Il tema delle accise, il cui sconto tagliato dal governo di Giorgia Meloni ha causato l’aumento dei prezzi dei carburanti in tutta Italia – ma in alcune zone un po’ di più -, sta facendo traballare anche la maggioranza stessa. Forza Italia e Silvio Berlusconi in particolare, infatti, non sarebbero contenti delle mosse della premier che ha mandato un messaggio chiaro ai suoi alleati: “Governeremo per cinque anni, malgrado i bastoni fra le ruota delle opposizioni, e non solo”.
Sull’argomento, tra l’altro, era stato chiaro anche Francesco Lollobrigida, ministro dell’Agricoltura e del Sovranismo alimentare, nonché fedelissimo della premier. Perché non può essere che i forzisti prima condividano le scelte dell’esecutivo e poi se ne lamentino con i giornali e con le tv.
Pochi giorni prima del 22 ottobre, giorno in cui Giorgia Meloni è diventata ufficialmente la prima presidente del Consiglio donna della storia della Repubblica italiana, i racconti parlavano di tensioni in quella che poi sarebbe diventata la maggioranza di governo. In particolare, era proprio la leader di Fratelli d’Italia a non concepire le prese di posizione, per alcuni ruoli chiave, di Silvio Berlusconi, numero uno di Forza Italia.
Da Licia Ronzulli, per cui il Cavaliere pretendeva un posto di primo piano nell’esecutivo, a Maria Elisabetta Alberti Casellati che doveva diventare la nuova Guardasigilli, i due presidenti si sono chiariti in una riunione a via della Scrofa, la sede del partito della premier, in cui ha vinto la linea di Meloni, che ha però dovuto cedere sul fatto di avere due vice, tra cui Antonio Tajani, coordinatore nazionale dei forzisti e braccio destro dell’ex presidente del Consiglio.
Se questi possono essere considerati screzi passati, e superati, ce ne potrebbero adesso degli altri che, pur non mettendo in discussione la tenuta del governo di centrodestra, ne minano la credibilità e un possibile (e molto probabile) successo alle elezioni regionali nel Lazio e anche in Lombardia del 12 e 13 febbraio.
A Berlusconi pare, infatti, che non sia piaciuto il modo in cui l’esecutivo abbia trattato il tema del caro carburanti, nello specifico la scelta di non rinnovare il taglio delle accise introdotto dal governo di Mario Draghi nel marzo dell’anno scorso proprio per porre un freno all’aumento di benzina e gasolio che, ora, ha rifatto capolino.
In un primo momento, nel Consiglio dei ministri del 10 gennaio, nonostante le pressioni esterne, si era deciso di proseguire nella linea tracciata nell’approvare la manovra finanziaria, posizione ribadita anche dalla leader del primo partito italiano anche nel suo format social, “Gli appunti di Giorgia“. Poi la retromarcia, dovuta agli scioperi, poi congelati, dei gestori dei carburanti e ad altre pressioni ancora: il taglio ci sarà qualora il prezzo continuasse a salire alle stelle.
Ecco, già durante la discussione per la legge di bilancio, sia Forza Italia sia la Lega avevano posto il tema che non prorogando lo sconto si sarebbe potuti incorrere in una situazione simile a quella che si sta vivendo ora. Ma si è comunque andati dritti per aiutare concretamente gli italiani utilizzando i fondi sul caro bollette, un altro annoso problema causato dal conflitto tra Russia e Ucraina. Pur essendo, queste misure, sacrosante, “si poteva evitare” quello che è successo, anche perché inficiano direttamente sull’elettorato a cui loro, azzurri in primis, si rivolgono.
Secondo quanto dicono da Repubblica, l’ex premier non parlerà pubblicamente fino a domani, in occasione della presentazione delle liste per il Pirellone di Forza Italia, potrebbe usare modi concilianti, oppure potrebbe fare una delle uscite delle sue, quelle degli ultimi tempi, e creare un problema per la maggioranza molto più importante di quelli di ora, in cui sono semplicemente sussurrati.
Meloni, in tutto questo, che ha deciso di fare? Pubblicamente, la premier non ha più parlato del caro benzina, non l’ha fatto neanche ieri alla convention di Milano, piuttosto ha deciso di mandare un messaggio forte e chiaro a chi non crede che il suo governo possa durare quanto la legislatura. “Staremo cinque anni al governo malgrado i bastoni fra le ruote dell’opposizione e non solo“, ha detto la premier forse rivolgendosi principalmente alla stampa, rea di aver veicolato dei contenuti sbagliati sull’aumento dei prezzi dei carburanti, che a Forza Italia e a Berlusconi, ma chissà.
Sicuramente più chiaro è stato il suo braccio destro, nonché cognato e ministro dell’Agricoltura e del Sovranismo alimentare, Francesco Lollobrigida. Di “tensioni particolari in maggioranza” non ce ne sono, ha chiarito in un’intervista al Corriere della Sera, anzi: “La scelta sulle accise è stata corale, di tutti. Ero alla riunione con i capigruppo di tutti i partiti, compresa Forza Italia, quando si è deciso di percorrere questa strada“, ha spiegato.
Per il delegato di Fratelli d’Italia, non è normale invece “approvare una soluzione e poi contestarla sui giornali“. Meglio, non ci vede una logica in questo comportamento, e di velato, qua, c’è poco, se non nulla.
Una riunione per serrare le righe e riportare tutti a remare nella stessa direzione pareva essere una soluzione auspicabile, ma la fuga di notizia ha fatto fare ancora marcia indietro ai vertici (quindi a Meloni) del primo partito. D’altronde, come ha specificato ancora Lollobrigida, questi summit sono una prassi per trovare una sintesi, e si fanno a prescindere da quello che si racconta e si dice sui malumori nel governo.
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