I giochi sono fatti, anche per le italiane e hanno designato le squadre che sono riuscite a qualificarsi ai quarti di finale di Europa e Conference League. La Juventus ha fatto il suo dovere contro il Friburgo, riuscendo a eliminare i tedeschi senza troppi patemi e impressionando più che all’andata a Torino. Finalmente, inoltre, è tornato al gol Dusan Vlahovic. Solo buone notizie anche per la Fiorentina che si impone con un corposo 1-4 ai danni del Sivasspor. La Roma si è difesa bene contro la Real Sociedad, strappando una qualificazione meno sudata del previsto, mentre la Lazio non è riuscita a ribaltare il risultato dell’andata contro l’Az Alkmaar ed è stata eliminata dalla Conference League.
Il nastro è finito e non c’è più modo di riavvolgerlo, ma non è un quadro cattivo per le italiane dopo tutte le capacità mostrate anche in Champions League grazie alle prestazioni di Napoli, Inter e Milan. Juventus e Fiorentina, infatti, nel tardo pomeriggio, non hanno affatto tradito le aspettative e sono riuscite a portare a casa due vittorie pesanti per accedere ai quarti di finale. Di sera, però, veniva il difficile, visto che la Roma aveva da reggere il confronto contro la Real Sociedad, nonostante la pesante vittoria per 2-0 all’Olimpico in favore degli uomini di José Mourinho. La Lazio, invece, doveva battere l’Az Alkmaar in Olanda per tentare di ribaltare l’infausto punteggio casalingo, ma è inciampata in un’altra sconfitta con beffa. Ecco come sono andate le partite di questa sera.
È un momento magico per tutte le squadre italiane, uno di quelli che potrebbe tranquillamente rientrare nelle pagine di storia, senza che ci sia modo per cancellarla o pensarla diversamente. La Juventus ha subito dato seguito agli ottimi risultati conseguiti da Napoli, Inter e Milan e ha regolato il Friburgo con un solido due a zero, senza lasciare attenuanti ai tedeschi né all’andata, né al ritorno.
Qualche ora dopo, precisamente un paio, la Roma ha stretto i denti e ha mantenuto il corposo vantaggio conquistato all’andata contro un avversario temibile come la Real Sociedad. E non era affatto facile. Ma facciamo il punto della situazione per le singole sfide per capire come si sono comportate le nostre squadre in Europa.
FRIBURGO-JUVENTUS 0-2 – La sbornia è ancora viva per i risultati che le nostre squadre sono riuscite a portare a casa in Champions League, ma il calcio non si ferma e soprattutto non vuole fermarsi la Juventus che sta vivendo un ottimo momento di forma. I torinesi stanno attraversando un periodo magico sia in campionato che in Europa. A parte il passo falso contro la Roma all’Olimpico, che non è un avversario facile per nessuno, la squadra di Massimiliano Allegri sta mostrando grande continuità di gioco e prestazioni ed è quasi come se finalmente avesse trovato l’equilibrio adatto tra fase difensiva e fase offensiva, blackout di sorta a parte.
Il match contro il Friburgo, però, ai nastri di partenza, non è affatto semplice da affrontare per la Vecchia Signora. Il vantaggio conseguito all’andata non è così corposo da far dormire sonni tranquilli ai torinesi e soprattutto le assenze e i calciatori acciaccati, alcuni tra quelli che farebbero comodo a qualsiasi squadra in Europa. Ci riferiamo soprattutto ad Angel Di Maria, che ha deciso l’andata e ha asfaltato il Nantes, ma non riesce a trovare continuità dal punto di vista fisico. Stesso discorso per Federico Chiesa, l’eterno dubbio nella rosa a disposizione del tecnico livornese.
