[didascalia fornitore=”ansa”]Maurizio Martina[/didascalia]
Maurizio Martina è la nuova guida pro tempore del Partito Democratico, dopo le dimissioni del segretario Matteo Renzi. Martina è un renziano di ferro, nonché uno dei collaboratori più stretti del segretario uscente. Ma è anche un uomo dai toni moderati e più incline alla collegialità che al dirigismo. Il Pd passa così dalla guida di un capopopolo pirotecnico e portato al conflitto alla gestione di una persona normale e inclusiva che traghetterà il partito verso la scelta di un nuovo leader. A Martina l’onere di condurre le consultazioni interne e le assemblee dalle quali dovrà emergere la nuova leadership del partito. Nel corso della sua relazione davanti all’assemblea del Pd Martina ha assicurato che la sua guida sarà ispirata alla “massima collegialità”. Una dichiarazione rassicurante nei confronti delle superstiti minoranze antirenziane che invocano maggiore spazio e che pretendono che il Pd torni ad essere la casa di tutti i democratici.
Martina è il ministro delle Politiche Agricole e Forestali del governo Gentiloni, carica che ha ricoperto anche nel precedente esecutivo guidato da Matteo Renzi. Già sottosegretario alle politiche agricole sotto l’esecutivo di Enrico Letta, Martina arriva al ministero dopo le dimissioni di Nunzia de Girolamo, allora NcD e oggi Forza Italia. Appassionato di politica fin da giovane, sposato con due figli e grande tifoso dell’Atalanta, Martina è da sempre attento alle tematiche produttive e agricole, avendo anche studiato la materia prima di dedicarsi completamente alla politica.
Nato nel 1975 a Calcinate, in provincia di Bergamo, Maurizio Martina si diploma presso l’Istituto tecnico Agrario di Bergamo, laureandosi in seguito in Scienze Politiche, e inizia la sua carriera politica nel 1994 con il Movimento degli Studenti. A soli 21 anni, viene eletto nel consiglio comunale di Mornico al Serio, grazie a una lista civica. Nel 2002, invece, ottiene l’incarico di segretario regionale della Sinistra Giovanile, entrando anche a far parte della segreteria nazionale, come responsabile del settore lavoro.
La sua carriera politica continua con la carica di segretario provinciale dei Democratici di Sinistra di Bergamo, nel 2004, anno in cui entra anche nella segreteria regionale del partito. Nel 2007, ne diventa il segretario regionale, carica che mantiene anche durante la nascita della sezione lombarda del Partito Democratico. Nel 2009, Maurizio Martina viene riconfermato nel ruolo.
Poi, nel 2009, viene nominato Responsabile nazionale Agricoltura da Dario Franceschini, allora segretario del PD. Nel 2010, è stato eletto consigliere regionale in Lombardia, carica mantenuta anche nelle nuove elezioni regionali del 2013. In quell’occasione, Martina si è speso a sostegno della candidatura di Umberto Ambrosoli alla presidenza della Regione Lombardia.
Componente della Commissione Affari Istituzionali e della Commissione Attività Produttive in Regione, è primo firmatario della legge regionale n. 21 del 13 dicembre 2011, che ha previsto l’abolizione dei vitalizi, il taglio delle indennità e la forte riduzione del trattamento di fine mandato per gli eletti al Pirellone.
Nel maggio 2013, con l’entrata nel governo Letta, Maurizio si è dimesso da consigliere regionale. Il passo successivo è stata la nomina a sottosegretario alle Politiche Agricole, a cui è seguito l’incarico di ministro dell’Agricoltura. Come dichiarato da lui stesso nel suo sito, “La politica è sempre stata la mia grande passione, già dai tempi in cui frequentavo l’Istituto Agrario di Bergamo”.
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