Si possono avere le ferie o un permesso per prendersi cura della propria salute mentale? Alla Olark, azienda che si occupa dei software per le live chat, sì. La conferma arriva da una dipendente della società, Madalyn Parker, web developer di Ann Arbor, Michigan, che sul suo profilo Twitter ha pubblicato la risposta del Ceo alla sua richiesta. La giovane ha scritto al team per avvisare che si sarebbe presa due giorni per “concentrarsi sulla sua salute mentale” e che sarebbe ritornata “rinata” e “al 100%“. Non si aspettava però che a rispondere fosse direttamente il Ceo della società Ben Congleton che non solo gliele ha concesse, ma l’ha ringraziata per aver ricordato l’importanza della salute mentale e per aver rotto un tabù che vige in molte aziende.
“Ciao team. Mi prenderò oggi e domani per prendermi cura della mia salute mentale. Spero di tornare operativa la prossima settimana fresca e al 100%“, era stata la mail inviata da Madalyn.
[twitter code=”https://twitter.com/madalynrose/status/880886024725024769”]
“Ciao Madalyn voglio ringraziarti personalmente per aver inviato una mail come questa. Ogni volta che lo fai, mi ricordo l’importanza di usare i giorni di malattia per prendersi cura del proprio benessere mentale. Non posso credere che questa non sia una pratica così diffusa in altre aziende. Sei un esempio per tutti noi e ci aiuti a rompere questo tabù“, è stata la risposta del Ceo.
La giovane ha chiesto il permesso di pubblicare lo scambio di mail su Twitter per sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema della salute mentale, la depressione e le diverse patologie che spesso si portano dietro lo stigma della società, per cui le malattie mentali non sono “vere” malattie.
La risposta è diventata virale con migliaia di click e condivisioni, ma Congleton è andato ben oltre. In un post su Medium, il Ceo ha voluto approfondire il tema, partendo dalle testimonianze che molti utenti hanno lasciato al tweet di Madalyn.
“Non mi aspettavo così tanta visibilità, ma sono contento di avere avuto un impatto positivo su così tante persone“, scrive Congleton. “È incredibilmente difficile essere onesti sulla propria salute mentale anche nel più tipico posto di lavoro” perché “anche nell’ambiente più sicuro è ancora raro essere diretto con i colleghi” come invece ha fatto la sua collaboratrice.
Quello che lo ha davvero sorpreso sono state le risposte al tweet in cui le persone raccontavano dei no ricevuti sul posto di lavoro alla richiesta di permessi o ferie per problemi di salute mentale.
“È il 2017. Non riesco a credere che sia ancora controverso parlare di salute mentale sul posto di lavoro quando 1 americano su 6 è in cura per la salute mentale“, scrive Congleton, riportando anche il dato dei congedi retribuiti per malattia, richiesto “solo dal 73%” dei lavoratori americani.
“È il 2017. Siamo un’economia della conoscenza e i nostri lavori richiedono prestazioni mentali sempre al massimo. Quando un atleta è ferito, si siede sulla panchina e si riprende – conclude -. Dobbiamo smettere di credere che per il cervello sia diverso“.
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