Prima della sua candidatura, il centrodestra rischiava di fare un buco anche a Milano. Con Stefano Parisi invece la coalizione non solo ha ritrovato l’unità (cosa che non è avvenuta a Roma), ma ha trovato un nome in grado di tenere testa a Beppe Sala, ex mister Expo passato alla politica via Renzi. Il primo turno delle amministrative del 5 giugno ha visto l’avversario in leggero vantaggio, meno di due punti percentuali; dalla sua Parisi ha il voto delle periferie milanesi che lo hanno premiato preferendolo al candidato del centrosinistra. Manager e imprenditore, nato e cresciuto politicamente a Roma nei palazzi del potere e adottato da Milano fin dalla giunta Albertini, Parisi lancia la sfida a Sala con buone possibilità di vittoria. Conosciamo meglio Stefano Parisi e la sua storia.
IL PROGRAMMA DI STEFANO PARISI
Nato a Roma nel 1956, si laurea nella capitale in giurisprudenza, specializzandosi sulle tematiche del lavoro e lavorando negli uffici studi della CGIL. La sua carriera inizia presto: nel 1984, a soli 28 anni è capo segreteria tecnica al Ministero del Lavoro. Negli anni successivi ricopre ruoli tecnici di prestigio all’interno dei palazzi del potere romani: è capo della segreteria tecnica alla vicepresidenza del Consiglio dei ministri durante il governo De Mita (1988-1989) e al ministero degli Esteri sotto Gianni De Michelis, capo del dipartimento per gli Affari economici della presidenza del Consiglio dei ministri con Giuliano Amato, Carlo Azeglio Ciampi, Silvio Berlusconi, Lamberto Dini e per qualche mese con Romano Prodi.
Con la discesa in campo di Berlusconi, si avvicina agli ambienti della neonata Forza Italia e il suo nome inizia a girare come probabile segretario nazionale, incarico che cederà per rimanere nella Capitale. Quando Gabriele Albertini, sindaco di Milano, lo chiama per diventare City Manager del Comune, accetta la sfida e si trasferisce nel capoluogo lombardo dove rimane dal 1997 al 2000. Sono anni delicati per le vertenze sindacali e Antonio D’Amato lo richiama a Roma per ricoprire la carica di Direttore generale di Confindustria: rimane nella Capitale altri quattro anni.
Nel 2004 il rientro definitivo (almeno per il momento) a Milano: Parisi viene scelto come Amministratore delegato di Fastweb. Lascia la guida dell’azienda tecnologia nel 2012 per fondare Chili tv, start up per la visione in streaming on line di film e serie tv, che lascia quando accetta la proposta del centrodestra per la candidatura a Milano.
Manager di successo, moderato e personalità ben nota negli ambienti industriali e imprenditoriali di Milano (come di Roma), Parisi ha cambiato il destino del centrodestra nel capoluogo lombardo. Con lui Lega Nord e Forza Italia sono tornati fianco a fianco, riuscendo a riunire nella coalizione i moderati cattolici vicini a CL e gli eredi di AN, oggi Fratelli d’Italia.
Cosa più importante, è riuscito a tenere a freno le divergenze tra gli alleati, facendo leva sulle tematiche care al centrodestra, come legalità e sicurezza, senza scadere nel populismo più becero: quando il Carroccio ha candidato al Municipio Stefano Pavesi, esponente della destra neofascista, Parisi ha alzato la voce e attaccato direttamente Salvini.
Pur essendo molto simile nella storia personale al suo avversario, Beppe Sala, ha una visione politica differente dal programma del centrosinistra, in continuità con quanto fatto dalla giunta Pisapia. In questo modo è riuscito a porsi come alternativo al candidato di Renzi, portando dalla sua anche l’elettorato del M5S: l’ex candidato sindaco Gianluca Corrado ha fatto capire, neanche tanto velatamente, che potrebbe votare Parisi nell’ottica di un progetto più ampio contro il PD e il premier.
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