Anche l’unica certezza, quel Dusan Vlahovic pagato a peso d’oro dalla Fiorentina, non sta rendendo secondo i piani, ma con la certezza che basti sbloccarsi, come tutti i bomber, per tornare a splendere. Per tutte queste ragioni, la Juventus inizia la partita in maniera molto attenta e concentrata, cercando a più riprese di non far sfondare il Friburgo. Siamo sinceri, l’inizio dei tedeschi è decisamente più convincente e anche per volontà degli ospiti che cercano a più riprese di chiudere tutti gli spazi a disposizione e preparandosi gli spazi da attaccare in contropiede. I primi 15 minuti, però, semplicemente il possesso palla è in favore della squadra di casa, capace di impostare bene il gioco e tenere a bada i torinesi anche nella fase di riproposizione.
Il Friburgo sa di non poterla mettere esclusivamente sul piano tecnico e sa soprattutto che la qualità della Juventus è superiore, quindi cerca di compensare con la quantità e con una dose superiore di aggressività. Al 23esimo, quest’atteggiamento sembra pagare, dato che Matthias Ginter va più in alto di tutto su azione da calcio piazzato, ma il suo colpo di testa non riesce a fare centro. Da qui in poi, inizia una vera e propria discesa per i padroni di casa e in favore della Vecchia Signora. Al 26esimo, Manuel Gulde riceve il primo cartellino giallo della sua partita per aver fermato un avversario con le cattive e dopo due minuti la Juventus si rende immediatamente pericolosa con un colpo di testa di Gleison Bremer che non c’entra il bersaglio. Sono solo le avvisaglie di quello che succederà da lì a qualche secondo dopo. Vlahovic, infatti, è furbo a farsi trovare pronto in attacco e trasforma il pallone in gol, ma la rete gli viene tolta per una posizione di fuorigioco. Sembra una maledizione, sembra presagio di sventura, ma non è affatto così.
Sul finale di primo tempo, succede proprio ciò che serviva alla Juventus: intanto Gulde viene nuovamente ammonito e, quindi, la sua partita termina con largo anticipo, ma i bianconeri possono anche beneficiare di un importantissimo calcio di rigore, oltre che dell’uomo in più. Il bomber serbo ex Fiorentina non sbaglia e la rete per lui torna finalmente a gonfiarsi con il gol che di fatto blinda la qualificazione. Nel secondo tempo, infatti, i torinesi tornano sul terreno di gioco con la convinzione di chi ha l’uomo in più e con l’intelligenza di chi vuole far valere questa superiorità.
Il Friburgo, invece, senza rassegnarsi già in partenza, cerca di sistemare la squadra con diverse sostituzioni che, però, non danno l’effetto sperato. In realtà, esattamente come nel primo tempo, i primi cinque minuti sono totalmente di spettanza dei tedeschi che cercano in più occasioni di far male alla Vecchia Signora e cercando di rientrare inaspettatamente in partita. Ci prova soprattutto Christian Gunter, il più attivo dei suoi, ma senza mai veramente impensierire Wojciech Szczesny.
La Juventus, in ogni caso, continua a fare la sua partita e con una maturità che solo le grandi ed esperte squadre possono avere. Al 58esimo, però, sembra arrivare l’episodio in grado di regalare qualche brivido in più ai bianconeri: Michael Gregoritsch ha una grande occasione nell’area piccola e fa partire un tiro destinato all’angolino basso. Trova, però, un super intervento di Szczesny che vanifica gli sforzi degli avversari e fa capire che i torinesi non sono disposti a mollare nulla, nonostante l’ampio vantaggio.
Da questo spavento in poi, però, i bianconeri iniziano a macinare tante occasioni e soprattutto si svegliano dal torpore con cui erano rientrati in campo nei secondi 45 minuti. Ci prova prima un leader come Danilo a fare male al Friburgo, ma senza riuscire a essere troppo pericoloso. Poi entra finalmente in partita Filip Kostic che, prima con un cross insidioso e poi con un tiro dalla distanza, tenta di entrare nel tabellino, ma senza troppa fortuna. Arriva il momento dei cambi per il Friburgo che si gioca la carta Vincenzo Grifo, convocato anche di recente da Roberto Mancini con la Nazionale italiana. Il suo impatto con la partita non sarà indimenticabile.
