Chiara Ferragni vittima di bodyshaming oppure ‘colpevole’ di aver mentito sul caso Balocco?

Chiara Ferragni di recente ha lamentato sui social un’ondata di odio che le è finita letteralmente contro, dopo aver pubblicato un video in cui indossa la lingerie che pubblicizza per un importante brand di cui è testimonial. Questo però ha fatto sorgere a molti un dubbio: è questo per caso un tentativo dell’imprenditrice digitale di insabbiare la questione del pandoro Balocco che l’ha coinvolta di recente?

Chiara Ferragni
Chiara Ferragni – Nanopress

Chiara Ferragni da diversi giorni è al centro di una bufera mediatica: non molto tempo fa, aveva annunciato la sua collaborazione con Balocco, nota azienda dolciaria, che avrebbe destinato il ricavato ad un ospedale. Pare, però, che in realtà le vendite del pandoro limited edition in questione siano slegate del tutto dalla beneficenza e, nel frattempo, Chiara Ferragni anziché replicare e spiegare l’accaduto si è buttata sul tema del bodyshaming. Questo è un tentativo di passare da carnefice e vittima? Cercheremo di capirci un po’ di più.

Chiara Ferragni e il video incriminato

“Balocco presenta il pandoro Chiara Ferragni per sostenere l’ospedale Regina Margherita. La delicatezza del pandoro si unisce all’estro creativo di Chiara Ferragni. Balocco e Chiara Ferragni sostengono la ricerca contro i tumori infantili, finanziando un percorso di ricerca promosso dall’ospedale Regina Margherita di Torino”: questo il post comparso sui social della famosissima azienda dolciaria qualche giorno fa. L’intento quindi è chiarissimo: lanciare una linea di pandori limited edition – a quanto pare con zucchero rosa sopra – by Chiara Ferragni che, in qualità di indiscussa regina del web, potrebbe far fruttare non poco denaro da destinare ad uno scopo benefico. Tutto il ricavato, infatti, dovrebbe essere destinato all’ospedale Regina Margherita di Torino. Dovrebbe appunto (ma ci arriveremo dopo).

“Perché allora il titolo di questo articolo parla di bodyshaming?”, qualcuno potrà obiettare. In effetti questa introduzione apparentemente non ha alcun nesso con i commenti “misogini” comparsi sul profilo della metà dei Ferragnez. Ma attenzione, perché in realtà le due tematiche sono legate a doppio filo. E ce lo spiega Selvaggia Lucarelli, che si è scagliata (di nuovo) contro l’imprenditrice digitale sui social.

Tutto è partito quando Chiara ha postato un video-sfogo in cui si lamentava del fatto che molti suoi utenti parlassero del suo aspetto fisico (definendola addirittura “manico di scopa” per il suo essere “senza forme”) e la criticassero per il suo abbigliamento alla luce del fatto che è mamma. Come se una donna con due figli a casa non possa decidere – a 35 anni, ma anche a 40, 50 e così via – di vestirsi come desidera e di indossare ciò che semplicemente la fa sentire a suo agio.

Ecco, il focus sarebbe dovuto essere questo: perché nel 2022, ci sentiamo ancora in diritto – oppure in dovere, che dir si voglia – di giudicare una persona dall’aspetto fisico? Non ci sono bastati decenni di “l’abito non fa il monaco”, anni di bodyshaming condannato, mesi trascorsi sui social a vedere video e leggere post di Vip alle prese con commenti negativi e indignati per questo. No, non ci è ancora bastato nulla di tutto ciò, perché il web è pieno di haters e gli haters sono per definizione pieni di odio represso e contro la cattiveria ci sono poche armi purtroppo.

E così ci siamo trovati a dover sentire persino Chiara Ferragni – abituata alle critiche da quando aveva 19 anni e sempre calma, pacata e “superiore” rispetto alle critiche – “fate schifo” riferito alla valanga di insulti comparsi sotto al video pubblicato per pubblicizzare una nota marca di lingerie di cui è testimonial. Le sue parole sono state, come sempre, chiarissime, semplici, ma efficaci: Commenti misogini, in cui mi si prende in giro per il mio aspetto fisico, o perché sono mamma. Li leggo da quando avevo 19 anni, sono cresciuta con l’idea che la gente spara schifezze tutto il giorno. Non fate finta che questa sia libertà di pensiero, questa è maleducazione sotto tutti i punti di vista. Cosa state insegnando agli altri? Secondo me fate schifo”. 

