Il cerchio inizia a stringersi, anche in Europa e Conference League. Oltre alle sedici classificate dai gironi, approdano alla fase successiva dei due tornei le altre sedici squadre, in cui ci sono la bellezza di quattro italiane. Sia la Juventus, alias Angel Di Maria, contro il Nantes, sia la Roma contro il Salisburgo, sia la Lazio e sia la Fiorentina, infatti, hanno vinto nei due confronti diretti e si sono qualificate agli ottavi di finale, due ovviamente nella seconda competizione Uefa – i bianconeri e i giallorossi -, le altre due nella terza.
Nella supersfida, invece, tra il Manchester United di Eric ten Hag e il Barcellona di Xavi Hernandez – con ritorno all’Old Trafford -, a passare sono stati i padroni di casa dei Red Devils, che condannano a una stagione senza più coppa europea i blaugrana, male vanno anche le cose per l’Ajax, superato per 3-1 dall’Union Berlino.
Con le otto squadre che si sono qualificate oggi agli ottavi di Europa League, la prima fase a eliminazione diretta, quella che vedeva contro le seconde classificate dei gironi e le retrocesse dalla Champions League, si è conclusa con tante vittorie dei seconde e qualcuna delle prime, un incastro perfetto per le italiane impegnate nella seconda competizione Uefa, quindi per la Juventus e per la Roma, tentennati all’andata, ma sicure (e dilaganti) al ritorno.
NANTES-JUVENTUS 0-3 – La Juventus va avanti e lo fa scacciando le critiche, le ennesime in questa stagione, per il percorso in Europa. La brutta figura nel girone con Benfica, PSG e Malmo ha lasciato delle conseguenze che non si possono ignorare e, di certo, non solo per il passaggio del turno contro il Nantes. Intanto, in mezzo alle bufere giudiziarie, alle penalizzazioni e alla inchieste ancora in corso, i bianconeri hanno lanciato un urlo niente male per proseguire in Europa League. E non era banale.
Al momento del sorteggio, il pronostico sembrava quasi scontato e portava dritto verso il passaggio del turno, ma all’andata le cose non sono andate esattamente come previsto, dato che i francesi sono riusciti a portare a casa un pareggio all’Allianz Stadium che aveva il profumo dell’impresa per gli avversari della Vecchia Signora. Nel match di ritorno, però, dopo le critiche, le polemiche e la ricerca di spiegazioni, è arrivata una prestazione precisa e decisa. Una risposta ben chiara allora era d’obbligo e stasera è arrivata esattamente come previsto. E zittendo le velleità di Antoine Kombouaré che alla vigilia aveva alzato un po’ i toni e provocati i suoi avversari, parlando di “brutta figuraccia” nel caso in cui la Juventus non avesse superato il turno.
La partita, in realtà, inizia proprio all’insegna del pressing bianconero, molto più intenso fuori casa rispetto alla prova dell’andata. I dividenti si pagano subito, visto che il vantaggio arriva solo al quinto minuto: Nicolò Fagioli serve un assist decisivo per Angel Di Maria che porta subito i suoi in vantaggio. Continua il momento magico del Fideo che sembra in forma superlativa dopo aver messo alle spalle la lunga serie di infortuni che l’ha afflitto nella prima parte dell’anno. Sicuramente l’argentino dà una marcia in più alla manovra offensiva dei torinesi e ora sta riuscendo a dare un contributo importante anche sotto il profilo realizzativo.
L’ennesima dimostrazione arriva al diciottesimo quando la partita cambia ancora e pendendo in maniera decisiva verso gli ospiti. Nicolas Pallois viene espulso dopo un tocco di mano decisivo ed è anche calcio di rigore per la Juventus. Dal dischetto si presenta ancora Di Maria e non sbaglia. Già in venti minuti il Fideo ha blindato la qualificazione e in undici contro dieci i bianconeri hanno la possibilità di far emergere la loro esperienza nella gestione del pallone e del risultato, come spesso capita anche in Italia.
