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Categories: Cronaca

Chi sono le vittime del crollo del palazzo sui Navigli a Milano

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Tre persone sono morte e diverse altre sono rimaste ferite o portate negli ospedali Niguarda e San Carlo in stato di shock dopo l’esplosione della palazzina in via Brioschi 65, in zona Navigli, a Milano. A dilaniare l’edificio è stata una fuga di gas. Tra i feriti ci sono quattro bambini e una donna in gravidanza, ma vediamo in dettaglio chi sono le vittime dell’esplosione che ha sconvolto la città meneghina.

L’esplosione in via Brioschi ha provocato la morte di tre persone, due sono giovani studenti marchigiani che sono deceduti dopo lo scoppio e sono stati trovati a letto senza vita. La fuga di gas si sarebbe verificata proprio nel loro appartamento, causata da un “problema meccanico” accidentale, forse per il cattivo funzionamento di qualcosa all’interno, e lo scoppio ha interessato maggiormente l’appartamento in cui viveva l’altra vittima insieme alla famiglia.

A morire, mentre erano a letto, sono stati dunque due ragazzi di 28 anni, Riccardo Maglianesi e Chiara Magnamassa, il primo di Morrovalle e la seconda di Monte San Giusto, due paesi in provincia di Macerata. Erano a Milano per lavorare e costruirsi un futuro.

Riccardo si era laureato all’Università Politecnica delle Marche nel 2012, con 110 e una tesi in International Business and Economics. Dopo la laurea magistrale aveva seguito un Master in Quantative Finance and Risk Management alla Bocconi, a Milano, e fatto esperienze alla Santoni Shoes e un corso e-Capital nelle Marche. Plurilingue, figura anche fra i fondatori dell’associazione culturale Primavera di Morrovalle.

Chiara stava muovendo i primi passi nel mondo della moda: “Cresciuta fra mucchi di scarpe da cucire e assemblare (i miei mi portavano spesso nell’azienda di famiglia), non potevo che dedicarmi al mondo della calzatura. Indipendente e determinata, dopo una formazione linguistica, ho preso la matita in mano, ed ho lasciato sfogare la mia creatività con disegni di calzature di vario genere“, racconta nei suoi profili social. Prima delle calzature, aveva fatto esperienza con l’abbigliamento, nell’ufficio prodotto dell’azienda Elisabetta Franchi. Non aveva abbandonato le grandi ambizioni, tanto da ritrovarsi “quasi per caso in un’azienda produttrice di accessori metallici e tessili per calzature, pelletterie ed abbigliamento“.

La terza vittima accertata è la milanese Micaela Masella, 43 anni, laureata alla Statale e responsabile eventi del centro studi coreografici del teatro Carcano nel capoluogo lombardo. La donna era in casa con il marito, il 51enne Giuseppe Pellicanò, e le due figlie di 7 e 11 anni, che sono rimasti tutti e tre feriti in modo grave. Le due bambine gravemente ustionate non sono in pericolo di vita. Secondo quanto riferisce l’ospedale, le bimbe presentano ustioni agli arti e al volto: la più grande sul 25% del corpo e la più piccola sul 43%: nel suo caso la prognosi e’ riservata per l’estensione dell’ustione. Il papà ha riportato ustioni sul 12% del corpo, un trauma cranico commotivo e una ferita lacerocontusa al capo. È sveglio, riferiscono i sanitari, e le sue condizioni generali sono stazionarie.

La procura di Milano è al lavoro sull’ipotesi di disastro colposo, “Abbiamo sentito un grandissimo botto, sembrava un terremoto. Ho chiamato io i vigili del fuoco. Qualcuno ha sentito odore di gas, io ho visto le fiamme. C’era un grande fumo e si è avvertita una forte onda d’urto: un serramento è arrivato fin qui. Ci sono vetri rotti nelle parti comuni. I danni maggiori sono stati accusati dai piani più bassi“, racconta Monica Bardi, che abita in un palazzo che sporge sul palazzo di via Brioschi 65, che ha anche il quarto piano con il cornicione a brandelli.

”Così ho salvato una bambina”
Poi il racconto di Andrea Gibella, che vive al civico 71, l’eroe che ha portato via una delle sorelline ferite nello scoppio. “Abito qua di fianco, ma ero al bar tabacchi seduto – racconta – ho sentito un boato, sono andato al portone di fianco e da lì ho visto che c’era questa bambina che andava avanti e indietro. Sono salito sopra, ho preso la bambina in braccio che mi ha detto: ‘Mi porti dalla mia mamma?’. Io ho detto: ‘Dov’è la tua mamma?’. ‘E’ in cucina’, ha risposto. E io: ‘Vabbè, adesso scendiamo’. Lei mi ha detto: ‘Tu mi stai salvando?’. E io: ‘Sì, gioia, ti sto salvando’. L’ho portata giù. Stava bene, era spaventatissima, ma stava bene“, mentre la sorella più piccola “era già in ambulanza“, perché “era scesa prima“. “Nel frattempo – ha aggiunto – si sentivano altre voci. Sono salito di nuovo: c’era una persona sotto il crollo, si vedeva la testa insanguinata e un’altra persona, non so chi. Abbiamo tolto un po’ di macerie e dopo venti minuti sono arrivati i pompieri“.

Nel giorno dei funerali delle vittime sarà proclamato lutto cittadino.

Kati Irrente

Giornalista per vocazione, scrivo per il web dal 2008. Mi occupo di cronaca italiana ed estera, politica e costume. Naturopata appassionata del vivere green e della buona cucina, divido il tempo libero tra musica, cinema e fumetti d'autore.

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