da un piccolo quartiere e ha collezionato tanti record, ad esempio è stata la prima pugile italiana alle Olimpiadi, precisamente a Rio a soli 18 anni, nel 2016. È stata anche la prima a salire su un podio olimpico con il bronzo a Tokyo nel 2020. Nonostante la sua carriera vada a gonfie vele non dimentica le sue origini e chi per primo ha creduto in lei, come appunto il primo maestro che in quella palestra di quartiere l’ha fatta divertire e sentire accettata nonostante tanti stereotipi sull’associazione delle donne agli sport considerati maschili.
Proprio Zurlo durante i festeggiamenti nella palestra al suo ritorno da Nuova Delhi, poco prima che la campionessa arrivasse, ha detto:
“L’oro di irma dimostra come in questo sport la tecnica sia più importante dell’aggressività. vederla in finale è stato per me come osservarla per la prima volta, è stato molto emozionante e non vedo l’ora di abbracciarla”.
Gli stereotipi
Non sono un argomento nuovo gli stereotipi per Irma Testa, specialmente perché il suo sport è ancora considerato da molti prettamente maschile. Alcune credenze vogliono che questo sport, come il calcio, faccia diventare le donne omosessuali e le irrobustisca esageratamente facendole assomigliare a uomini.
Sorride la giovane napoletana quando pensa a questo:
“il mio sogno è vedere le palestre piene di bambine. il pugilato fa crescere e ti insegna disciplina e valori. non è vero che è solo uno sport violento in cui ti rompi il naso e gli zigomi, in un incontro ci sono meno infortuni che in altri sport considerati non violenti”
Poi parla della collega Sirine Charabi, che ha conquistato l’argento ma anche una cosa molto più importante, la cittadinanza italiana, ottenuta solo grazie ai successi sportivi. Le due sono grandi amiche ma la tunisina, nata in Italia, ha sofferto molto perché partecipava ai ritiri con Irma ma non poteva gareggiare per questo paletto burocratico.
La vita ha voluto che fra i record di Irma ce ne sia stato uno molto importante aldilà dei successi nel pugilato, ovvero il suo coming out. Lo ha fatto a soli 15 anni parlando con la madre e trovando la sua totale comprensione, poi lo ha confessato ai giornalisti mentre tornava dal Giappone, però c’è un po’ di amaro nelle sue parole:
“quando vinci una medaglia olimpica sei al riparo da tutto ed è stato facile perlare della mia omosessualità, speravo però che altre ragazze seguissero il mio esempio ma così non è stato. mi piace però l’idea di aver gettato il seme del cambiamento, mi sento una pioniera. c’è ancora strada da fare però”.
Conquistare un oro fa bene allo sport femminile in generale, per dimostrare quanto le donne sono capaci in tutte le discipline, anche in quelle considerate maschili, curioso a tal proposito che nei giochi di Tokio non fosse compreso il pugilato per uomini ma solo per donne.
Infine, ha parlato con i giornalisti di un suo grande punto di riferimento, Frida Kahlo, una donna che in vita ha sofferto moltissimo ma non ha mai smesso di fare ciò che amava.
“lei non si è mai arresa, perché dovrei farlo io? nei momenti di sconforto penso alla sua determinazione e mi torna in mente ogni volta prima di un incontro”.
E riferendosi ai 100mila euro vinti, pensa a stabilizzarsi ad Assisi, dove attualmente è in affitto.