Questo è proprio quello che succede: la squadra di Massimiliano Allegri semplicemente fa girare il pallone e cerca di stanare i francesi per poi ripartire in contropiede e trovare il pertugio giusto. Nel primo tempo, però, non arriva il tris che avrebbe definitivamente chiuso i giochi. Neanche la girandola di sostituzioni effettuate da Kombouaré, però, cambiano sostanzialmente le cose. Il Nantes tenta anche di rientrare in partita, ma la Juventus sembra sempre in totale controllo del match. Al 64esimo, Allegri decide anche di effettuare i primi cambi e dona alla partita anche Dusan Vlahovic che subentra a un Moise Kean oggi poco decisivo. L’impatto sulla partita del serbo è subito importante, tanto che al 78esimo è proprio l’ex Fiorentina a servire un assist al bacio a Di Maria che non se lo fa ripetere due volte e chiude definitivamente i giochi.
Il punteggio è ora di 3-0, il Fideo porta a casa il pallone e qualsiasi velleità da parte del Nantes di passare il turno. Di lì in poi c’è solo il tempo di qualche altro cambio prima del fischio finale. La partita termina con un tris con poche attenuanti che ha totalmente mostrato la differenza di valori in campo. La sensazione è che possa essere un punto di partenza importante per la stagione dei bianconeri. La zona europea è ancora lontana in attesa del verdetto del Coni, e questo è un dato di fatto, ma comunque la crescita sotto il profilo del gioco e delle prestazioni è comunque un’eredità importante da coltivare nei prossimi mesi per avere una squadra pronta ai massimi traguardi. Almeno questo è l’obiettivo di una società che, a prescindere da tutto, resta ambiziosa e pronta a dare il meglio in campo e fuori.
Poi un capitolo a parte lo merita soprattutto l’attacco e in particolare Di Maria. L’argentino corre, ha una qualità nettamente superiore alla maggior parte dei calciatori della Serie A (se non d’Europa). È quel tipo di calciatore che servirebbe a tutti e in qualsiasi momento per decidere le partite. Il Fideo, quando è in questo stato di forma, è praticamente imprendibile ed è un dato di fatto per la Juventus e per i suoi avversari. A questo punto, bisognerà capire cosa faranno i bianconeri con il suo contratto, ma trattenere l’ex PSG sarebbe un segnale importante di esserci, esserci nel presente e puntare subito a vincere. Quello che i torinesi vogliono fare anche in questa stagione, perché c’è ancora la via della Coppa Italia e soprattutto dell’Europa League. La coppa che in bacheca darebbe tutto un altro volto alla stagione e all’operato di Allegri, ma che permetterebbe anche di qualificarsi per quella Champions League che ora sembra un miraggio lontanissimo. Ma per i tribunali, molto più che per il campo e non significa che sia per forza ingiusto.
ROMA-SALISBURGO 2-0 – La Roma non può e non vuole fermarsi sul più bello. Probabilmente non è nel DNA di questa squadra che prima di abdicare proprio deve morire e sicuramente non è nel patrimonio genetico di José Mourinho, un allenatore che è allergico alla sconfitta. In tanti pezzi di carriera, lo Special One ha dimostrato il suo valore nel lavoro con il gruppo squadra e anche dal punto di vista tattico. L’ha dimostrato anche nel percorso della scorsa stagione in Conference League, terminato con una vittoria inattesa, ma anche meritata, in una competizione che, è vero, non sarà la Champions League, ma comunque è un traguardo non indifferente per proseguire il suo percorso di crescita.
Quest’anno sta andando proprio così, a partire dall’inserimento di un calciatore fondamentale come Paulo Dybala che sembra aver svoltato la manovra e la pericolosità offensiva di un gruppo molto più bravo a difendersi che ad attaccare. E con un Nicolò Zaniolo in meno, dato che il centrocampista offensivo, proprio dopo quel famoso gol in finale contro il Feyenoord, è letteralmente sparito dai radar e poi ha anche rotto con la società fino al trasferimento al Galatasaray nei primi giorni di febbraio. Che non sarà la Juventus o il Milan, ma comunque ha rappresentato una buona via d’uscita per tutti e senza inficiare gli obiettivi di squadra.
