Chi era Cristoforo Colombo? Ecco 10 curiosità per conoscere un po’ più da vicino il navigatore genovese che scoprì le Americhe. Il 12 ottobre, infatti, si celebra in molti Stati d’oltreoceano il famoso Columbus Day, il giorno che ricorda l’arrivo di Colombo nel Nuovo Mondo, il 12 ottobre del 1492. Il primo della storia fu quello celebrato dagli italiani di San Francisco nel 1869, ma fu il Colorado, per primo, a riconoscere questa giornata come ricorrenza nazionale ufficiale. In occasione del Columbus Day, dunque, la ‘Giornata Nazionale di Cristoforo Colombo’ in Italia, ecco chi era questo celebre personaggio, come arrivò a compiere questa impresa e quali sono le 10 curiosità che non tutti – forse – conoscono.
Nato a Genova nel 1451, Colombo è stato l’esploratore italiano più famoso della storia. Ma mentre i libri ci raccontano le sue imprese e quanto sia stato importante per le grandi scoperte scientifiche del XV e XVI secolo, nulla sappiamo su quale fosse, ad esempio, il suo aspetto fisico: nonostante le tante opere che lo raffigurano non si hanno ritratti autentici di Cristoforo Colombo, perché quelli di cui siamo a conoscenza sono stati eseguiti solo dopo la sua morte. Secondo le scarse testimonianze, pare che fosse alto 1 metro e 80, biondo, con gli occhi azzurri e con le lentiggini.
Il fatto che Colombo volesse dimostrare, col suo viaggio, che la Terra fosse sferica invece che piatta è, in realtà, solo un luogo comune. La sfericità del nostro pianeta, infatti (dimostrata peraltro da Pitagora, Aristotele ed Eratostene), era già ben nota alle persone istruite del tempo. In realtà il suo fu un errore di calcolo: sottostimando le dimensioni della Terra, e convinto che l’Europa fosse più grande di quella che è, concluse di poter arrivare agevolmente in Asia navigando verso ovest invece che verso est. Nel suo viaggio verso le Indie trovò, però, un altro continente, le Americhe.
Forse non tutti sanno che Cristoforo Colombo non fu il primo europeo ad attraversare l’Oceano Atlantico: lo aveva già fatto, prima di lui, un certo Leif Eriksson, un islandese che attorno all’anno 1000 sbarcò sull’isola di Terranova.
Prima di intraprendere la sua rivoluzionaria impresa, l’esploratore genovese chiese il sostegno dell’Inghilterra, del Portogallo e della Francia, ma alla proposta di raggiungere l’India attraverso l’Atlantico e non verso est, ottenne da tutte il medesimo rifiuto. Dopo anni di tentativi, ottenne il supporto dei regnanti di Spagna, Ferdinando d’Aragona e Isabella di Castiglia, che approvarono il suo grandioso progetto concedendogli caravelle ed equipaggio. Secondo alcune ipotesi suggestive, Colombo apparteneva ad una famiglia di ebrei sefarditi (ossia quelli provenienti dalla Penisola Iberica) cacciata dall’Inquisizione spagnola ma appoggiata dalla corona.
Tra le 10 curiosità su Cristoforo Colombo ce n’è una sui nomi – reali – delle sue caravelle. Nella Spagna del XV secolo era tradizione dare alle navi i nomi dei santi ma spesso l’equipaggio le indicava con appellativi un pochino diversi: la Niña, infatti, così apostrofata in onore del suo proprietario Juan ‘Niño’ de la Cosa, si chiamava in realtà Santa Clara; ‘Pinta‘ era solo un soprannome (significa ‘dipinta’); mentre il nome originario della Santa Maria era La Gallega (‘la galiziana’), molto probabilmente perché fu costruita in Galizia.
Oltre alla storica spedizione del 1492, Colombo tornò altre tre volte sulle coste del Nuovo Mondo: nel decennio successivo alla scoperta delle Americhe, infatti, visitò i Caraibi, il Sud-America e l’America Centrale.
Secondo alcune teorie, quando nel 1494 sbarcò in Giamaica e fu accolto dagli indigeni con ostilità, minacciò che come punizione non avrebbero più visto la luce della Luna: in realtà Colombo sapeva che ci sarebbe stata un’eclissi lunare, ma quando i nativi la videro pian piano sparire, gli promisero – per timore – la loro collaborazione.
La sifilide era assai diffusa nell’America pre-colombiana e in molti sospettano che Colombo, oltre a spezie, mais e tabacco, importò in Europa anche questa malattia. Secondo alcuni ritrovamenti (in Inghilterra) di teschi di epoca precedente alla scoperta dell’America con evidenti segni di sifilide, la malattia esisteva anche nel Vecchio Continente e l’equivoco sulla questione, probabilmente, fu causato dalla terribile epidemia che colpì l’Europa nel 1494, due anni dopo l’impresa di Colombo.
In molti sostengono che Colombo stabilì una sorta di precedente negativo riguardo alle conquiste successive ai danni dei nativi. Stando ad alcune teorie, infatti, dopo aver promesso alla corte spagnola di tornare con un ricco bottino – e non avendo però mantenuto la parola – scaricò la sua frustrazione facendo un migliaio di prigionieri e scegliendone 500 da portare in Europa. Quasi la metà morì durante il viaggio, mentre molti degli uomini sotto al suo comando, divennero ‘famosi’ per la loro, indiscriminata, violenza.
Colombo morì a causa di un attacco di cuore, dovuto probabilmente ad una grave forma di artrite, nel 1506 a Valladolid, ma i suoi ‘viaggi’ attraverso l’Atlantico non cessarono neppure dopo la morte. Dopo una prima sepoltura nel luogo dove morì, fu posto in un mausoleo di Siviglia, dove rimase per circa 20 anni, ma successivamente il figlio Diego lo volle sepolto a Santo Domingo, dove rimase fino al 1795. Quando la colonia fu ceduta alla Francia, le sue spoglie furono spostate a L’Avana per poi tornare a Siviglia alla fine dell’Ottocento.
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