Cambio di rotta nella Lega. Non è più Riccardo Molinari il candidato alla presidenza della Camera per il Carroccio, ma Lorenzo Fontana. Chi è il leghista che potrebbe diventare la terza carica dello Stato?
Già ministro per la Famiglia e la disabilità dal primo giugno 2018 al 10 luglio 2019, e poi ministro per gli Affari europei fino al 5 settembre, è già stato vicepresidente dell’aula di Montecitorio. Fontana è considerato un ultraconservatore e si è dichiarato contro l’aborto, le unioni civili e l’educazione sessuale pro-Lgbt.
Sono ore convulse nella maggioranza di centrodestra. Dopo l’elezione di Ignazio La Russa, quasi a sorpresa, nella prima votazione a presidente del Senato, il voto alla Camera – in cui il quorum è decisamente più alto – ha restituito tre fumate nere.
Domani, però, sarà il giorno decisivo anche per trovare un numero uno per Montecitorio, resta solo da capire se Forza Italia si comporterà come già fatto oggi a Palazzo Madama o no. In ogni caso, dalla Lega si è trovata una sintesi su chi debba essere il candidato allo scranno più alto della Camera dei deputati. E con una nota, il Carroccio ha fatto sapere che sarà Lorenzo Fontana, non più Riccardo Molinari.
“Ho chiesto a Molinari – ha detto Matteo Salvini, il segretario e leader del partito – la disponibilità a proseguire il suo mandato da capogruppo della Lega a Montecitorio, nonostante avesse tutte le carte in regola per fare il presidente della Camera“. “Molinari è stato e sarà il miglior capogruppo possibile, ruolo per me politicamente più rilevante per i prossimi cinque anni“, ha concluso.
Trovata una sintesi, c’è da capire chi sarà, con molta probabilità, la terza carica dello Stato. Fontana è nato il 10 aprile del 1980 a Verona, è laureato in Scienze politiche all’Università di Padova, in Storia e filosofia all’Università europea di Roma ed è un giornalista pubblicista. È sposato e ha una figlia.
La sua attività politica inizia nel 2002, quando diventa il vice-coordinatore federale del Movimento Giovani Padani. È uno dei componenti della Liga Veneta, e nel 2016 entra a far parte anche del Consiglio federale della Lega, in cui assume il ruolo di vicesegretario assieme a Giancarlo Giorgetti. Dal 2019 al 2020, è anche segretario della Liga Veneta per Salvini Premier.
La carriera nelle istituzioni, però, inizia solo nel 2007 quando viene eletto come consigliere comunale nella sua città, carica che mantiene fino al 2009, quando viene eletto nel Parlamento europeo. Nel 2008, prova anche a entrare in Parlamento, come candidato alla Camera nella circoscrizione Veneto 1: il tentativo fallisce.
Nel 2014, viene nuovamente eletto all’assemblea legislativa di Strasburgo. Tre anni più tardi, torna anche come a vestire i panni del consigliere comunali, diventando anche vicesindaco e assessore a Verona, carica che mantiene fino a quando non viene eletto alla Camera, nel marzo del 2018.
Nella diciottesima legislatura, Fontana viene eletto vicepresidente a Montecitorio, incarico da cui si dimette per entrare a far parte dell’esecutivo di Giuseppe Conte. Dal 1° giugno 2018 a luglio del 2019 è a capo del ministero per la Famiglia e le disabilità, con deleghe alle Politiche per la famiglia, alla disabilità, a infanzia e adolescenza, alle politiche antidroga e alle adozioni. Da luglio dello stesso anno, poi, fino alla caduta del governo gialloverde a settembre, è ministro per gli Affari europei.
Durante il primo periodo al governo, Fontana chiede l’abolizione della legge Mancino, ovvero il provvedimento emanato nel 1993 per sanzionare gesti, azioni e slogan legati all’ideologia nazifascista perché, a suo avviso, si è trasformata nel corso del tempo. Nel 2022, viene rieletto alla Camera dei deputati nel collegio uninominale Veneto 2 in cui batte la concorrenza di Anna Lisa Nalin e Mariafrancesca Salzani.
Fontana potrebbe essere, però, anche un personaggio piuttosto divisivo per le sue idee su aborto, unioni civili, immigrazione e anche su Vladimir Putin. Considerato un ultraconservatore (a ragione), ha scritto un libro, con prefazione di Salvini, assieme a Ettore Gotti Tedeschi, ex presidente dello Ior, che è una sorta di manifesto contro le unioni omosessuali, la legge 194, la globalizzazione, i flussi migratori e, se non bastasse, le posizioni atlantiste.
In passato ha affermato che il regime del presidente della Russia “è il riferimento per chi crede in un modello identitario di società“. Non solo, però, perché sul suo sito ha scritto che “la famiglia naturale è sotto attacco. Vogliono dominarci e cancellare il nostro popolo“.
È un accesso sostenitore della teoria gender, nel senso che crede esista e che venga insegnata nelle scuole italiane. Per lui è, ovviamente, una minaccia. E quindi eccolo, su Instagram.
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