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Categories: Cronaca

Chloe Ayling, modella rapita a Milano: cosa non torna nella sua ricostruzione

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Chloe Ayling, la modella inglese rapita in Italia: il suo caso ha tutto ciò che serve per prendersi le prime pagine dei giornali. Specialmente in estate. Il lieto fine – niente vendita in rete, a casa sana e salva – non fa che dare fiato ai complottisti, a coloro che sempre e comunque non credono alle storie con punti oscuri. In questo caso, però, qualcosa che non torna c’è davvero. Andiamo a esaminare i punti oscuri.

Iniziamo proprio dalla fine. Il carceriere pentito dopo una settimana libera la ragazza, la porta al consolato britannico di Milano e si fa addirittura arrestare. Come in un film, dove il bene vince quasi sempre sul male. Lui, il polacco Lukasz Herba, 30 anni, delle Midlands occidentali, aveva chiesto all’agenzia della modella – molto quotata, con 165mila follower su Instagram – un riscatto di 300mila bitcoin perché la ragazza non venisse messa all’asta. Cosa è scattato nella testa del carceriere per liberare Chloe dopo una settimana?

L’avrebbe rilasciata dopo aver scoperto che aveva un figlio. Secondo le regole del ‘Black death group’, che si occupa di traffici illeciti in rete – una madre non deve mai essere rapita. Il polacco avrebbe dunque dovuto riparare a un errore dopo che il suo capo lo aveva rimproverato furiosamente. Le contraddizioni: Lukasz dice a Chloe che non può più liberarla perché qualcuno ha già dimostrato interesse per lei, ma poi la porta al consolato a condizione che non indaghi sul rapimento. O meglio: Chloe avrebbe dovuto dire solo alcune cose alla stampa, non parlando mai del gruppo visto che non era stata trattata male.

Sulla modella ci sarebbe pendente una minaccia di morte. Intanto, lei dovrebbe comunque dare all’organizzazione 50mila sterline, in bitcoin. E poi: “Nel momento in cui non rispetterai anche solo uno di questi punti, sarai uccisa”. Finora, effettivamente, la modella inglese ha fatto un racconto a spizzichi e bocconi della vicenda: “Mi ha detto che aveva fatto più di 15 milioni di euro negli ultimi cinque anni. Mi ha spiegato che tutte le ragazze sono vendute nei paesi arabi. Quando l’acquirente è stanco di una ragazza, o la dà ad altre persone o in pasto alle tigri”.

Riassumendo: il rapimento c’è stato, il tentativo di vendita all’asta pure. L’anestetico sì. Tutte cose provate. Chloe è andata a comprare un paio di scarpe insieme al suo rapitore (perché?). Racconta di almeno cinque sequestratori, mentre agli inquirenti risulta solo Herba con il fratello. I rapitori le hanno fatto un’iniezione all’avambraccio destro, nonostante lei indossasse un giubbino a maniche lunghe, tipo chiodo, di colore rosa. Herba dà alla ragazza un biglietto da visita con indicato un indirizzo mail da contattare per avere informazioni e che avrebbe dovuto veicolare ai mass media per fare pubblicità a Black Death, di cui però ha detto di non parlare.

Alessandro Pignatelli

Alessandro Pignatelli è stato collaboratore di Nanopress dal 2016 al 2018, occupandosi principalmente di cronaca e sport.

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