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Manuel Foffo e Marc Prato hanno sconvolto l’Italia intera dopo aver ucciso Luca Varani. Non tanto per l’omicidio, quanto per l’insensatezza e la crudeltà dell’atto. L’indole violenta di Prato si era già manifestata quando aveva picchiato un ragazzo in un altro festino, un mese prima del delitto.“Volevamo vedere che effetto fa uccidere qualcuno” ha detto Foffo al pm, raccontando un omicidio organizzato a tavolino con l’amico Marc mentre non erano più in sé per lo sballo.
Dopo due giorni passati a sniffare cocaina e a ubriacarsi, è infatti impossibile rimanere in sé. È tuttavia difficile pensare che tutti, in quelle condizioni, possiamo diventare dei mostri. Lo ha capito sulla sua pelle il povero Luca Varani, 23 anni: è stato scelto lui per provare l’ “ebbrezza” dell’omicidio. Ma poteva succedere anche ad altri amici o conoscenti di Foffo e Prato. Chi sono gli assassini del festino di via Giordani, dove uno studente è stato ucciso per soddisfare una macabra curiosità?
La confessione choc di Manuel Foffo
Manuel Foffo, 29 anni, è uno studente di Giurisprudenza. Proprietario della casa nel quartiere Collatino di Roma, figlio di ristoratori separati, con la mamma malata di depressione. Ha organizzato lui il festino. Ha lanciato lui l’allarme, confessando tutto al padre. In carcere con l’accusa di omicidio premeditato aggravato dai futili motivi e dalla crudeltà, ha raccontato come si sono svolti i fatti agli inquirenti. Una confessione da brividi, riportata da La Stampa. Ha detto di aver incontrato Marc solo tre volte, una delle quali hanno consumato un rapporto orale. “Lui è gay, ma io sono eterosessuale”, ha chiarito. Non voleva più vederlo ma invece “poi Marc mi ha cercato e così abbiamo deciso di drogarci e poi di uccidere qualcuno”. Si sono chiusi in casa per due giorni interi per sballarsi: “Senza mangiare e senza dormire. Ci siamo sballati con cocaina e alcol. Più volte abbiamo chiamato lo spacciatore che ci portava la sostanza. Non so essere preciso sulla quantità in grammi, ma abbiamo speso 1.500 euro. Faccio uso di cocaina da quando avevo 18 anni, ma in modo sporadico”. Venerdì 4 marzo, drogati, insonni, ridotti allo stadio bestiale, hanno deciso di “cercare qualcuno da ammazzare”. L’idea di contattare Luca sarebbe venuta a Marc: “Mi ha detto che si prostituiva. Nego però che tra noi ci siano stati rapporti sessuali”. Luca ha acconsentito a raggiungerli, convinto di dover consumare un rapporto sessuale a pagamento. Invece Marc e Manuel lo hanno drogato mettendo il metadone nell’alcol. Manuel possiede questa sostanza, l’Alcover, “perché me lo ha prescritto il medico, visto che ho sofferto di etilismo”. “Luca è andato in bagno, si è spogliato per fare la doccia ma si è sentito male. Marc lo ha aggredito e ricordo che gli ha detto che sia lui che io avevamo scelto che doveva morire. Mentre uccidevo non sono stato capace di fermarmi anche se a tratti ho provato vergogna per quello che facevo”, ha raccontato Manuel. E ancora: “Ho trovato io i due coltelli e il martello. La corda non so da dove è spuntata fuori. Abbiamo colpito tante volte. Non provavo piacere ma non riuscivo a fermarmi. Marc ha inferto la coltellata al cuore. Luca era ancora vivo prima di quella coltellata. Non so come mi sia potuto trasformare in un animale del genere”. Si sono addormentati vicino al cadavere. Qualche ora dopo l’omicidio, forse in un primo barlume di lucidità, Manuel è andato dal padre raccontandogli tutto. Walter Foffo è rimasto sconvolto ma lo ha esortato subito a costituirsi ai carabinieri. A Porta a porta ha raccontato che Manuel “era gonfio di cocaina, era ancora sotto effetto, aveva gli occhi di fuori. Non si capiva, gli ho detto: che significa? Spiegami bene”.
Marc Prato, dal flirt con Flavia Vento all’outing
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Marc Prato era considerato il classico bravo ragazzo figlio della Roma bene. Suo padre, Ledo Prato, è molto noto nell’ambiente culturale della Capitale. È segretario generale dell’Associazione Mecenate 90 e professore in diverse università in marketing dei beni e delle attività culturali. Da quel poco che si è appreso da vicini e conoscenti, la famiglia di Marc non aveva preso bene la sua scelta di lavorare come pr negli aventi. Volevano infatti che dopo la laurea in scienze politiche alla Luiss e il master in marketing a Parigi facesse carriera nel settore. Marc era gay: “Era un ragazzo timido, complessato per il suo fisico. Era grassottello, piccolo. Poi quando ha smesso di fingere di essere eterosessuale si è trasformato, è diventato un fico”, racconta un’amica. Nel febbraio 2014 era finito sul settimanale Oggi per un flirt con la show girl Flavia Vento, che si è detta scioccata. “Una fidanzata di copertura, niente più”, precisa l’amica. Eppure pare che vivesse come un disagio l’omosessualità, che volesse operarsi per diventare donna, ma che i genitori lo osteggiassero. Probabilmente la sua rabbia è esplosa anche per questo. L’ha provata sulla pelle un ragazzo di 29 anni durante un festino. Un mese prima dell’omicidio Varani, il pr aveva invitato a casa un coetaneo, si erano fatti di cocaina, poi lo aveva gonfiato di botte. La madre, non riuscendo a rintracciare il figlio, aveva intuito che si trovasse a casa di Prato e vi aveva mandato i carabinieri, che avevano scoperto la violenza. La denuncia è stata poi ritirata, ma gli inquirenti vogliono ascoltare il ragazzo picchiato. Intanto Prato, nel carcere di Regina Coeli, sta mettendo nero su bianco testimonianze ed emozioni in una lettera. Per il resto bocca cucita, a parte poche parole che ripete al suo legale: “Dovevo morire io. Ho fatto una cosa orribile. Sono pentito”. Motivo per cui dopo il delitto è andato in un albergo in zona piazza Bologna, vicino casa, e ha provato a suicidarsi ingerendo barbiturici. È stato salvato con la lavanda gastrica, prima di essere condotto in galera.
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