Allegri capisce che l’impresa è molto vicina e allora decide di concedere una ventina di minuti di riposo a Vlahovic e di schierare qualcuno dei notevoli giovani che ha a disposizione. Entra in campo Chiesa e per i tifosi bianconeri è solo una bella notizia. Il suo ingresso, infatti, è decisamente positivo e permette agli ospiti di mettere la ciliegina sulla torta alla partita. Un altro subentrante, Moise Kean, prova a farsi perdonare la follia compiuta contro la Roma, ma in due occasioni non riesce a sfruttare delle buone occasioni e a segnare.
Al 95esimo, invece, si scatena proprio Chiesa. L’attaccante si incunea nella difesa del Friburgo con fin troppa facilità e colpisce la traversa. Pochi istanti dopo, però, sfrutta un assist di Adrien Rabiot e non sbaglia, fissando il punteggio sullo 0-2. Una manciata di secondi dopo l’arbitro decreta la fine della partita: la Juventus si qualifica ai quarti di finale di Europa League, che non sarà la Champions League, ma è comunque una bella consolazione, soprattutto se le cose dovessero continuare ad andare così bene. E poi, lasciatecelo dire, uno sguardo al futuro è doveroso e quando Chiesa e Vlahovic saranno al top della forma non potrà essere altro se non luminoso.
REAL SOCIEDAD-ROMA 0-0 – La Roma arriva in Spagna per affrontare la Real Sociedad con tante motivazioni, quelle che non sembrano essersene mai andate dalla scorsa stagione, ma anche con il vento in poppa. All’Olimpico le cose sono andate secondo i piani e forse anche un po’ di più, dato che i giallorossi sono riusciti a regolare i loro diretti avversari con un 2-0 meraviglioso e in cui si sono viste tutte le qualità migliori da parte del club capitolino. L’aggressività, unita alla qualità dei calciatori offensivi, è veramente un’arma impropria della squadra di Mourinho fin dalla scorsa stagione, quando un torneo è tornare ad alzarsi al cielo ed era la tanto bramata e inedita Conference League.
Quella, però, è già la storia, mentre il campo consegna una realtà fatta di denti stretti e un ritorno da onorare al meglio per la squadra in corsa per la prossima Champions League in Serie A. Per farlo, il tecnico portoghese decide di mettere in campo gli uomini, almeno secondo lui, migliori. Ma non fa mancare qualche sorpresa delle sue, senza che nessuno possa storcere il naso. Infatti, tocca fare a meno di Nemanja Matic e allora tocca subito a Georginio Wijnaldum dal primo minuto, mentre in attacco, davanti a Paulo Dybala e Lorenzo Pellegrini, gioca Andrea Belotti. Si tratta di una chance importante per il Gallo, per troppe volte assente ingiustificato in questa stagione, e con Tammy Abraham relegato al ruolo di panchinaro di lusso, soprattutto con la prospettiva del derby contro la Lazio alle porte.
Scelte pesanti che potrebbero anche scandire un trend, o all’italiana una staffetta proficua da qui a fine anno, ma è ancora troppo presto per dirlo. In ogni caso, nonostante la necessità degli spagnoli di ribaltare il risultato e i pronostici, a partire meglio è comunque la Roma, probabilmente desiderosa di segnare un gol che vorrebbe dire passaggio del turno, a meno di clamorose pennichelle. Il protagonista è Lorenzo Pellegrini che con la sua tecnica tenta di agirare le linee avversarie e di rendersi pericoloso anche su calcio piazzato. I tentativi, però, sono vani e non portano alla rete tanto sperata.