Stasera, però, non è tempo né per le gioie né per i dolori del recente passato, ma di un altro match decisivo per dare una svolta decisiva alla stagione. I giallorossi, infatti, sfidano il Salisburgo in una partita da dentro o fuori e che è un passaggio decisivo per dare un senso più importante all’annata. In Serie A, infatti, le cose stanno andando bene ma bisognerà ancora portare a casa tanti risultati positivi per spuntarla nella corsa alla Champions League. Per ora l’unica europea che conta è quella del giovedì e l’avversario non è affatto da sottovalutare. All’andata, infatti, il Salisburgo ha fatto uno sgambetto niente male a Mourinho con un 1-0 che oggi tocca ribaltare senza se e senza ma. Anche perché il successo di corto muso degli austriaci è parso parecchio immeritato, viste le tante occasioni da gol create dai capitolini.
Oggi non c’è spazio per le beffe e per nuovi errori sotto porta, quindi c’è bisogno semplicemente di ritrovare l’attacco delle grandi occasioni e portare a casa il risultato. Di sicuro aiuta il recupero di Dybala, uno che nelle più forti partite europee brilla di solito e soprattutto brilla in questa squadra, in cui è luce e finalizzazione. Lo dimostra anche oggi, anche se l’inizio non è proprio facile per i capitolini. Infatti, gli austriaci cercano di metterci più qualità e intensità a inizio gara per cercare di chiudere subito i conti. In realtà, i padroni di casa rispondono subito con aggressività tanto da accumulare un paio di ammonizioni già nei primi cinque minuti.
Alla lunga, però, la Roma resiste e inizia anche a proporre il suo gioco e recupera anche la sua pericolosità offensiva. Al 33esimo arriva una bellissima notizia per i giallorossi e i suoi tifosi: Andrea Belotti, dopo i tanti mesi incolore nella Capitale, si sblocca e segna un gol importantissimo che vale l’1-0. La partita si sblocca e i campioni di Conference League non si fermano, anzi continuano a mettere pressione ai loro avversari fino a raggiungere il raddoppio. E indovinate un po’ di chi è il merito? Sempre il suo, di Dybala. La Joya raccoglie un assist di Leonardo Spinazzola e non sbaglia, firmando un gol pesantissimo che vale il 2-0, il risultato che vale la qualificazione.
La partita, però, è lunga e il Salisburgo non si arrende, anzi tenta subito di rientrare in partita a inizio secondo tempo. La Roma, però, contiene gli attacchi degli ospiti con grande tenacia e anche ricorrendo a qualche fallo e giallo di troppo. Dopo una serie di sostituzioni, la pressione degli ospiti si fa sempre più serrata e anche Mourinho mette in campo forze fresche per tentare di lasciare le cose come stanno. Si rivede anche in Europa Georginio Wijnaldum dopo i tanti mesi di infortunio e Tammy Abraham viene spedito in campo all’87esimo. Sono veramente pochi i minuti per il bomber inglese che comunque non era al massimo della condizione e sarà pronto per i prossimi impegni in campionato. Il Salisburgo comunque continua ad attaccare e la Roma resiste strenuamente basandosi sulla sua grande concentrazione in fase difensiva. Per quanto i tentativi degli austriaci possano far salire l’ansia nell’Olimpico, alla fine l’urlo liberatorio è proprio quello dei padroni di casa.
Mourinho vince, elimina un avversario più che temibile e lo fa dando una sensazione di solidità che sembra un buon biglietto da visita per il percorso europeo. Ora bisognerà vedere che sorprese riserverà il calendario, o meglio il sorteggio, ma di sicuro non sarà semplice estromettere una Roma così dall’Europa League. E se voi foste gli avversari, non vorreste scansare una squadra del genere e con un Dybala così?
*LE ALTRE PARTITE
Midtjylland-Sporting* 0-4 – I portoghesi ribaltano con gli interessi il pareggio dell’andata contro i danesi e vincono con un poker la sfida della MCH Arena di Herning.
Monaco-Bayer Leverkusen* 2-4 (dcr) – Di goleada in goleada, sono i retrocessi dalla Champions League, i tedeschi del Leverkusen, a passare nella sfida contro i francesi, ma solo ai calci di rigore, a essere fatale è stato l’errore sul dischetto di Eliot Matazo.
PSV-Siviglia* 2-0 – Luuk de Jong e Fabio Silva non bastano per ribaltare il 3-0 dell’andata della regina dell’Europa League, che anche quest’anno proverà a non perdere il primato.
