La battaglia del cibo contraffatto si arricchisce di un nuovo capitolo che vede affrontarsi i produttori di olio extravergine contro la Tunisia, anzi sarebbe meglio dire contro il Parlamento Europeo. Partiamo dall’inizio: il mercato dell’extravergine, uno dei capisaldi del made in Italy agro-alimentare, che già ha dovuto affrontare diverse problematiche negli ultimi tempi legati all’adulterazione e contraffazione del marchio, deve affrontare la minaccia dell’olio tunisino che giunge massicciamente sul Vecchio Continente senza pagare dazi. Ora l’Europarlamento riunito a Strasburgo è pronto a dare il via libera all’importazione di una quota aggiuntiva di 35mila tonnellate del prodotto proveniente dal Nord Africa, che rischia di minacciare seriamente il mercato dell’olio nostrano non solo dal punto di vista economico, visto che l’extravergine è una garanzia di qualità, salute e produzione biologica al 100 per cento, con il rischio di una vera e propria frode alimentare ai danni dei consumatori.
Facile infatti che produttori senza scrupoli possano appiccicare l’etichetta di olio extravergine al prodotto tunisino, danneggiando il mercato e ingannando i sopracitati consumatori. ‘È una scelta sbagliata che non aiuta i produttori tunisini, danneggia quelli italiani ed aumenta il rischio delle frodi‘, ha sottolineato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvi, che contestualmente annuncia la protesta degli agricoltori uniti contro un’invasione che viene percepita come ben più drammatica di quella dei profughi in cerca di asilo. A dispetto della volontà di aiutare l’economia nordafricana, la quota aggiuntiva di importazioni andrebbe ad aumentare le attuali 56700 tonnellate di olio a dazio zero previste dall’accordo commerciale in vigore tra Unione Europea e Tunisia, trasformando la competizione in una battaglia impari: in pratica l’Europa importerebbe tutta o quasi la produzione tunisina di olio. Nel suo comunicato la Coldiretti ha ribadito che ‘il rischio concreto in un anno importante per la ripresa dell’olivicoltura nazionale è il moltiplicarsi di frodi, con gli oli di oliva importati che vengono spesso mescolati con quelli nazionali per acquisire, con le immagini in etichetta e sotto la copertura di marchi storici, magari ceduti all’estero, una parvenza di italianità da sfruttare sui mercati nazionali ed esteri, a danno dei produttori italiani e dei consumatori‘.
Dunque è altamente probabile che i consumatori possano incappare in olio tunisino spacciato per extravergine italiano, e si nutrono forti perplessità riguardo la capacità degli organi di controllo di prevenire il rischio contraffazione. La polemica inevitabilmente investe anche la politica, con il governo Renzi accusato dall’opposizione di non aver fatto abbastanza per impedire l’accelerazione della norma a Strasburgo che darà il via libera all’invasione dell’olio tunisino in Europa. L’aumento delle importazioni è stato pensato appunto per una buona causa, aiutare economicamente la Tunisia, ma l’effetto boomerang sul prodotto italiano è elevato, e per questo i produttori di extravergine affilano le armi: il primo sit in è previsto in Sicilia, a Catania, che dopo la Puglia è la principale realtà produttiva di olio di oliva in Italia. Facile ipotizzare che sia l’inizio di una lunga serie di iniziative degli imprenditori del settore, a tutela del mercato italiano e dei consumatori.