I Coma_Cose sono tornati con un nuovo singolo, Chiamami, diventato in pochissime settimane già un vero e proprio successo. Il significato più profondo che si nasconde dietro al brano rappresenta in realtà uno specchio della società ed è su questo che vale la pena soffermarsi.
Da anni ormai i Coma_Cose riscuotono successi su successi. Ma in questo caso il più grande obiettivo centrato per loro è aver captato perfettamente cosa sta accadendo attualmente nella società odierna e averlo saputo raccontare, mettendolo in musica.
I Coma_Cose sono tornati. E lo hanno fatto con il botto, ma da una “posizione” inedita. Il duo, infatti, ha scelto una cabina telefonica – che nel 2022 fa molto vintage, ammettiamolo – allestita ad hoc per permettere loro di esprimersi, per presentare al loro pubblico il loro ultimo inedito. Che ovviamente si chiama Chiamami, non a caso ed è stato scritto ad otto mani insieme a Fabio Dalè e Carlo Frigerio,. I tantissimi fan accorsi per l’occasione in in Largo La Foppa a Milano, dov’era stata allestita la cabina, hanno poi alla fine assistito ad una sorpresa: i Coma_Cose hanno chiamato in prima persona il pubblico presente, tramite la cornetta (che era quindi reale).
Questo però non è affatto è il tipico caso del “libro che si giudica dalla copertina”. Chiamami è un titolo sì esplicativo, ma che in realtà nasconde un significato assai più profondo di quello che sembra. “Siamo tornati al nostro nucleo, alla nostra intimità che nel bene e nel male per il lavoro che facciamo spesso viene inevitabilmente distorta. Ci siamo sentiti fragili e ci siamo interrogati su tutti quei conflitti che ci circondano, sul senso delle cose in una contemporaneità che grida pietà sul ‘troppo di tutto’ e inevitabilmente ci siamo chiesti che senso ha oggi fare musica?”: con queste parole gli stessi Coma_Cose hanno raccontato la genesi del brano.
E ci pensa (anche) il video a dirci qualcosa in più: nelle immagini che si susseguono, infatti, vediamo i protagonisti del duo – Fausto Lama e California – divisi dal mare, apparentemente immenso e che, quindi, rende loro impossibile ritrovarsi, ed uniti solo dalla cornetta del telefono. Sarà proprio grazie a lei che i due riusciranno ad accorciare sempre di più le distanze e a ritrovarsi.
In effetti in parte è questo il significato del brano, ma per comprendere meglio dobbiamo addentrarci nei meandri del testo.
Attuale più che mai, Chiamami racconta di quanto a volte sia difficile riuscire a non perdersi in una società ormai inquinata, in cui siamo in realtà distanti da chi appare vicino e vicini a chi appare distante. Si tratta in pratica di “un urlo a chi ci manca”, come hanno affermato gli stesso Coma_Cose. In un’epoca segnata dalla pandemia, dalla guerra, dai disastri ambientali – “ho conosciuto le bombe, lo iodio, l’inverno, la schiavitù” – riuscire a trovare un appiglio nella tempesta è assai complicato. A questo si aggiunge l’orgoglio, che spesso spazza via i buoni sentimenti oppure quantomeno li offusca, misto alle troppe occasioni per perdersi che il mondo offre ogni giorno.
Tutto corre veloce ormai, con l’apparenza che sta superando la sostanza, le troppe distrazioni che ci circondano. Siamo sempre tutti troppo distratti, troppo presi da noi stessi, dalla vita, per accorgerci dell’importanza di chi abbiamo accanto. E così spesso ci allontaniamo da chi ci ama e chi amiamo, semplicemente perché non sappiamo fare altrimenti.
Eppure – e qui arriva il bello – chi davvero conta per noi non farà mai parte della “massa”. Sarà sempre la luce nell’oscurità di una società segnata dall’indifferenza (“Cercami, mi riconosci in mezzo a tutta la gente distratta”). Anche perché, ammettiamolo, le persone davvero importanti per noi sono anche le stesse su cui sappiamo di poter contare, che possono costituire per noi un porto sicuro dopo ogni tempesta, che possono aiutarci a rialzare dopo ogni caduta.
E poi chi ci ama davvero non ci lascia mai andare, nonostante il tempo, la distanza, la vita ed anche questo accade, trova sempre il modo di ritrovarci. Ed infatti: “Ci siamo persi ormai ma non cambia niente, so che ritornerai come fai sempre. Ho superato le onde di un mare che a volte mi butta giù per ritornare nel punto dove incontrarti e non c’eri più. Ho conosciuto le bombe, lo iodio l’inverno la schiavitù, ma c’eri sempre tu che mi tenevi su”.
Infine il brano si chiude con una strofa che rappresenta a sua volta il mondo contemporaneo, ma visto in un’ottica leggermente diversa: a volte avremmo bisogno solo di “un abbraccio” oppure di “uno slancio d’umanità”, eppure sono sempre tutti troppo distratti per accorgersene.
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