Manchester United*-Barcellona 2-1 – È la partita più importante dei questi playoff, e viene da un pareggio rocambolesco del Camp Nou, che avvantaggia più i Red Devils di Eric ten Hag dato che il ritorno si gioca nella bolgia dell’Old Trafford. Partono meglio i blaugrana, peccato che il rigore segnato da Robert Lewandowski al 18esimo serva a poco perché poi ci pensano Fred e Antony a portare gli inglesi avanti, facendo cadere di nuovo gli spagnoli nel dimenticatoio.
Rennes-Shakhtar* 2-2 (dcr) – Il gol annullato al 22esimo per fallo di mano a Lassina Traore non pesa molto per gli ucraini, che prima vengono raggiunti nei tempi regolamentari, e poi superati nei supplementari, non vinti perché all’ultimo arriva l’autogol di Jeanuel Belocian che rimette in gioco tutto. Anche ai rigori, a farla da padrone sono gli errori, soprattutto l’ultimo, quello di Chimuanya Ugochukwu, il giovanissimo centrocampista francese, che regala allo Skakhtar la qualificazione, e il giorno prima dell’anniversario delle invasione delle truppe russe nel suo Paese: una bella rivincita, almeno sul campo da calcio.
Union Berlino*-Ajax 3-1 – I tedeschi approfittano di un Ajax in crisi e anche in dieci uomini e vanno avanti agli ottavi di finale.
E il cerchio inizia a stringersi anche per la Conference League, la terza competizione Uefa che l’anno scorso, nella sua prima edizione, è stata vinta dalla Roma. A provare a strappargli il titolo, per altro, adesso ci sono la Lazio, approdata agli ottavi di finale anche dopo una partita senza reti contro il Cluj, e la Fiorentina, con i Viola che hanno vinto rimonta contro il Braga all’Artemio Franchi, ma loro era già tranquilli perché avevano ipotecato il passaggio del turno all’andata e in trasferta.
CLUJ-LAZIO 0-0 – I biancocelesti di Maurizio Sarri si presentano in Romania, a Cluj, forti del bellissimo gol segnato all’andata, a Roma, dal capitano Ciro Immobile, ma anche rimaneggiati per le indisponibilità di molti giocatori importanti per il tecnico toscano. Come contro la Salernitana, infatti, non ci sono né Alessio Romagnoli, ancora alle prese con un problema muscolare, Sergej Milinkovic-Savic, assente stavolta non per la gastrite ma per uno stiramento agli addominali, e Mattia Zaccagni, out per squalifica in campionato, alle prese con l’influenza oggi. Oltre a loro, però, mancano anche Patric, che la scorsa settimana ha lasciato in dieci la Lazio, e Pedro, che contro i granata ha rimediato una botta al naso.
C’è anche la mano di Sarri nella formazione che scende in campo contro i rumeni di Dan Petrescu. Innanzitutto, il portiere delle coppe è diventato Luis Maximiano, e davanti si preferisce Luka Romero a Mattia Cancellieri dall’inizio, anche Danilo Cataldi viene fatto riposare, così come Adam Marusic, e quindi in campo ci sono Mathias Vecino che guida la mediana, e da una parte Toma Basic e dall’altra Luis Alberto, con Manuel Lazzari che ritrova un posto da titolare nella fascia di sua competenza, mentre Elseid Hysaj si sposta sull’altra, mentre al centro ci sono Nicolò Casale e Mario Gila. Il capitano, poi, è la punta del tridente in cui spicca anche Felipe Anderson, uno degli uomini più presenti per la squadra capitolina.
I rumeni rispondono con la formazione tipo e quindi anche Simone Scuffet, il prodigio ex Udinese, tra i pali, Cristian Manea sulla fascia destra e Mario Camora sulla sinistra, al centro Denis Kolinger e Andrei Burca. Nella linea a quattro del centrocampo, prima della coppia composta da Cephas Malele e Rangelo Janga, ci sono Ciprian Deac, Loro Cvek, Karlo Muhar ed Ermal Krasniqi.
Dovrebbero essere i padroni di casa a partire un po’ più agguerriti, proprio perché sono loro a essere in svantaggio nel punteggio. In realtà non va proprio così, e anche quando ci sono errori in impostazione bassa del portiere portoghese o dell’ex Verona non ne approfittano come dovrebbero, anzi non ne approfittano proprio – a differenza da quanto fatta da Mohamed Salah e Vinicius Junior in Liverpool-Real Madrid. Nel primo tempo, da segnalare c’è anche un’ammonizione per il bomber biancoceleste per simulazione in area, che sicuramente non era giallo, perché il pestone c’è stato.
