Ha chiamato il 911 per denunciare uno stupro ma è stata uccisa dagli agenti giunti sul posto che le hanno sparato all’addome mentre era in pigiama davanti casa. L’assurda morte di Justine Damond, insegnante di yoga originaria di Sydney, in Australia e trasferitasi a Minneapolis, USA, è al centro di numerose polemiche da una sponda all’altra dell’oceano. Justine, che di cognome faceva Ruszczyk e che si sarebbe dovuta sposare tra un mese col fidanzato Don Damond, aveva chiamato la Polizia perché aveva sentito le urla di una donna in un vicolo vicino casa: quando l’auto è arrivata sul posto, la donna si è avvicinata ancora in pigiama e col telefono in mano e ha bussato al finestrino. In quel momento l’agente, sceso dalla macchina, avrebbe fatto fuoco, colpendola all’addome. Altro dettaglio che sta facendo molto discutere è che le telecamere dell’auto della Polizia, che dovrebbero essere accese per legge, erano spente.
La famiglia di Justine ora chiede giustizia e vuole capire come è stato possibile che la donna sia stata uccisa dai poliziotti che lei stessa aveva chiamato per segnalare un probabile stupro in circostanze così assurde e ancora non chiare.
Al momento la Polizia non ha rilasciato una ricostruzione ufficiale di quanto avvenuto. Due gli agenti intervenuti sul posto dopo la chiamata ma al momento si conosce il nome solo di uno, Mohamed Noor, somalo-americano di 40 anni in servizio da due anni, che avrebbe sparato alla donna, anche se la Polizia di Minneapolis non ha confermato a livello ufficiale. Del secondo agente invece non si sa neppure il nome: secondo quanto riporta la stampa locale, entrambi sono stati sospesi dal servizio in attesa del processo, come da prassi.
Resta però molto altro da chiarire, a partire dal perché hanno sparato a una donna in pigiama di fronte casa, che aveva con sé solo il telefono e che per di più aveva chiamato la Polizia perché intervenisse in una situazione di probabile stupro. Non è chiaro neppure perché avessero le telecamere spente, cosa vietata dal regolamento. L’unica cosa certa è che Justine è morta per ferite di arma da fuoco all’addome, come ha confermato il medico legale, e che chi le ha sparato era sceso dalla macchina.
[didascalia fornitore=”ansa”]Fiori in memoria di Justine davanti casa a Minneapolis[/didascalia]
La vicenda di Justine Damond rischia di infiammare gli animi di una comunità già fortemente colpita da un altro omicidio da parte della Polizia. Il riferimento è alla morte di Philando Castile, afroamericano di 32 anni ucciso dall’agente Jeronimo Yanez durante un controllo di routine lo scorso luglio.
Castile era stato fermato per un fanale rotto, ha mostrato patente e libretto e, quando ha dichiarato di avere un’arma regolarmente registrata nel cruscotto, è stato freddato dal poliziotto, mentre la fidanzata, Lavish Reynolds, era al suo fianco e stava riprendendo tutto in diretta Facebook. In un secondo video registrato dalle telecamere sull’auto della polizia, si vede tutta la scena: dopo gli spari dall’auto è scesa anche la bimba della coppia che era seduta dietro. L’agente è stato assolto da ogni capo di imputazione qualche giorno fa.
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