Ecco, questa è una chiave di lettura interessante: la linea di confine tra libertà di pensiero ed educazione è sottile (ma neanche tanto) e alcuni commenti ci camminano proprio sopra. Basta una folata di vento per cadere dall’una e dell’altra parte però e spesso chi precipita lo fa dal lato sbagliato.

I social sono diventati un mezzo per esprimersi liberamente – ecco la succitata libertà di pensiero – ma spesso chi lo fa, lo fa in modo da ledere poi altri valori, come il rispetto, la dignità umana e, perché no, anche la libertà altrui. Chiunque può decidere infatti cosa indossare, cosa pubblicare, cosa dire. E se è vero che, allo stesso modo, chiunque può decidere di commentare, lo è altrettanto che però dovrebbe farlo sempre seguendo la linea del buon senso, del buon gusto e dell’educazione. Poter parlare non significa affatto poter dire tutto ciò che si pensa esattamente come lo si pensa, perché questo va bene solo finché non lede la sensibilità altrui, poi appunto diventa solo maleducazione (e su questo punto pochi possono controbattere probabilmente).

Balocco
Balocco – Nanopress

C’è un però: per dovere di cronaca, dobbiamo fornire ai lettori anche l’altra chiave di lettura, quella fornitaci da Selvaggia Lucarelli, così che poi alla fine ognuno possa farsi una sua idea sull’argomento.

L’obiezione di Selvaggia Lucarelli

Come abbiamo anticipato, Selvaggia Lucarelli, nota soprattutto per il suo modo di parlare sempre schietto, a tutti i costi, ha fatto notare che nella pubblicità del pandoro della Ferragni c’è qualcosa che non torna. La giornalista, infatti, ha deciso di approfondire il tema e ha scoperto una notizia che ha spiazzato letteralmente tutti: la donazione al Regina Margherita sembra esserci già stata, quindi perché le vendite continueranno ad andare avanti fino alla fine delle feste?

La Lucarelli ha così deciso di contattare l’ospedale in questione. L’unica ad aver parlato – com’è riportato su Domani – è stata la dottoressa Franca Fagioli che si è occupata direttamente del progetto e che ha affermato: “La donazione non è ancora avvenuta perché riceveremo la cifra alla fine di questa campagna di raccolta fondi con la vendita di questo pandoro. Abbiamo presentato un progetto a Balocco in cui chiedevamo della strumentazione per la ricerca nel settore dei sarcomi e loro hanno proceduto con questa campagna di comunicazione. (…) Prima vendono e poi donano“.

Ad aver voluto dire la sua è anche l’ufficio stampa Balocco che, come si legge su IlFattoQuotidiano ed è riportato sempre nel lungo articolo di Domani, ha affermato: “Non c’è una diretta proporzione tra il numero di pandori venduti e la quota che viene destinata al progetto. Ferragni e Balocco hanno deciso insieme il destinatario della donazione e Balocco ha fatto una donazione al Regina Margherita. Poi detta tra noi si è voluto sottolineare la sinergia di intenti tra i due soggetti ma a tutti gli effetti è una donazione di Balocco“. Quindi la Ferragni riceve un compenso dall’azienda, ma il numero di panettoni che riesce a far vendere con la sua influenza non ha alcun nesso con la donazione effettuata. Quindi, di fatto, pare che non ci sia una linea diretta tra lei e l’ospedale, perché tutto ciò che verrà erogato deriverà direttamente dalla Balocco.

Cosa ha fatto quindi la Ferragni? Assolutamente nulla. Dopo la diffusione di queste notizie ha preferito non aggiungere nulla, ha preferito non commentare in alcun modo quanto è accaduto e il suo è visto da molti come un tacito assenso. Che sia quindi la questione del bodyshaming un tentativo dell’imprenditrice digitale di insabbiare la vicenda? “Chiara Ferragni riceve insulti dal giorno uno del suo approdo sul web che sono pari allo 0,1 per cento dei complimenti sulla sua fig***ine ma ne fa un caso quando le serve spostare il focus da ‘cinica imprenditrice del pandoro’ a ‘neo vittima degli hater’. Grande classico del metodo Ferragnez”: queste le parole di Selvaggia, che non meritano alcuna spiegazione, perché sono già chiarissime così.

