Il Pubblico registro automobilistico (Pra) gestito dall’Automobile Club d’Italia (Aci) è sopravvissuto alla spending review durante il governo Monti, ma ora è di nuovo sotto le lenti d’ingrandimento della spesa pubblica. Si torna dunque a parlare di chiudere il Pra, ritenuto costosissimo doppione della Motorizzazione civile di cui molti invocano da tempo la soppressione e che non piace proprio al Vice Ministro dei Trasporti e delle infrastrutture Riccardo Nencini: “Se vogliamo far risparmiare denaro ai cittadini e dare maggiore efficienza al servizio non ci sono alternative“.
Già nel marzo del 2014 l’ex commissario alla spending review ed economista Carlo Cottarelli aveva alzato le mani per invocare una riforma della Motorizzazione Civile e dell’Aci in quanto considerate degli sprechi di denaro. Un inutile e costoso doppione considerato uno dei peggiori esempi dell’esasperante burocrazia italiana.
In cifre il Pra costa agli italiani la bellezza di 230 milioni l’anno che sono il risultato di 27 euro sborsati da circa 8 milioni di automobilisti. Senza parlare delle 48 euro di imposte di bollo sulla vendita di ogni auto e per il certificato di proprietà.
E su questo tasto anche l’attuale ministro dei Trasporti Graziano Delrio non ha dubbi. La chiusura del Pra è un passo da compiere. L’argomento sarà in discussione alla Camera nella prossima settimana.
Vedremo se anche questa volta la burocrazia tricolore e i soliti “dinosauri” dietro le quinte riusciranno a salvare una sanguisuga che non serve più a nulla.
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