[didascalia fornitore=”ansa”]Pellegrinaggio alla Mecca[/didascalia]
Le questioni del Medio Oriente e il terrorismo di matrice islamica, che sia al Qaeda o Isis, sono legate alla differenza tra sunniti e sciiti, i due più grandi rami in cui è diviso l’Islam. Le differenze dottrinali sono alla base delle differenze politiche e delle divisioni che corrono lungo il Medio Oriente, tra la “mezza luna” sciita e il resto sunnita. La questione religiosa si intreccia con quella politica ed economica, di fatto spaccando una delle zone più calde del mondo, anche a livello numerico, visto che l’80 percento degli oltre 1,6 miliardi di fedeli musulmani sono sunniti. I terroristi usano poi lo scudo della guerra di religione per contrapporsi agli stati nazionali, facendo vittime tra gli stessi credenti musulmani e, solo dopo, rivolgendosi alle altre confessioni. La spaccatura interna alla religione musulmana è molto profonda e ricorda quella che ha scosso la cristianità, gettando all’epoca l’Europa in una lunga e sanguinosa guerra. Cerchiamo di capire quali sono le differenze tra sciiti e sunniti.
Prima di conoscere cosa divide le due correnti, vediamo cosa le unisce. Sunniti e sciiti infatti rispettano i cinque pilastri dell’Islam: Shahadatein, o testimonianza di fede (accettazione di un solo Dio e Maometto come suo ultimo profeta); Salah (le cinque preghiere quotidiane obbligatorie; Zakah (la “decima”, ossia il versamento annuale di una parte fissa delle proprie ricchezze – stipendio compreso – ai poveri); Sawm (il digiuno nel mese di Ramadan); Hajj (il pellegrinaggio a La Mecca almeno una volta nella vita, nel mese lunare di Dhu l-Hijja, obbligatorio per tutti coloro che sono in grado, fisicamente ed economicamente di affrontarlo). Le due correnti hanno poi un solo libro sacro, il Corano, ma già qui entriamo nel campo delle differenze.
Entrambe le correnti hanno il Corano come testo sacro ma i sunniti usano molto gli atti del profeta e i suoi insegnamenti, la Sunna, per la loro pratica religiosa. È da questo termine che deriva la stessa parola sunnita, coloro cioè che “seguono la tradizione del Profeta e della comunità”.
L’origine della divisione tra sunniti e sciiti risale al periodo dopo la morte di Maometto, avvenuta nel 632, quando i musulmani si divisero in due gruppi. Il primo, i futuri sunniti, sostenevano Abu Bakr, amico di Maometto e padre della moglie Aisha, come erede del Profeta e leader della comunità. Gli altri, i futuri sciiti, ritenevano che solo un consanguineo di Maometto potesse raccogliere il titolo di califfo, titolo che all’epoca era sia politico che religioso, e diedero il comando ad Ali ibn Abi Talib, cugino e genero di Maometto. Lo stesso termine sciita è la forma contratta di “shiaat Ali”, cioè i partigiani di Ali, che per un breve periodo governò come quarto califfo. A prevalere furono i sunniti che scelsero questo nome perché “eredi della tradizione del Profeta”, come abbiamo spiegato prima. A rendere ancora più profonda la divisione ci fu l’omicidio di Hussein, figlio di Ali, da parte dell’allora califfo sunnita.
I due gruppi si separarono sempre più nel corso dei primi anni anche per una diversa interpretazione del ruolo dell’imam. Per i sunniti è la figura religiosa che guida la preghiera in moschea e non ha un ruolo politico che invece viene affidato al califfo, leader politico della comunità musulmana. Per gli sciiti, l’imam ha il ruolo di guida a tutti gli effetti, religiosa e politica insieme: gli sciiti riconoscono ufficialmente i primi dodici imam che li guidarono all’epoca della spaccatura, tutti appartenenti alla famiglia del Profeta Maometto. L’ayatollah, cioè il massimo grado della gerarchia religiosa sciita, è per loro una manifestazione di Dio sulla terra.
È il diverso concetto del leader che ha portato alla spaccatura più profonda. Per i sunniti, gli sciiti sono eretici a tutti gli effetti per il ruolo che danno all’imam che andrebbe contro il precetto di Maometto ultimo Profeta. Non solo. Gli sciiti credono che debba ancora arrivare il dodicesimo e ultimo imam, ora “in occultamento” – cioè nascosto – a compiere la volontà divina.
Gli sciiti sono stati per secoli la minoranza silenziosa dei credenti di fede musulmana. Questo perché la violenza sunnita si è accanita su di loro fin dall’inizio: undici dei dodici imam sciiti vennero uccisi dai califfi sunniti. Da qui la necessità di vivere quasi clandestinamente all’interno della comunità musulmana, almeno fino alla rivoluzione iraniana del 1979 che li ha portati al potere, rendendo l’Iran l’attuale roccaforte degli sciiti in tutta la Regione e un punto di riferimento per gli sciiti di tutto il mondo.
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