Adesso la questione è questa: se da un lato è verissimo che “il libro non si giudica mai dalla copertina” e che criticare – anche usando parole pesanti – una persona per il suo aspetto fisico è un colpo bassissimo, non lo è altrettanto che forse è ancora peggio strumentalizzare la questione del bodyshaming per far scivolare in secondo piano un tentativo mal riuscito di far passare per benefica un’iniziativa che in realtà non lo è affatto (sempre però se così fosse davvero, al momento non abbiamo alcuna certezza assoluta)?

Come ha spiegato – anche questa volta in modo impeccabile, dobbiamo ammetterlo – la Lucarelli, a proposito dell’utilizzo dei commenti degli haters per creare un caso mediatico: “Una certa quantità di insulti, offese, odio è ormai endemica, specialmente se si è personaggi esposti. Lo sappiamo bene, lo sappiamo tutti. Prendere qualche commento sciocco o brutto tra mille belli e lusinghieri e far passare la manciata di insulti per una shitstorm in corso è disonesto. Sappiamo distinguere bene una shitstorm da qualche commento degli imbecilli di turno. Sappiamo capire bene, come direbbe la più nota imprenditrice digitale, quale sia il sentiment prevalente”.  

Insomma, traducendo, se su mille commenti, 900 sono positivi e 100 negativi puoi scegliere da che punto guardare la storia e, soprattutto, come raccontarla: puoi decidere di leggere solo i primi e trascurare i secondi, considerandolo un “fenomeno endemico” per dirlo alla Lucarelli, oppure puoi optare per un’altra soluzione, che consiste nell’osservare in chiave pessimistica la faccenda, bypassando i commenti positivi e soffermandoti solo su insulti, cattiverie gratuite, offese e facendole passare come odio di massa, anche se la mole di negatività è di gran lunga inferiore a quella di positività (e quindi odio di massa non è).

“L’odio è qualcosa di più complesso di questa roba qui”, tuona ancora la giornalista, che poi chiede spiegazioni alla Ferragni: “Non pretendo chissà quale approfondimento sul tema da Chiara Ferragni, ma neppure la para***ata vittimistica ad orologeria. Era più educativo e rispettoso per chi la segue e ha acquistato il dolce rispondere sul caso del pandoro. (…) Noi attendiamo sempre che ci spieghi il legame tra il pandoro e la causa benefica”.

Ma non finisce neanche qui, perché ad avvalorare la tesi, a detta sempre del web, è anche il fatto che Jolanda Renga – la figlia di Ambra Angiolini e Francesco Renga – proprio di recente abbia pubblicato un video in cui risponde proprio agli haters che la criticano per il suo aspetto fisico, divenuto virale in pochissime ore, cosa che quindi ha reso il tema bodyshaming più caldo che mai. Chiara Ferragni, quindi, potrebbe – il condizionale ovviamente è d’obbligo – essersi collocata volutamente sulla scia di popolarità che un argomento simile in questo momento ha sui social, per usarlo a suo vantaggio e passare da carnefice (per aver mentito sulla questione pandoro) a vittima (per essere stata presa di mira dagli odiatori per via del suo corpo e del suo abbigliamento).

Adesso la questione è però capire se in effetti la moglie di Fedez abbia davvero cavalcato l’onda del momento e usato i commenti negativi per accendere i riflettori su questo tema e fare ombra quindi sulle sue “menzogne” oppure sia davvero indignata ormai, dopo anni di insulti, per quello che il web riesce a dire sul suo conto. Entrambe le opzioni potrebbero essere realistiche del resto, almeno finché non si avrà qualche certezza in più.

Ci sono diversi modi per guardare anche questa storia (così come i commenti che si ricevono sui social): da un lato possiamo scegliere di credere alla buona fede della Ferragni, augurandoci che non sia in grado di giocare su un tema delicato come quello della donazione benefica ad un ospedale, dall’altro possiamo invece credere alle parole di Selvaggia Lucarelli e prenderle come veritiere, fermo restando che la nota stonata è che l’imprenditrice digitale, sempre attiva sui social, non abbia ancora replicato, cosa decisamente strana per lei.

L’unica cosa da fare è attendere per capire se ci saranno nuovi sviluppi: ai posteri l’ardua sentenza. Nel frattempo, ognuno è libero di pensarla come vuole su questo tema (del resto, siamo in piena libertà di opinione, no?).

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