Risulta che i polli allevati negli allevamenti italiani vengano selezionati per ottenere più carne possibile, questo è preoccupante.
Così la pensa l’Unione Europea, secondo la quale la selezione genetica ha forti ripercussioni, anzi disastrose. L’Italia è fra i Paesi che sfruttano le razze di polli più adatte per una crescita maggiore di carne, in particolare i broiler, ma il governo si difende dalle accuse di non tutela di questi animali e lo fa con le parole del ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida. Facciamo un focus sulla situazione per capire bene di quale problema stiamo parlando.
L’Unione Europea ha espresso ancora una volta la sua contrarietà per gli allevamenti intensivi, o meglio quelli che non tengono conto del benessere degli animali ma guardano solo a una maggiore produzione di carne.
Per la Commissione europea, le selezioni genetiche per ottenere crescite accelerate di petto e coscia sono molto dannose e costituiscono il 98% dei 550milioni di polli macellati ogni anno nel nostro Paese. Tuttavia il governo italiano non è rimasto in silenzio ad ascoltare le accuse e, in effetti, proprio pochi giorni fa è stata frenata la produzione di carne coltivata attraverso un apposito disegno di legge.
Tanti esponenti del governo parlano ancora di carne naturale ma tutti storcono il naso rispetto a questa definizione, basti vedere come un pollo broiler era negli anni Cinquanta e come è adesso: notevolmente più grande e carnoso, è la razza che meglio si presta per la produzione di carne, con qualche aiutino in più forse non proprio naturale come sostiene il governo.
Tuttavia il sottosegretario dell’Agricoltura, Patrizio Giacomo La Pietra, continua a parlare di progressi scientifici che hanno permesso negli anni di affinare le tecniche di allevamento per guardare non solo alla produzione di carne ma anche al benessere dei polli e alla sostenibilità della produzione. Lo ha affermato in un’interrogazione in Parlamento sottoscritta da diversi senatori e rivolta al ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida.
Non sono di questo parere le autorità europee che si occupano di Sicurezza Alimentare, in quando è stato riconosciuto che la selezione genetica dei polli a rapido accrescimento ha ripercussioni disastrose sulla loro qualità di vita. Al contrario di quanto sostengono i nostri esponenti politici infatti, questo non consente di tutelare i polli né di rendere sostenibile la produzione della carne e a dire questo è stato Matteo Cupi, vicepresidente di Animal Equality Europa.
L’interrogazione parlamentare che abbiamo appena citato c’è stata a marzo e nel testo si cita una denuncia dell’anno scorso presentata proprio dall’associazione presso la Commissione Europea contro i 27 Stati membri per aver violato la normativa europea sull’allevamento della razza broiler, con lo scopo di ottimizzare la produzione industriale.
Sono 60 miliardi i polli he vengono uccisi ogni anno per l’alimentazione umana, in una quantità di circa 8 volte maggiore al numero della popolazione mondiale. Nel corso degli anni le pratiche di allevamento sono cambiate molto e nell’interrogazione si legge come queste appaiano in contrasto con quanto stipulato nell’articolo 13 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea, che riconosce gli animali come esseri senzienti, ma anche con una direttiva del 1998 che vieta di provocare sofferenze o lesioni inutili a questi ultimi.
Nel testo si chiedeva di far luce sulle strategie utilizzate negli allevamenti per rispondere alla richiesta dei consumatori. Dopo aver precisato che il benessere degli animali viene al primo posto, il sottosegretario La Pietra ha precisato che l’argomento è di competenza del ministero della Salute poiché questo è l’organo che pianifica i controlli negli allevamenti emanando ogni anno un Piano per il benessere degli animali ma finora questo non è stato sufficiente per garantire la tutela dei polli e lo dimostrano molto bene le inchieste e le denunce arrivate sui tavoli di diverse Procure in tutta Italia. Abbiamo parlato di polli ma il problema è esteso anche ad altri allevamenti, come quelli di bovini e suini.
Alcuni dati hanno dimostrato che il pollo broiler ha un aspetto notevolmente diverso da quello della stessa razza negli anni Cinquanta, in effetti se prima bisognava aspettare 112 giorni perché l’animale raggiungesse poco più di un chilo di peso, oggi con un mese e mezzo abbiamo un pollo di 2 chili e mezzo.
Questi animali vengono additati come mostri specialmente dagli animalisti che da sempre si battono contro gli allevamenti, soprattutto quelli intensivi e crudeli dove non si guarda alla vita dell’animale ma solo alla necessità di farlo ingrassare velocemente e tramutare quella carne in soldi.
Quando alle competenze del dicastero dell’Agricoltura, il sottosegretario ha ricordato che il miglioramento genetico delle specie che vengono allevate è in atto da molti anni per incrementare la produzione ed evitare crisi alimentari.
La crescita più veloce dunque sarebbe solo il risultato di migliori tecniche di allevamento affinate da una settore scientifico sempre più all’avanguardia. Sostiene poi che questo permette anche di tutelare gli animali con una normativa europea e italiana che non ha eguali a livello internazionale.
È sempre però lo stesso La Pietra a parlare di revisione dell’attuale legislazione europea sul benessere animale, perché ha dimostrato che non tutti gli obiettivi prefissati sono stati raggiunti e ci sono zone d’ombre, come per l’aspetto dei controlli.
Dopo la denuncia presentata nel giugno dell’anno scorso da Animal Equality, la Commissione Europea ha riconosciuto il problema e ha annunciato che si stanno valutando quali interventi fare per affrontare le conseguenze negative dei metodi di allevamento troppo drastici.
Nel frattempo l’associazione non è stata con le mani in mano e ha anche presentato una petizione per fermare lo sfruttamento e la selezione genetica, chiedendo al nostro governo di supportare i polli broiler, totalmente abbandonati al rapido accrescimento, a partire dal nostro Paese.
Abbiamo nominato più volte questa razza nel corso dell’articolo, si tratta del pollo comune allevato esclusivamente per produrre carne. Con il termine broiler si indicano tecnicamente i pulcini destinati a questo scopo.
La razza è il risultato di vari incroci di razze, si tratta quindi di un meticcio e questi animali vengono trasportati dalle incubatrici direttamente negli allevamenti, dove vengono nutriti con mangime composto prevalentemente da frumento, mais e soia.
Gli allevamenti vengono allestiti in grandi capanni attrezzati per raggiungere una temperatura fresca d’estate e calda in inverno, nutrire i polli con mangiatoie collegate direttamente a dei silos e ovviamente abbeverarli.
Il ciclo di vita di un pollo broiler varia dai 40 ai 60 giorni, ma come abbiamo detto è sufficiente poco più di un mese ad oggi per fargli raggiungere il peso giusto per poi essere condotto al macello. In Italia le autorità veterinarie controllano attentamente gli allevamenti e nessun medicinale può essere somministrato, infatti le stesse controllano poi che i polli siano idonei al consumo umano.
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