Chi sono gli Anonymous: hacker che si battono per i diritti

Londra, Anonymous sfila nella Million Mask March


Gli Anonymous sono hacker che si battono per i diritti e la giustizia attraverso attacchi di pirateria informatica. Attacchi condotti, come dice il nome stesso, in assoluto anonimato. Si tratta di un movimento nato nel 2003 che negli anni ha condotto diverse battaglie, come quelle a favore di Wikileaks e contro i terroristi dell’Isis. Il loro simbolo è la maschera di Guy Fawkes, resa famosa al grande pubblico dal film “V per vendetta”.
Definire esattamente cos’è Anonymous non è semplice. Loro si definiscono così: “Noi siamo Anonymous. Siamo legione. Non perdoniamo. Non dimentichiamo. Aspettateci!”. Il fenomeno è nato nel 2003 su siti web particolari (imageboard come 4chan e reti IRC) in cui gli utenti potevano comunicare, anche in tempo reale, senza svelare la loro identità. In molti si firmavano, appunto, “Anonymous”.

Chi sono gli Anonymous
Con il tempo si è creato un vero e proprio collettivo di individui anonimi, provenienti da tutto il mondo, di qualsiasi sesso e razza, senza alcuna appartenenza politica, accomunati dalla voglia di combattere le ingiustizie sociali e i poteri forti. Come? Attraverso azioni di vandalismo online e pirateria informatica. Gli Anonymous sono infatti hacker ed esperti informatici, capaci di penetrare nei maggiori siti istituzionali mondiali, facendosi beffe di password e strumenti di sicurezza. Gli attivisti organizzano le loro battaglie in rete, attraverso forum e social network. Agiscono e poi rivendicano le azioni.

Come sono organizzati gli Anonymous
Segno distintivo del movimento, oltre all’anonimato, è l’assenza di una gerarchia. In Anonymous non ci sono leader. Tutti possono farne parte. L’importante è possedere grosse abilità informatiche, essere in grado di introdursi in sistemi protetti e sabotare, in nome dei valori e della mission della comunità: lotta ai poteri forti, alla corruzione e alle ingiustizie, diritto di accesso alle risorse e alle informazioni. Nel movimento ci sono gli “activist”, che si occupano delle proteste di piazza, con la maschera di Guy Fawkes a coprire il volto; e gli “hacktivist”, gli attivisti-hacker, che si occupano degli attacchi informatici, quasi sempre eclatanti. L’assenza di gerarchia e di controllo fa sì, però, che spesso dietro al movimento possano agire persone o gruppi senza scrupoli, o infiltrati degli stessi poteri forti che Anonymous vuole combattere. Ad esempio, sul sito di Anonymous Italia , un post del 9 giugno 2016 mette in guardia da un infiltrato “infame”.

La maschera di Guy Fawkes
Il simbolo di Anonymous è la maschera di Guy Fawkes, utilizzata dal protagonista del film “V per vendetta”. La maschera è una rappresentazione del volto di Guy Fawkes, l’esponente principale della Congiura delle polveri che, il 5 novembre 1605, tentò di far esplodere la Camera dei Lord a Londra. Ogni volta che i membri di Anonymous appaiono in pubblico (in piazza, in tv, su YouTube) la indossano per coprirsi il volto.

Anonymous a sostegno di Wikileaks
Le battaglie portate avanti da Anonymous negli anni sono state tante. Ricordiamo le principali, a partire da quella a favore di Wikileaks. Il sito, fondato da Julian Assange, riceveva in modo anonimo documenti coperti da segreto istituzionale e li divulgava. Lo scandalo scoppiò nel 2010 con la divulgazione di documenti riservati, contenenti informazioni confidenziali (tra cui giudizi sul comportamento pubblico e privato di capi di Stato alleati tra cui Silvio Berlusconi) inviate da 274 ambasciate americane in tutto il mondo al dipartimento di Stato degli Stati Uniti a Washington. Wikileaks provocò una serie di imbarazzi e tensioni diplomatiche, oltre all’arresto di Assange. Anonymous si schierò a favore del sito: attraverso l’Operazione Payback e l’Operazione Vendetta Assange lanciò attacchi informatici contro Amazon, PayPal, MasterCard, Visa e la banca svizzera PostFinance, vendicando la loro rappresaglia anti-WikiLeaks.