Passano i minuti e la Lazio rimane in totale controllo del partita, creando poco ma subendo praticamente nulla, tanto che l’occasione più clamorosa per sbloccare la partita ce l’ha sui piedi l’uruguaiano al 65esimo, e per ben tre volte, in mezzo anche un tentativo di Casale che l’ex friulano, forse un po’ per fortuna, riesce a deviare prima che Vecino spari l’ultimo colpo sul suo viso. La partita cambia poco anche dopo la doppia ammonizione per Muhar, che lascia i suoi a combattere, ma neanche troppo, in dieci.
Anche dopo un pareggio con pochissime emozioni, la Lazio quindi passa in Romania e passa soprattutto agli ottavi di finale di Conference League, in cui le cose potrebbero farsi più interessare, oppure potrebbe anche incrociare chi la manderà a casa. Di sicuro, al momento, le avversarie sono al suo livello, anche con una squadra rimaneggiata come quella di oggi. Quanto ai rumeni, imprecisi tantissimo, non sono stati molto fortunati nel sorteggio, specie perché i biancocelesti nei fatti erano arrivati a pari punti con le altre nel girone, ed è solo per la differenza reti che sono retrocessi nella terza competizione, che comunque si deve onorare come fatto lo scorso anno dai cugini giallorossi, dicevamo.
FIORENTINA-BRAGA 3-2 – La Fiorentina si presenta alla partita contro il Braga con la pancia piena di chi in Europa sta andando molto bene, ma anche con la fame di chi sta vivendo un percorso in campionato di gran lunga ridimensionato rispetto le aspettative di inizio stagione. E comunque pare più strano il basso rendimento in Serie A, rispetto a quanto sta succedendo in Conference League. Perché la squadra di Vincenzo Italiano gioca bene, allarga il campo agli avversari, poi tenta di innescare gli esterni e cerca di andare in gol, cosa che in Europa riesce benissimo, ma che in Italia riesce maledettamente difficile, un po’ per mancanza di cinismo, un po’ perché le nostre difese sono più difficili da superare.
La Conference, in ogni caso, sembra un rifugio sicuro in cui la Viola mostra il suo volto più splendido, quello in cui subisce il giusto e segna tanto, tantissimo, probabilmente recuperando tutti i gol lasciati per strada in campionato. L’andata contro il Braga ha mostrato il volto migliore dei toscani, capaci di regolare i portoghesi con uno 0-4 di rara forza e potenza fisica e tecnica. Un risultato che lascia tranquilli tifosi e addetti ai lavori ma che diventa il boomerang della concentrazione nel giro di pochi minuti. Infatti, la Fiorentina stacca subito la spina già da inizio partita, dando spazio alle velleità di rimonta degli ospiti. Ben presto riescono ad approfittarne quando al 17esimo André Castro sblocca già la partita e gela il Franchi. Un gelo che diventa ghiaccio inscalfibile quando al 34esimo arriva anche il raddoppio, stavolta firmato da Alvaro Djalo. A questo punto, i portoghesi ci credono davvero e la Fiorentina crede davvero di poterla perdere, quindi è stimolata a blindarlo di nuovo questo risultato, comportandosi come chi ci tiene davvero e non come la squadra pazza che può fare tante cose belle come quelle brutte.
La squadra di Italiano accelera e cerca subito di andare in rete. Un intento che riesce dopo tre minuti dallo 0-2 quando Rolando Mandragora gonfia la rete su assist di Giacomo Bonaventura. Segnatelo in rosso il nome dell’ex Milan che è grande protagonista di questa serata. Il primo tempo si conclude su questa scia e con una Fiorentina in grande pressione per tentarla lei la rimonta. Un intento che riesce già all’inizio del secondo tempo quando Arthur Cabral, precisamente al 50esimo, conferma il suo grande momento di forma e riesce a segnare. Un gol che sembra riaccendere la luce, ma invece apre le tenebre di un caso arbitrale di cui si parlerà tanto nelle prossime settimane. La goal-line technology, infatti, esprime un parere inequivocabile: il pallone ha totalmente oltrepassato la linea di porta. Gli arbitri al Var per la prima volta richiamano comunque il direttore di gara a rivedere lui stesso l’azione e decide per ribaltare totalmente la sentenza sottolineando che invece no, non poteva essere gol. Decisione sbagliata, evidentemente, ma che va anche contro le regole comunemente accettate e in vigore da quando la tecnologia è entrata a piedi pari nel calcio.
