Una donna che amava e che era appassionata del suo mestiere, seppur pericoloso e difficile. Lei era la dottoressa Barbara Capovani. Il ricordo commosso dei suoi colleghi di lavoro.
“Barbara era una donna sensibile e disponibile con tutti” – così la ricordano. Vediamo insieme chi era la dottoressa uccisa fuori dall’ospedale di Pisa.
Barbara Capovani, l’amore per il suo lavoro
Non solo una dottoressa che amava il suo lavoro, ma anche una donna che amava la vita, nonostante questo suo difficile mestiere. Lei era Barbara Capovani, la psichiatra aggredita fuori dall’ospedale di Pisa da un ex paziente e deceduta, poi, in ospedale.
La preghiera, la speranza che Barbara potesse aprire gli occhi e tornare ad essere quella che era prima, nonostante l’aggressione subita. Qualcosa che, purtroppo, non è arrivato, anzi. La brutta notizia della sua morte ha raggiunto colleghi ed amici quasi subito.
“Tutti abbiamo pregato e sperato che la dottoressa Barbara Capovani potesse riprendersi dalle ferite atroci e invece ci ha lasciati dopo aver lottato per ore […] Ci viene strappata una convinta psichiatra che aveva scelto la sanità pubblica dedicandosi negli anni con generosità, amore e professionalità a centinaia di pazienti”. A scriverlo è stato il presidente della Regione Toscana, Giani, sui social, profondamente colpito da ciò che è successo.
Barbara ha lasciato tre figli e un marito e sono stati proprio loro a decidere per la donazione dei suoi organi. Una laurea in medicina, il suo impegno l’aveva, poi, portata a essere alla guida del Servizio psichiatrico di diagnosi e cura del “Santa Chiara”. Ad avere un ricordo particolare di Barbara sono stati anche i suoi colleghi del dipartimento di salute mentale dell’Asl Toscana nord ovest.
I suoi colleghi sono scioccati
“Una grande mancanza per la città di Pisa e per la comunità sanitaria che rappresentava con tanta competenza, perché la dottoressa Barbara Capovani aveva una grande passione per la vita e per questo difficile mestiere; una donna sensibile e disponibile con tutti” – scrivono i colleghi di Barbara. Una donna aperta e sempre propositiva sul lavoro.
Dall’altro lato invece c’è lui, Gianluca Paul Seung, colui che è accusato di averla aggredita. Nel 2019 è stata la stessa dottoressa Capovani a sottoscrivere le sue dimissioni dal reparto. La dottoressa aveva comunicato al medico curante la diagnosi dei “disturbi narcisistico, antisociale, paranoico di personalità” di cui l’uomo soffriva. L’aggressore venne, infatti, ricoverato nel 2019 in psichiatria su volontà e disposizione del giudice dopo che l’uomo venne arrestato.
Successivamente, fu trasferito agli arresti domiciliari. Barbara Capovani, il 4 dicembre 2019 (giorno delle dimissioni di Seung) scriveva che, dalle numerose visite durante il ricovero, “sono emersi numerosi sintomi appartenenti allo spettro” di quei disturbi.
Per la dottoressa Capovani, scriveva, “il paziente appare totalmente consapevole delle proprie azioni e del loro disvalore sociale“. Una donna piena di vita e, come i suoi colleghi più volte hanno detto, amava il suo lavoro. Una vita spezzata nel modo più violento possibile.