Il nome evoca antiche meretrici dedite ad intrighi di corte o battutacce su una parte del corpo femminile ben voluta dai maschietti, ma il ciclone Poppea richiamato in questi giorni da tutti i siti internet dedicati alle previsioni meteo, allude per associazione di idee a piogge intense e maltempo diffuso su tutta la penisola, con un tono tra l’allarmistico e il catastrofista. Ma è davvero così? Poppea rovinerà le vacanze e i weekend primaverili a tutti coloro che hanno voglia di scaldarsi con i primi tepori stagionali? In realtà, se andiamo ad ascoltare l’illustre parere dei meteorologi istituzionali, quelli dell’Aeronautica Militare o delle ARPA, le agenzie regionali per l’ambiente, scopriamo che le cose non stanno esattamente così, e che la scelta di certi nomi e certi toni sono frutto del marketing della paura che cresce florida sul sensazionalismo. Poppea insomma non sta complottando per rovinarci la primavera.
Affacciandoci oggi giovedì 12 maggio 2016 alla finestra, in molte parti dello Stivale, verrebbe di dar ragione ai catastrofisti: piogge diffuse anche a carattere temporalesco sono d’altronde previste fino al termine del weekend, e quindi chi aveva programmato una gita fuori porta farà meglio a rimandare. Tuttavia, forse anche a causa di un inverno caratterizzato da temperature sopra la media e scarsità di precipitazioni, si sta sovrastimando la portata di questo ciclone, che in realtà è una normale perturbazione stagionale, che porterà come accade in ogni primavera un’alternanza tra belle giornate di sole e rovesci anche intensi. È giusto sottolineare che entrambi i nomi portano l’opinione pubblica ad equivocare sulla portata di questo fenomeno climatico: in meteorologia ciclone è una definizione neutra, priva di quel carattere di drammaticità con cui molti organi di informazione costruiscono la notizia, ad indicare tutti i fenomeni di bassa pressione. Poi alcuni di essi, quelli a carattere tropicale, possono diventare uragani o tifoni, a seconda se parliamo di Atlantico o di Pacifico, ma questo di cui si sta parlando è un semplice ciclone.
E poi c’è ovviamente il nome proprio: come Nerone, Caligola, Minosse, Attila e il resto della tirannica compagnia, Poppea si incunea inevitabilmente in quell’angolo della memoria di ognuno, fatto di confuse reminiscenze scolastiche e magari quiz televisivi ascoltati distrattamente, che evoca un diffuso sentimento negativo associabile a qualsivoglia contesto. Il gioco è presto fatto, e il ciclone Poppea diventa sinonimo di fenomeni climatici distruttivi, benché invece rappresenti forse il primo perfettamente in linea con le attese e le previsioni stagionali di questo pazzo inizio 2016, segnato da temperature decisamente sopra la media, che rischiano di farlo finire nel Guinness dei Primati come anno più caldo di sempre. Insomma, almeno per il momento non esiste alcuna allerta alluvionale: non mancheranno probabilmente temporali, in questi giorni e settimane in alcune zone d’Italia, ma allo stato attuale non vi è nulla che faccia temere le ipotesi più catastrofiste per il nostro fragile Paese a perenne rischio idro-geologico. Al di là delle questione puramente terminologiche, il rischio di vivere in un perenne stato di ansia ed allarmismo meteorologico potrebbe alla lunga condurre ad un’insensibilità anticamera della sottovalutazione. Non distinguendo più tra i cicloni di domani, magari intitolati a Hitler e Osama Bin Laden visto che i tristi figuri del mondo antico cominciano a scarseggiare, potremmo restare completamente indifferenti di fronte ad una vera e concreta minaccia climatica. Le parole sono importanti.