Pippo Civati ha annunciato l’abbandono dal PD, sia dal gruppo parlamentare sia dal partito. Una decisione che arriva dopo un lungo travaglio, come spiega lo stesso deputato in un post pubblicato sul suo blog. “Non mi sento rappresentato da questa situazione. Lo ripeto da qualche giorno: non ho più fiducia in questo governo, nelle sue scelte, nei modi che ha scelto, negli obiettivi che si è dato”, scrive. Il suo addio ha fatto scalpore e ancora non è chiaro quale sarà il suo futuro politico: cerchiamo di capire chi è Civati e perché la sua scelta ha messo in subbuglio parte, se non quasi tutto, il Partito Democratico.
Nato a Monza il 4 agosto 1975 e laureato in Filosofia, si dedica alla politica fin da giovane, aderendo al gruppo dei Giovani Progressisti e partecipando nel 1995 ai comitati per l’elezione di Romano Prodi. Mentre collabora con la cattedra di Storia della filosofia dell’università di Milano, con l’Istituto di Studi sul Rinascimento e con l’Università di Barcellona, intensifica l’impegno in politica, entrando nel 1997 a soli 22 anni nel consiglio comunale di Monza. L’anno successivo viene eletto segretario degli allora DS monzesi e dal 2005 al 2006 membro della segreteria regionale in Lombardia. Fin dagli esordi, si distingue per l’uso del web e dei social network, aprendo un blog molto seguito, ciwati.it, che diventa la sua piattaforma politica per il lancio delle numerose attività politiche a livello locale e nazionale.
Entra nel PD fin dalla sua fondazione nel 2007 e, dopo le dimissioni di Walter Veltroni, quasi a sorpresa è il secondo più votato dietro Matteo Renzi in un sondaggio dell’Espresso per la successione alla segreteria. In realtà, Civati è sempre stato molto attivo e per parte degli elettori dei dem ha rappresentato da subito un volto nuovo. Con l’attuale premier è visto come uno dei “trentenni” che potrebbe cambiare il volto del partito e il suo attivismo lo conferma.
Nel 2009 appoggia e coordina la campagna elettorale alla segreteria di Ignazio Marino, vinta da Pier Luigi Bersani; l’anno dopo viene eletto consigliere regionale della Lombardia, ma le difficoltà che attraversa il PD lo porta a fondare con Carlo Monguzzi un movimento interno al partito, “Andiamo Oltre” definito un progetto per “tutte le persone che hanno a cuore il futuro del Paese e del PD”.
Per età e aspirazioni, è a fianco di Renzi all’epoca della prima Leopolda, ma il loro percorso si allontana sempre più per divergenze di natura politica.
Da qui la decisione di candidarsi alla segreteria del partito prima nel 2012 e poi nel 2013, quando è già eletto deputato al Parlamento nelle fila del PD. La sfida nelle primarie dell’8 dicembre 2013 è con Renzi e Gianni Cuperlo: alla fine avrà il 14,2% dei voti, finendo terzo.
Il dissenso con il segretario è subito chiaro quando Renzi propone la mozione contro il governo Letta e Civati, insieme ai suoi sostenitori (i cosiddetti civatiani) vota contro: al passaggio di consegne decide lo stesso di votare la fiducia al neo governo.
Dall’insediamento dell’ex Rottamatore a Palazzo Chigi, aumentano i motivi di screzio con la maggioranza dem; diventa una delle voci più autorevoli della minoranza e cerca di instaurare un dialogo con il MoVimento 5 Stelle e con parte della sinistra, SEL su tutti, per costruire un’opposizione alla politica di Renzi. Dopo il voto di fiducia sull’Italicum, lascia il PD.