La partita, fin da subito, si mostra decisamente aggressiva, con entrambe le squadre che cercano di metterla sulla determinazione e sulla cattiveria agonistica praticamente a ogni contrasto. Ne fa le spese Leonardo Spinazzola che ha necessità delle cure dello staff medico, ma poi riesce a tornare in campo. Al 15esimo, dopo qualche tentativo senza fortuna della Real Sociedad, è ancora la Roma a emergere. Entra in partita Dybala che tenta un tiro dalla distanza, puntualmente rimpallato dai difensori avversari.
Al 17esimo minuto, sono già due gli ammoniti tra gli spagnoli, che nonostante il gioco duro e la volontà di dare un altro volto al doppio confronto, tentano di rendersi pericolosi praticamente solo su calcio piazzato e senza riuscire davvero a creare patemi ai diretti avversari. Al 28esimo è la volta di Bryan Cristante che cade a terra dopo un contrasto duro: l’intervento dei medici, però, permette al centrocampista di continuare la gara. È solo l’ennesima dimostrazione ci come la partita sia cattiva e senza troppo spettacolo (anzi, ben poco), ma con i nervi a fior di pelle. In questo scenario, in realtà, la Roma va a nozze, dato che può acuire la sua ottima fase difensiva e preoccuparsi essenzialmente di lasciare sempre meno spazi agli avversari negli ultimi quaranta metri prima della porta di Rui Patricio.
Dal 30esimo in poi, però, la manovra dei padroni di casa si fa più ficcante e la Real Sociedad tenta diversi assalti alla porta di Rui Patricio. Di vere e proprie occasioni da gol, però, non se ne vedono, se non al 33esimo, quando gli spagnoli cercano di innescare Mikel Oyarzabal ma il portiere capitolino è bravo ad agguantare il pallone e mettere fine all’avanzata avversaria. Al 40esimo, il gioco cattivo della Real Sociedad porta a un infortunio in casa Roma: Rick Karsdorp non è in grado di continuare la partita e al suo posto Mourinho sceglie Nicola Zalewski. Di fatto, la partita non cambia, anzi a fine primo tempo i giallorossi hanno la grande occasione per passare in vantaggio.
L’arbitro assegna cinque minuti di recupero, per via del tanto tempo che si è perso, e al secondo di questi, Chris Smalling si tuffa sul pallone e un po’ con tutto il corpo mette il pallone in rete per firmare uno 0-1 decisivo per la sua squadra. Peccato che l’arbitro venga richiamato al Var e ravvisi un tocco con la mano del difensore inglese: la gioia degli ospiti si spegne con un gol annullato e con la certezza che bisognerà ancora sudare nel secondo tempo per portare a casa la partita e la qualificazione.
Il primo tempo termina così, con ben poco ancora da raccontare, ma la ripresa inizia sulla stessa scia. Al 50esimo, infatti, lo staff medico deve rientrare per una botta subita da Belotti che, però, può riprendere tranquillamente la sua partita. A poco a poco, emerge sempre di più la qualità di Brais Mendez che impensierisce per ben due volte in pochi minuti la porta di Rui Patricio, senza riuscire, però, a superare la difesa attenta della Roma. Da qui in poi, i giallorossi giocano per lo più in difesa, senza riuscire ad andare spesso in attacco. Al 69esimo, il lungo possesso palla della Real Sociedad sembra dare i suoi frutti. Il momento chiave della partita è al 69esimo, quando Oyarzabal prima richiede un grande intervento del portiere della Roma, poi colpisce la traversa. Una doppia occasione che non smuove gli uomini di Mourinho dagli intenti finali.
