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Categories: Ambiente

Chi sono gli Yanomami, tribù dell’Amazzonia a rischio estinzione

La foresta amazzonica resta uno dei pochi luoghi ancora incontaminati della Terra nonostante la massiccia attività umana che minaccia costantemente la salvaguardia di questo polmone verde: oggi proviamo a capire più da vicino chi sono gli Yanomami, una delle poche tribù dell’Amazzonia che vive ancora secondo le leggi della Natura, ponendosi dunque come baluardo della tutela della foresta. La loro popolazione, tra i bacini dei fiumi Orinoco e Rio delle Amazzoni, a cavallo del confine fra Brasile e Venezuela, conta poche decine di migliaia di persone, ma benché i numeri appaiono persino in crescita negli ultimi anni, la riduzione del loro habitat ne minaccia la sopravvivenza: i loro principali nemici sono i minatori illegali che causano la deforestazione, le cui violenze nei confronti degli Yanomami non si sono mai arrestate nel corso dei decenni.

Associazioni come Survival International da anni si battono affinché gli Yanomami possano vivere in pace nelle loro terre, ma senza finanziamenti da parte delle autorità statali brasiliane l’affare diventa sempre più complicato da gestire: ‘Sono stati lasciati al proprio destino. Stiamo chiedendo che i finanziamenti non vengano tagliati, o per lo meno rimangano inalterati. Ma non abbiamo risposte in questo senso‘, dichiara in merito Fiona Watson di Survival International, ricordando come il governo carioca a causa della crisi stia attuando politiche di forte austerity tagliando risorse a tutti gli enti nazionali del paese, compreso il bilancio del Funai, l’ente governativo brasiliano che si occupa di difendere e preservare le comunità indigene dell’Amazzonia. Comunità che appaiono sempre più minacciate ogni anno trascorso, con i loro leader assassinati in nome dell’avidità e del profitto ricercato dai cosiddetti garimpeiros, come vengono definiti i minatori illegali che tentano di estendersi sempre di più abbattendo alberi per fare spazio a strade non autorizzate, e inquinando le acque dei fiumi con mercurio che provocano malattie tra i circa 25mila indigeni che ancora vivono nell’area amazzonica.

Yanomami, chi sono e come vivono

Gli Yanomami sono un esempio perfetto di come l’uomo possa convivere in armonia con la Natura e le sue leggi immutabili e spietate, senza sfruttare le risorse oltre il lecito che ne alterino il precario equilibrio. Essi vivono in villaggi composti da persone dello stesso ceppo familiare, all’interno di un’area che è stata classificata come parco nel 1992: ogni villaggio vive interamente sotto un tetto comune, chiamato shabono, dalla caratteristica forma ovale, che delimita il perimetro del villaggio quando non viene fortificato con una palizzata. I villaggi vengono costruiti con foglie, liane e tronchi d’albero, in osservanza alla vasta e preziosa cultura che permette agli Yanomami di sopravvivere in Amazzonia, conoscendo oltre 500 piante, dedicandosi alla caccia, alla coltivazione e alla pesca: in particolare sono coltivatori di tuberi, tabacco e banane, e usano la tecnica di orticoltura del debbio, una pratica rudimentale ed arcaica di fertilizzazione del terreno.

Gli Yanomami vivono secondo un’organizzazione sociale caratterizzata dall’assenza di una leadership centralizzata, essendo questa accessibile egualmente per tutti i membri del villaggio. Essendo completamente dipendenti dalla foresta, la loro vita è regolata in armonia con essa, dunque si spostano frequentemente per evitare la sovrappopolazione di una zona, e le loro credenze religiose sono di tipo animista, ovvero ritengono che tutti gli elementi naturali siano dotati di un proprio spirito.

Le lotte per il territorio

Un popolo bellicoso per natura quello degli Yanomami, un’educazione necessaria per sopravvivere nella foresta e per combattere l’aggressività delle altre tribù vicine: tuttavia questa indole guerresca ben poco ha potuto dopo l’incontro con l’uomo bianco, alla ricerca di oro e di gomma nei loro territori. L’invasione su grande scala delle terre Yanomami ebbe inizio intorno al 1970 con la costruzione di strade, intensificandosi alla fine del decennio successivo con l’inizio della corsa all’oro: prima di tale invasione vi erano stati contatti solamente con missionari cattolici e protestanti, in maniera del tutto pacifica. L’arrivo dei garimpeiros diede vita alle violenze nei confronti degli Yanomami, con eccidi che non hanno risparmiato né donne né bambini. Benché oggi la situazione, numeri alla mano, sia meno cruenta, questi indios continuano a essere a rischio scomparsa, e la violenza nei loro confronti e sulle loro terre non è mai davvero cessata, nonostante l’interessamento di associazioni ed enti che si battono per la tutela dei loro diritti. Riuscire a sopravvivere alle violenze dei minatori e al taglio dei fondi governativi sarà la sfida cruciale dei prossimi anni affinché degli Yanomami non resti soltanto il ricordo.

Giulio Ragni

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