[veedioplatform code=”2d3aafee8f630fb1d35635244d2726f8″]
Addio all’autore di Johnny B. Goode: Chuck Berry è morto a 90 anni a Saint Charles, nel Missouri, lasciando un vuoto incolmabile nel mondo del rock and roll, del quale era peraltro considerato uno dei padri insieme a Elvis Presley, Little Richard e Jerry Lee Lewis. Nato a Saint Louis il 18 ottobre 1926 in una famiglia piuttosto agiata, visse però un’adolescenza turbolenta che lo condusse addirittura in carcere per rapina a mano armata. Uscito dal riformatorio, riscattò la sua vita grazie alla musica e in soli tre anni, dal 1955 al 1958, scrisse tutti i capolavori che l’avrebbero introdotto per sempre nella leggenda del rock, tra cui Maybellene, Roll Over Beethoven, Thirty Days, You Can’t Catch Me, School Day, Johnny B. Goode e Rock and Roll Music.
Il commento unanime di tutti gli esperti di musica è che senza Chuck Berry non ci sarebbero state le grandi star del rock degli anni ’60 e di quelli successivi: non solo perché Chuck introdusse un modo nuovo di suonare la chitarra elettrica (nel suo caso la mitica Gibson ES-335 cherry red), ma soprattutto perché fu il primo a scrivere testi che trattavano temi e argomenti cari alla gioventù dell’epoca, una categoria sociale che fino a quel momento nessun musicista aveva mai preso seriamente in considerazione. Del resto John Lennon, non uno qualsiasi, soleva spesso dire: ‘Se volete chiamare il rock in un altro modo chiamatelo Chuck Berry’, mentre i Beach Boys avevano composto il loro leggendario inno Surfin’ USA prendendo spunto (illecitamente, infatti poi furono costretti a pagare i danni) dalla sua Sweet Little Sixteen, e gli stessi Rolling Stones proposero all’inizio diverse cover di Chuck Berry (Come on, Carol, ecc.).
Superato un altro guaio giudiziario piuttosto grave (si beccò una condanna a cinque anni di prigione, ridotti poi a tre, per aver avuto rapporti sessuali con una ragazza minorenne), a metà degli anni ’60 Chuck Berry tornò a sfornare dischi a ripetizione e ad esibirsi in numerosissimi concerti in tutto il mondo, con una media di 70/100 spettacoli all’anno. Nel 1979 su richiesta personale del presidente Jimmy Carter, fu persino chiamato a suonare alla Casa Bianca.
A metà degli anni ’80 Chuck Berry divenne popolarissimo anche presso le generazioni più giovani grazie al film Ritorno al Futuro di Robert Zemeckis, e in particolare per merito della mitica scena in cui Michael J. Fox/Marty McFly suona una vigorosa versione di Johnny B. Goode davanti all’attonito pubblico della festa da ballo del liceo (e a un certo punto si vede un certo ‘Marvin Berry’ che telefona a suo ‘cugino Chuck’ per fargli ascoltare ‘quel nuovo sound che sta cercando’). Negli anni ’90 fu invece Quentin Tarantino ad omaggiarne la leggenda con la celebre scena della gara di ballo interpretata da John Travolta e Uma Thurman sulle note di You Never Can Tell, una delle canzoni più famose di Chuck Berry.
Chuck Berry è morto il 18 marzo 2017 poco prima della pubblicazione del suo nuovo album intitolato ‘Chuck’. Perché, come aveva dichiarato di recente, ‘la mia voce è andata, i miei polmoni non funzionano più bene, non ci vedo molto, ma voglio ancora fare musica’.
La corretta gestione del Sistema Tessera Sanitaria rappresenta un aspetto fondamentale per tutti gli operatori…
Il volto di una madre che ha perso una figlia racconta spesso più di mille…
Un silenzio solenne avvolgeva le strade, rotto solo dal suono cadenzato dei passi e dal…
Ci sono momenti in cui sembra impossibile mantenere la concentrazione. La mente vaga, le distrazioni…
La stagione fredda porta con sé molte domande sulla routine quotidiana, ma c’è un gesto…
Se c'è un momento in cui tutto sembra sospeso, è quando un atleta raggiunge un…