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Cronaca

Chi sono la moglie e i figli del super boss Matteo Messina Denaro

Era il latitante più ricercato in Italia, ma dopo aver parlato a lungo di Matteo Messina Denaro, scopriamo chi sono i familiari.

L’arresto di Matteo Messina Denaro – Nanopress.it

Ha seguito le orme del papà Francesco, conosciuto nell’ambiente mafioso come Don Ciccio e abbiamo anche il nome della fidanzata dell’epoca in cui è iniziata la latitanza, Sonia, ma chi sono la moglie attuale e i suoi figli?

La famiglia di Matteo Messina Denaro

Il nome di Matteo Messina Denaro rimarrà nella memoria come quello del boss che per 30 anni si è reso irreperibile, fino alla cattura avvenuta oggi, 16 gennaio 2023.

Era il 1993 quando dopo aver lasciato un messaggio alla sua fidanzata Sonia, ha fatto perdere le sue tracce. Il boss considerato successore di Riina e Provenzano, comandava come il padre, la zona di Castelvetrano dove era nato e in generale, di Trapani.

Anche durante la latitanza dava direttive precise, per questo molte voci lo volevano ancora in Sicilia e in effetti è stato arrestato a Palermo, all’interno della clinica privata La Maddalena. Messina Denaro aveva seguito le orme del padre Francesco e in questo viaggio all’interno dei suoi familiari più stretti, partiamo proprio dal genitore, conosciuto come Don Ciccio.

Questo era diventato boss di Trapani negli anni Ottanta e proprio come il figlio, nel 1990 era diventato latitante e venne catturato solo per morte naturale, 8 anni dopo.

Alle 23 del 30 novembre del 1998, il fratello di sua moglie Lorenza comunicò alla polizia il ritrovamento del cadavere nelle campagne fra Mazara del Vallo e Castelvetrano. Francesco Messina Denaro era stato stroncato da un infarto e la consorte inveì contro le forze dell’ordine dichiarando che solo da morto potevano prenderlo.

Il padre di Matteo venne eletto capo provinciale in una riunione tenutasi in una cantina di proprietà dei cugini Ignazio e Nino Salvo, così come raccontato da un pentito. Negli anni precedenti il capo era stato Nicola Buccellato, arrestato all’inizio degli anni Ottanta.

Nella latitanza di 8 anni Don Ciccio era stato accusato di vari omicidi e aveva ricevuto anche la condanna dell’ergastolo, inoltre gli inquirenti sospettavano che fosse coinvolto in stragi mafiose a Roma, Palermo e Milano.

La caratura criminale di Matteo però ha superato ampiamente quella di suo padre, dal quale ha appreso i segreti della latitanza. La “carriera” del figliol prodigo comprende più di una condanna all’ergastolo per omicidio e la sua latitanza è iniziata nel 1993 dopo un’ultima lussuosa vacanza a Forte dei Marmi.

Consacrato nelle fila di Cosa Nostra grazie alle stragi per le quali il padre era solo sospettato, Matteo avrebbe goduto in questi anni dell’appoggio di diverse personalità importanti, anche all’interno dei servizi segreti e delle istituzioni.

L’arresto di Matteo Messina Denaro – Nanopress.it

Messina Denaro ama il lusso e le donne ed è proprio all’ultima sua fiamma dell’epoca, una certa Sonia che abitava a Mazara, ha riferito di doversi allontanare ma di non potergli spiegare il motivo.

Per organizzazioni di stampo criminale come Cosa Nostra, sono fondamentali i legami di sangue ed è proprio durante i 30 anni della fuga che si lega stabilmente a Franca Alagna, la donna che nel 1995 lo ha reso padre di Lorenza, che porta il cognome della madre.

Secondo gli investigatori la ragazza non ha mai conosciuto il padre. In alcuni post Facebook ci sono chiari riferimenti sul suo desiderio di averlo come presenza al suo fianco, anche se il destino ha voluto diversamente.

Sebbene porti il peso di un cognome importante, sebbene abbia quello di sua madre, la ragazza si è sempre definita normale e non vuole in alcun modo essere collegata all’attività mafiosa del padre.

Dopo la primogenita, Matteo Messina Denaro ha avuto una relazione con Maria Mesi, sorella di un prestanome di Provenzano. In seguito, nel 2003 alcune voci lo vogliono a Valencia in compagnia di un’altra donna.

Componente di spicco della famiglia, anche il fratello di Matteo, Salvatore, ha un curriculum criminale. Venne arrestato nel 1998, periodo in cui lavorava alla Banca Commerciale Italiana di Sciacca. Nel 2004 fu condannato per associazione per delinquere di stampo mafioso e tentato incendio pluriaggravato in concorso.

Nel 2010 è stato arrestato nuovamente perché ha seguito gli ordini del fratello durante la latitanza, così come la sorella Anna Patrizia e il cognato Vincenzo Panicola, marito di quest’ultima. In particolare Panicola era uno dei principali collegamenti fra Matteo e il resto dell’organizzazione, prima di essere incarcerato nel 2010 e passare il testimone alla moglie.

Altri componenti di spicco della famiglia mafiosa sono: Filippo Guttaduro, Gaspare Como e Rosario Allegra, cognati perché hanno sposato le altre sorelle del boss. Ci sono poi nipoti e cugini, tutti a formare una fitta rete di comunicazioni fra il boss che fino ad oggi era il ricercato numero 1 d’Italia e le fila di Cosa nostra nel Trapanese.

L’arresto

Dopo 30 anni di latitanza si pone oggi fine a una lunga pagina della storia della malavita italiana. La mela non cade lontana dall’albero e quella di Matteo Messina Denaro è davvero una famiglia che sa sempre si è dedicata alla criminalità, corrompendo alti vertiti delle istituzioni.

Matteo aveva chi agiva per suo conto e addirittura durante la fuga aveva incontrato alcuni familiari fisicamente per impartire direttive.

Con il passare del tempo la salute lo ha tradito sempre di più, fino a costringerlo a rivolgersi a una clinica privata di Palermo per ricever le cure adeguate.

Ma le forze dell’ordine, in primis i Carabinieri del Ros, erano sulle sue tracce e dopo essersi avvicinati tantissime volte al super boss, finalmente sono riusciti ad arrestarlo e ora è sotto interrogatorio ma l’operazione sarà lunga e complicata. Al momento non ci sono informazioni su cosa abbia riferito agli agenti.

La cattura arriva a 30 anni da quella di Totò Riina, a cui Messina Denaro era fedelissimo, così come a Bernardo Provenzano, al quale mandava pizzini firmandosi come Alessio.

Matteo amava il lusso e una vita fatta di soldi, quelli che negli anni aveva accumulato attraverso molteplici attività illecite, addirittura era riuscito ad accaparrarsi i risarcimenti verso i familiari di vittime della mafia.

Con entusiasmo il sindaco di Castelvetrano e molte altre personalità importanti hanno commentato la notizia: finalmente il boss di Cosa Nostra, coinvolto fra le altre cose anche negli attentati verso Falcone e Borsellino, è in manette e la città non verrà più associata a lui.

 

 

Claudia Marcotulli

Diplomata in grafica pubblicitaria, amo l'arte, la natura, gli animali, la grafica, la fotografia e la scrittura.

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