Anonymous contro l’Isis
Anonymous ha dichiarato guerra all’Isis e al terrorismo islamico. Dopo l’attentato alla sede di Charlie Hebdo a Parigi del 7 gennaio 2015, il movimento ha promesso di rintracciare e chiudere tutti gli account sui social network collegati ai gruppi terroristici. Missione poi compiuta con l’oscuramento di decine di account Facebook e Twitter utilizzati dai jihadisti dello Stato Islamico. A dicembre 2015 Anonymous ha confessato di avere addirittura sventato un attentato in Italia. A giugno 2016, inoltre, gli hacker si sono presi gioco dei fondamentalisti, violando i profili Twitter dell’Isis con immagini di gay e bandiere arcobaleno.

Le battaglie in Italia
Diversi gli attacchi informatici di Anonymous in Italia. Nel 2010 è stato violato il sito di Miss Padania con insulti verso la Lega Nord. Parentesi americana: gli attivisti, antirazzisti, nel 2014 hanno rubato gli account Twitter dei membri del Ku Klux Klan nella zona di St. Louis, nel Missouri, svelandone l’identità. Questo come rappresaglia per i fatti di Ferguson, dove un ragazzo di colore fu ucciso da un poliziotto bianco. Nel 2011 gli Anonymous attaccarono Enel, accusata “di perseguire i propri interessi in modo indegno”, e il sito dell’Agcom. Nel 2012 attacchi al sito di Equitalia, accusata di “impiegare mesi, spesso anni, per le più banali notifiche, facendo così lievitare a dismisura gli interessi dovuti” e di possedere “poteri smisurati, compresa la facoltà di bloccare beni mobili e immobili anche in maniera preventiva, e senza nessuna possibilità di verifica o appello da parte dei soggetti colpiti”.

Sul sito di Vittorio Sgarbi fu inserito questo messaggio: “Salve Vittorio, come al solito hai perso un’altra occasione per tacere. Capra. A noi i simpatizzanti omofobi della mafia non piacciono affatto, e tu non ci piaci. Onore a Paolo Borsellino, Giovanni Falcone, Aldo Moro, Antonio Ingroia, Peppino Impastato, Guido Galli, Emilio Alessandrini, Umberto Ambrosoli e a tutti coloro che combattono attivamente le mafie in Italia e in tutto il mondo e a quelli caduti per la Causa”. Attacchi anche al Vaticano, a Trenitalia, al Ministero dell’Interno, al Ministero della Difesa, ai Carabinieri e alla Polizia. Senza dimenticare quello al sito Casaleggio Associati, nel 2013: “Ciao Beppone, Casaleggio e carissimo SysAdmin. A quanto pare il caveau non era blindato abbastanza e un pirata avido e sanguinario ha fatto irruzione! (…) Per rallegrare questi giorni di lavoro abbiamo deciso di fare una visita al vostro Guru Informatico & sommo esperto di comunicazione nonché eminenza grigia e burattinaio supremo, aka Mr. Gianroberto Casaleggio. Sareste estremamente più popolari e benvoluti se la smetteste di dedicarvi unicamente a faide interne e a decidere chi è la persona non grata della settimana. State diventando il cancro che vi eravate ripromessi di eliminare. Ma purtroppo come è noto ‘Il potere tende a corrompere e il potere assoluto corrompe assolutamente’. Siamo venuti a ricordarvi che c’è sempre qualcuno che osserva il vostro operato”. Non è stato risparmiato, infine, nemmeno Expo: Anonymous Italia ha messo offline il sito delle prevendite di biglietti per diversi giorni.

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