Poco male per la Fiorentina che comunque non si ferma e continua ad attaccare per blindare il risultato e la qualificazione. Otto minuti dopo il curioso e burrascoso episodio, Riccardo Saponara, ancora su assist di Bonaventura, non se lo fa dire due volte e realizza il 2-2. A questo punto, le cose sembrano sistemate, ma non cala comunque la voglia di fare male di una Viola che pare rinata. Innanzitutto, c’è da contenere la reazione travolgente del Braga che ci prova e con tanta energia a ripassare in vantaggio, probabilmente anche per senso di rivalsa personale e voglia dell’intero gruppo di dimostrarsi comunque valido.
In realtà, grazie alle sostituzioni di Italiano e a una fase difensiva più attenta, i portoghesi non riescono a rimettere il muso avanti e subiscono anche la rete della rimonta. È ancora Bonaventura, autore di addirittura tre assist nella stessa partita, a servire un pallone d’oro a Cabral che non se lo fa ripetere due volte e stavolta segna per davvero il gol del 3-2 quando le lancette segnano l’83esimo minuto. La Fiorentina, quindi, si porta a casa un’altra vittoria fondamentale e stavolta lo fa ribaltando una serata nata storta, qualcosa che non era praticamente mai riuscito quest’anno. La Viola supera, di conseguenza la prova dei sedicesimi di finale con una pesante affermazione per 7-2. L’ennesima dimostrazione che la squadra di Italiano non ha affatto intenzione di essere una delle tante in questa competizione, ma vuole lasciare un segno e arrivare fino alla fine, o fino alla finale potendo sognare.
In ogni caso, anche per la Serie A, c’è da segnare in rosso sull’agenda un dato di fatto che ci hanno consegnato le ultime partite di Conference. Dopo tanta ricerca da parte del tecnico Italiano, si può dire che i toscani abbiano finalmente trovato il loro giusto centravanti: stiamo parlando di Cabral, un oggetto misterioso che (molto più di Luka Jovic) sta mostrando il suo fiuto per il gol e un adattamento migliore alla Serie A. Durerà o no? La sensazione è che stavolta possa essere quella giusta per assaporare il vero erede di Dusan Vlahovic. E una punta così può cambiare il volto offensivo di tutte le squadra, soprattutto può cambiare il volto della Fiorentina.
*LE ALTRE PARTITE
Anderlecht*-Ludogorets 3-1 (dcr) – I belga dell’Anderlecht ribaltano il risultato dell’andata contro i bulgari del Ludogorets e riescono a qualificarsi solo ai calci di rigore per gli errori dal dischetto di Pipe, Dominik Yankov e Pedro Naressi.
Dnipro-1 – AEK Larnaca* 0-0 – Finisce a reti bianche la partita di ritorno tra gli ucraini e i ciprioti, ma a passare sono gli ospiti che avevano segnato un gol nella partita di andata.
Partizan-Tiraspol* 1-3 – Anche il Tiraspol, la squadra che l’anno scorso era riuscita a battere il Real Madrid in Champions League, passa ribaltando il risultato dell’andata contro il Partizan, decisive le tre reti di Cedric Badolo e la doppietta di Mouhamed Diop.
Basilea*-Trabonzonspor 2-0 – Il Basilea con Zeki Amdouni e Andi Zeqiri, con in mezzo il rigore sbagliato dai turchi, passa.
Gent*-Qarabag 2-0 (dcr) – L’errore sul dischetto di Yassine Benzia spedisce il Qarabag nel dimenticatoio e fa proseguire il cammino del Gent.
Lech*-Bodo/Glimt 1-0 – È sufficiente il gol di Mikael Ishak al Lech per battere il Bodo/Glimt, un tempo i giustizieri della Roma in questa competizione.
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