Una serie di cambi da parte dei due allenatori spezzettano il gioco e garantiscono forze fresche, mentre Takefuso Kubo cerca di lasciare il suo marchio sulla partita, senza però riuscire a fare davvero mai male alla Roma nell’arco del doppio confronto. Più passano i minuti, più la sfiducia inizia a crescere anche nell’arcigna Real Sociedad, mentre i giallorossi vedono vicino il traguardo e allora semplicemente si dedicano in maniera sempre più scrupolosa alla fase difensiva per non vivere un finale thrilling. In realtà, la difesa di Mourinho regge e agli spagnoli non resta altro se non continuare ciò che hanno fatto per tutta la partita: intervenire duramente sugli avversari. Al 98esimo, Carlos Fernandez viene espulso dopo essere stato ammonito due volte in dieci minuti. È l’ultimo atto di una partita con poche emozioni, ma che regala alla Roma il passaggio ai quarti di finale di Europa League.
LE ALTRE QUALIFICATE – Quanto alle altre, il Manchester United con una vittoria di misura, arrivata grazie a Marcus Rashford su assist di Casemiro, ha battuto di nuovo il Betis, e agevolmente è passata alla fase successiva – è sicuramente una delle squadre da non dover incrociare per le due italiane -, i cugini del Siviglia, i veri re di questa competizione, nonostante la sconfitta, sempre di misura, in casa del Fenerbahce arrivata per il rigore di Enner Valencia, potranno continuare a dire la loro in Europa League. Il Feyenoord, che pure arrivava da un tiepido 1-1 contro lo Shakhtar Donetsk, nel campo neutro (per motivi politici, e di guerra) di Varsavia, è scesa a valanga sugli ucraini in casa sua (un 7-1 tennistico) e andrà avanti. Così come avanti andrà il Bayer Leverkusen, che ne fa due in Germania e due in Ungheria al Ferencvaros. Gli altri tedeschi dell’Union Berlino abdicano alla Royale Union Saint Gillois, che in Belgio gliene fa altri tre, come all’andata insomma, ma senza che loro ne facciano altrettanti.
E poi c’è Arsenal-Sporting, una della partite più attese in assoluto degli ottavi di Europa League: dopo il 2-2 dell’andata, le due squadre pareggiano per 1-1 nei tempi regolamentari. Anche nei trenta minuti aggiuntivi di partita, la situazione non si smuove, quindi, i Gunners si presentano ai calci di rigore contro i portoghesi con l’ansia di non dover fallire. Lo fanno, però, anzi lo fa Gabriel Martinelli, che sbaglia il quarto e regala la qualificazione agli uomini di Ruben Amorim.
La giornata di Conference League, invece, regala delle emozioni decisamente contrastanti alle squadre italiane. La Viola è reduce dal successo di misura all’andata contro il Sivasspor, mentre la Lazio è chiamata a una rimonta tutta tecnica e cuore contro l’Az Alkmaar dopo aver fallito un gran numero di occasioni all’Olimpico ed esserne uscita con le ossa rotte, perdendo 1-2. La difficoltà degli impegni è diversa, ma anche le motivazioni, visto che i biancocelesti hanno probabilmente la testa più sul campionato e sulla qualificazione alla prossima Champions League, soprattutto dopo essere stati eliminati dall’Europa League. I toscani, invece, stanno facendo della Conference l’impegno più importante della loro stagione: in Serie A, l’Europa è lontanissima e la squadra di Vincenzo Italiano pare molto più brava nelle competizioni a eliminazione diretta. Scopriamo com’è andata.
SIVASSPOR-FIORENTINA 1-4 – Sembra iniziata una nuova stagione per la Fiorentina di Vincenzo Italiano, una stagione in cui si fa bene in campionato – e non era così scontato -, e si macina anche nelle coppe, specialmente quelle europee. In quelle, in effetti, la Viola ha sempre messo il massimo impegno, in primis perché era da tempo che non si giocavano, poi perché in quella che è la competizione che per ora vede come vincitrice solo la Roma, i toscani vogliono dare il meglio.
Lo hanno fatto nel girone, in cui sono arrivati secondi solo per la differenza reti, lo hanno fatto ai sedicesimi quando hanno archiviato la pratica Braga senza problemi, e con due goleade, lo hanno fatto nella partita d’andata contro il Sivasspor, la squadra della città di Sivas, che nel campionato turco è a un passo dal baratro.
