Chi sono o cosa sono i franchi tiratori in politica e perché si chiamano così? Ciclicamente sentiamo utilizzare questi termini dai giornalisti che narrano vicende politiche interne al Parlamento, come ad esempio durante la votazione della legge elettorale. Ma da dove deriva tale modo di dire? Cosa vuol dire essere un franco tiratore, e quali motivazioni ci sono alla base? Scopriamolo insieme.
Di recente se ne sta riparlando in occasione delle votazioni per la nuova legge elettorale, il testo della cosiddetta legge Rosatellum Bis è stato depositato alla Camera, ufficialmente, ma la nuova legge elettorale potrebbe essere fermata dalla minaccia dei franchi tiratori, che già riuscirono a giugno ad affossare il Tedeschellum.
Chi sono i franchi tiratori
Il termine ‘franchi tiratori’ fa parte del gergo giornalistico e si riferisce al mondo politico. Infatti sono chiamati franchi tiratori coloro che, approfittando del voto segreto, esprimono una preferenza diversa rispetto a quella decisa insieme al proprio partito politico o coalizione. Questo almeno è il significato più comune per noi, ma vale la pena riportare da dove nasce questa espressione. I franchi tiratori, ossia i franc tireurs erano militari francesi volontari posti a difesa della Francia repubblicana e napoleonica in occasione delle invasioni del 1792, del 1815 e nella guerra franco-prussiana del 1870. In pratica erano cecchini combattenti contro truppe regolari.
In Italia l’origine dell’espressione è stata poi mutuata dal mondo politico a partire dagli anni Cinquanta. Il significato di ‘Franco tiratore’ indica oggi, come detto prima, il parlamentare che vota in modo diverso da quanto concordato con il partito di appartenenza, approfittando del voto segreto. Il franco tiratore è quindi paragonato al cecchino che colpisce in modo improvviso, imprevisto e di nascosto.
Quindi sono franchi tiratori quei parlamentari, deputati o senatori, che nel segreto dell’urna votano contrariamente a quanto stabilito dai partiti politici di appartenenza. I franchi tiratori sono una specie di ‘traditori’ della causa, in quanto mettono a rischio la stabilità dello schieramento o della maggioranza di governo.
Quali possono essere le motivazioni politiche alla base della decisione dei franchi tiratori di votare in maniera opposta rispetto al proprio gruppo? Per ‘far fuori’ un avversario o un candidato durante un’elezione, ad esempio, per impedire l’avanzata di avversari interni al partito, per ostacolare le attività parlamentari e allungare i tempi di approvazione di emendamenti e leggi, per interesse personale, per diverse e inconciliabili posizioni culturali, per mancate intese con i vertici partitici, per non far passare un decreto, una legge, e via di seguito.
In genere i franchi tiratori si manifestano maggiormente durante l’elezione del presidente della Repubblica o di componenti della Corte costituzionale o del Consiglio superiore della magistratura. Nel 2013 fu riconfermato Giorgio Napolitano a Capo dello Stato proprio perché durante l’elezione di Romano Prodi al Quirinale, al quarto scrutinio, 101 franchi tiratori nel segreto dell’urna votarono contro il professore bolognese, tradendo quanto concordato dalle segreterie dei partiti del centrosinistra che sostenevano la sua candidatura. Più recentemente a causa dei franchi tiratori è saltato il patto sulla legge elettorale Tedeschellum, affossata per fare posto al Rosatellum e al Rosatellum Bis.
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