Ciclone mediterraneo, formazione e caratteristiche. Mentre ci avviamo di gran carriera verso la fine del periodo estivo, si ripropone come spesso è accaduto negli ultimi anni, il dubbio di come i primi refoli freschi possano impattare sulle condizioni meteo nel nostro Paese. La frequenza dei TLC (Cicloni mediterranei appunto) nell’ultimo periodo è decisamente aumenta.
La causa di questa maggiore frequenza è da individuare in un mare, quello mediterraneo, sempre più caldo che ne favorisce la genesi, ne aumenta durata e forza.
Un ciclone mediterraneo, noto anche come medicane (contrazione di “Mediterranean hurricane”), è una tempesta tropicale simile agli uragani e ai tifoni ma si sviluppa nel bacino del Mar Mediterraneo.
I cicloni mediterranei, noti anche come medicane, sono tempeste simili agli uragani e tifoni, ma si sviluppano all’interno del bacino del Mar Mediterraneo. La loro formazione è un processo complesso che richiede una combinazione di fattori atmosferici e oceanici.
Innanzitutto, il riscaldamento delle acque del Mar Mediterraneo è essenziale. Quando le temperature superficiali del mare raggiungono valori sufficientemente elevati, l’acqua evapora, trasferendo calore e umidità nell’atmosfera. Questo processo di evaporazione fornisce l’energia necessaria per alimentare la tempesta.
Un’altra componente cruciale è la presenza di un’area di bassa pressione atmosferica. Le zone di bassa pressione consentono all’aria di risalire dalla superficie, creando condizioni di instabilità. Quando l’aria calda e umida inizia ad elevarsi, si raffredda e si condensa per formare nubi cumulonembi.
L’instabilità atmosferica associata a una differenza di temperatura tra l’aria sopra il mare caldo e l’aria sopra la terraferma favorisce l’ascensione dell’aria umida. Questo meccanismo di convezione è fondamentale per la formazione di nubi temporalesche e la creazione di un centro di bassa pressione.
Un’altra variabile chiave è la presenza di venti verticali. L’alta variabilità nella velocità e nella direzione dei venti a diverse altitudini può avviare un’azione di torsione dell’aria, innescando una rotazione attorno al centro di bassa pressione. Questo processo conferisce al ciclone un’organizzazione più definita, tipica delle tempeste tropicali.
Una volta che i fattori atmosferici e oceanici si combinano, un ciclone mediterraneo può svilupparsi e acquisire caratteristiche sempre più simili a quelle di un uragano o di un tifone. La tempesta sarà caratterizzata da un occhio, una regione di calma relativa al centro, circondata da intense piogge, venti forti e onde marine pericolose.
Va sottolineato che i cicloni mediterranei sono eventi meteorologici relativamente rari e possono verificarsi durante la stagione autunnale o invernale, quando le condizioni sono favorevoli. La loro formazione è oggetto di studio, e i ricercatori continuano a monitorare l’impatto dei cambiamenti climatici globali sulla frequenza e l’intensità di questi eventi nel futuro.
Il 2023 ha segnato una sorta di decisa accelerazione per ciò che concerne la numerosità degli eventi. All’ inizio del 2023, si sono verificati fenomeni meteorologici decisamente anomali e interessanti nel Mediterraneo, con la formazione di ben tre medicane o TLC (cicloni simil-tropicali) nei primi 60 giorni dell’anno attorno all’Italia.
Questi medicane sono una versione del “Mediterranean Hurricane”, cioè un tipo di ciclone che si sviluppa nel Mediterraneo e assume alcune caratteristiche tipiche di un ciclone tropicale, come la presenza di un “occhio” al centro della circolazione, piogge intense e venti eccezionalmente forti.
La formazione dei TLC o medicane parte da depressioni mediterranee che, grazie anche alla superficie del mar Mediterraneo ancora insolitamente “calda”, evolvono sviluppandosi in modo simile ai cicloni tropicali. Si forma spesso un occhio centrale, una zona nel mezzo della tempesta priva di nubi, proprio come avviene negli uragani. Questi cicloni portano con sé piogge abbondanti, venti tempestosi e onde del mare molto alte, fino a 6-7 metri.
Una delle differenze principali tra i medicane e i cicloni tropicali o uragani è la durata media di vita. I medicane hanno una durata media non superiore alle 24-48 ore, mentre i cicloni tropicali possono durare diversi giorni o settimane. Questi eventi sono abbastanza rari, e quest’anno si è verificato un fatto insolito: per la prima volta dal 1969, sono stati registrati medicane o cicloni simil-tropicali in Italia anche nei mesi di febbraio e marzo.
L’inusuale formazione dei medicane nel mese di febbraio e marzo ha catturato l’attenzione degli esperti. Di solito, la formazione di questi cicloni è più frequente durante l’autunno e l’inizio dell’inverno, quando le acque dei mari raggiungono la massima temperatura superficiale e si verificano le condizioni favorevoli per la formazione dei TLC. Quest’anno, però, il Mediterraneo ha mantenuto temperature superiori alla norma anche all’inizio dell’anno, il che potrebbe essere un segnale dei cambiamenti climatici in atto.
Il 2022 è stato un anno estremamente caldo, con l’Italia che ha vissuto l’anno più caldo dal 1800. Questi eventi meteorologici estremi, come i medicane e la siccità estrema in alcune zone del Nord, sono indicativi del cambiamento climatico in atto. Con il riscaldamento globale in corso, si prevede che tali eventi estremi diventeranno sempre più frequenti e intensi, rendendo il Mediterraneo un vero e proprio hotspot dei cambiamenti climatici.
La comprensione e l’osservazione di questi fenomeni anomali sono fondamentali per comprendere meglio gli effetti del cambiamento climatico sulla nostra regione e prepararsi ad affrontare gli eventi meteorologici estremi in futuro.
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