Nel loro stadio, però, qualcosa potrebbe cambiare, un moto d’orgoglio, una rivincita, dopo tutto si deve recuperare solo un gol. Un gol che, nonostante l’ottimo momento della Fiorentina, che scambia il pallone a memoria e costruisce, e anche le prime imprecisioni dei padroni di casa, arriva per davvero al 35esimo, quando da fuori area il tiro di Erdogan Yesilyurt batte Pietro Terracciano, che no, non ci poteva arrivare dove l’ha messa il tedesco.
La Viola, comunque, non si perde d’animo, perché la partita è lunga e perché i fiorentini hanno dimostrato di potercela fare. Nove minuti dopo, ci pensa Arthur Cabral – che in un mese ha segnato più reti di quante non ne avesse segnato in tutta la prima parte di stagione – a schiacciare la palla che era arrivata proprio sui suoi piedi e ristabilire le distanze.
Sull’1-1 si va negli spogliatoi, ma al ritorno sono sempre gli uomini di Italiano ad andare più vicini al gol, prima con Rolando Mandragora, poi con Nikola Milenkovic, e sono proprio loro a rendersi protagonisti del ribaltamento del risultato in Turchia. Sul calcio d’angolo dell’ex Juventus, svetta, anzi mette le ali il serbo e di testa infila il pallone sulla destra, lì dove Ali Sasal Vural non può arrivare.
Anche in vantaggio, sono sempre gli ospiti ad avere più spunti, più iniziative, sui piedi di Jonathan Ikonè ne arriva una ghiottissima, che anche dopo la parerà del portiere turco non diventa gol, e nonostante Cabral sia a due passi. Ma non è un problema, perché tanto che al 78esimo una colpo di testa maldestro del difensore Dimitrios Goutas regala ai Viola il terzo gol, e probabilmente anche la qualificazione ai quarti di finale.
Se prima, infatti, era difficile recuperare due gol a una Fiorentina così in forma, ora è praticamente impossibile fargliene tre (e per andare ai supplementari). L’impresa diventa titanica quando il Sivasspor rimane in dieci, due minuti dopo, per un rosso diretto a Hakan Arslan che reagisce male a un intervento di Mandragora.
La gara non è finita fin quando non fischia l’arbitro, si sa, e quindi all’89esimo c’è gloria anche per Gaetano Castrovilli, che fa tutto da solo e si inventa un gol stupendo.
Il quarto gol che è solo la sentenza che la Fiorentina è arrivata per davvero ai quarti, e sarebbe tutto più bello se al fischio finale non succedesse un’altra scena che al calcio non fa bene: un tifoso turco, dopo aver fatto invasione di campo, infatti, durante i festeggiamenti degli italiani, ha sferrato un pugno ad Alessandro Bianco, giovane centrocampista dei gigliati che era entrato al posto di Sofyan Amrabat. Il calciatore è stato subito soccorso dai medici poi la polizia locale si è occupata di allontanare l’invasore e ha accompagnato i protagonisti della Fiorentina negli spogliatoi. Di certo, l’episodio è totalmente da condannare, oltre la sconfitta, la frustrazione e la delusione. Bianco, dopo la partita, ha mostrato il naso insanguinato sui social, postando una storia su Instagram che vi mostriamo di seguito con il suo viso tumefatto dopo il brutto episodio successo.
Ora, però, è tempo di mettersi alle spalle anche questo e di festeggiare il successo, ma con la testa già concentrata verso gli avversari che Italiano e i suoi ragazzi dovranno sfidare nei quarti di finale. Senza smettere di sognare.
AZ ALKMAAR-LAZIO 2-1 – Al grido di impresa, i biancocelesti sono chiamati a lanciare un segnale alla loro stagione europea, ma non si tratta affatto di una conquista facile, visto che gli olandesi dell’Az Alkmaar sono avversari fisici e di qualità, anche un po’ fortunati visto quanto è successo all’andata e sicuramente è uno dei fattori che conta di più a livello europeo.
Stasera, però, nonostante Maurizio Sarri abbia preparato un turnover specifico e neanche troppo leggero, la Lazio sembra in vena di regalare spettacolo. Succede già al 21esimo quando Mattia Zaccagni sfonda sulla fascia sinistra e regala un pallone preciso a Felipe Anderson. L’attaccante brasiliano questa volta non spreca e segna un grande gol con un rasoterra per lo 0-1. Sembra il prologo di una grande serata per i tifosi della squadra della Capitale, ma i sogni si spengono già dopo sette minuti. Jesper Karlsson trova un bolide di mezzo esterno dalla distanza, su cui Sergej Milinkovic-Savic e i difensori della Lazio, sono in ritardo. Il pallone assume una traiettoria beffarda che inganna Ivan Provedel e si infila all’incrocio dei pali.
Il pareggio dà coraggio agli olandesi e purtroppo spegne la squadra ospite che cala con il passare dei minuti dando spazio all’iniziativa, al possesso palla e all’intensità dell’Az Alkmaar. La Lazio è costretta ad arretrare e Sarri è costretto a operare diverse sostituzione per tentare di dare nuova linfa a una squadra in balia degli avversari. Al 62esimo, però, arriva la sentenza finale sulla partita e sulla qualificazione quando Vangelis Pavlidis mette a segno il 2-1, mantenendo la freddezza e bucando Provedel all’angolino basso a sinistra. La Lazio non trova la reazione che in molti si aspettavano e dopo essere stata eliminata dall’Europa League, deve assorbire un’altra eliminazione europea (ma fa sicuramente meno male) a pochi giorni dal derby contro la Roma.
Di sicuro, non è ciò che la società o Sarri avevano immaginato all’inizio della stagione, ma è come si sono messe le cose a questo punto dell’anno che, comunque, ha ancora tanto da dire per il club della Capitale. Sicuramente ora tutte le attenzioni si riverseranno sul percorso in Serie A su una qualificazione che non pare affatto essere utopia per la squadra biancoceleste. La Lazio, in ogni caso, e prima di tutto l’allenatore, dovrà interrogarsi sulle motivazioni di un percorso europeo così deludente. Il club di Claudio Lotito è stato l’unico tra tutte le italiane in lizza a non approdare ai quarti di finale. Non è un peccato che può essere del tutto espiato, forse solo con un secondo posto su cui inizio anno in pochissimi avrebbero scommesso.
LE ALTRE QUALIFICATE – Del Gent che ha battuto il Basaksehir vi abbiamo già detto, delle altre qualificate, ovviamente no. Con un totale di 5-0, e il parziale di 3-0 e fuori casa, il Lech prosegue la sua avventura in Conference League contro gli svedesi del Djurgarden, che si fanno anche un tempo in dieci per l’espulsione di Marcus Danielson. Il Basilea, poi, anche grazie a un gol dell’ex Roma Riccardo Calafiori che inizia la rimonta, vince ai rigori contro il Slovan Bratislava, decisamente poco preciso dal dischetto. Proseguirà l’avventura nella terza competizione Uefa anche il Nizza, che ha battuto due volte su due la squadra che l’anno scorso, in Champions League, aveva fatto penare persino il Real Madrid di Carlo Ancelotti: lo Sheriff Tiraspol. Il West Ham, aiutato anche dal “nostro” Gianluca Scamacca ne fa sei in tutto all’AEK Larnaka e si qualifica ai quarti – sono loro la squadra più temibile per la Fiorentina? Chissà. Basta, infine, un gol di Islam Slimani all’Anderlecht per passare il turno contro il Villarreal, e in Spagna. Loro e la Lazio sono sicuramente le regine cadute prima del tempo in Conference.
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