La Cina sta vivendo un momento delicato a causa della vicenda del pallone spia che ha alimentato ulteriormente la tensione con gli Stati Uniti. Ma anche a causa della mancanza di una presa di posizione di Pechino all’ interno del conflitto in Ucraina e questo ha generato malcontento e dinamiche inedite. Per quanto riguarda la situazione interna della potenza asiatica invece la politica zero covid le successive proteste, duramente sedate, hanno mostrato un inedito scenario che non è usuale da vedere nei cittadini cinesi che sono solitamente molto rispettosi e rigorosi. Emerge che una nuova preoccupazione sta apportando ansia tra gli attivisti e le associazioni umanitarie e si tratta dei manifestanti scomparsi in Cina durante la protesta chiamata poi carta bianca.
La protesta o Movimento Carta Bianca ha mostrato moltissimi giovani studenti ma anche adulti arrivati, ormai, allo stremo della sopportazione, dopo anni di premiazioni dovute alle restrizioni estreme e rigidissime anti COVID-19 manifestare contro il governo. Dopo aver subito numerosissimi episodi dove i soccorsi non sono arrivati in tempo provocando, anche, morti evitabili nel caso di tempestivo arrivo dei sanitari o si sono visti privare anche di beni primari e fondamentali, la popolazione ha così dovuto adattarsi ad eventi generati dalle restrizioni attuate tramite la politica Zero Covid. Questo dopo anni ha scatenato il malcontento popolare cinese e si sono scatenate proteste le cui immagini hanno fatto il giro del mondo, nonostante la severa censura cinese cerchi di evitare il propagarsi di questo genere di notizie a livello globale.
Il Movimento Carta Bianca in Cina
Dopo anni di restrizioni rigidissime causate dalla politica Zero Covid portata avanti con molta fermezza da parte del capo di Stato Xi Jinping ha generato nervosismo e dissapore all’interno del popolo cinese, che ha cominciato a manifestare contro la rigida imposizione del capo di Stato, che vedeva attuare lockdown per milioni di persone anche soltanto in caso di positività di un individuo o due all’interno dici città con migliaia di abitanti.
Le prime timide proteste sono state segnalate dall’utilizzo di cartelli contro il governo di XI e contro la limitazione della libertà personale, che procedeva nonostante il resto del mondo avesse allineato al momento attuale e al passare della pandemia le restrizioni.
Piano piano oltre ai cartelli sui ponti e a studenti che lanciavano grida di protesta senza spingersi troppo oltre, le città si sono riempite di manifestanti che protestavano contro Jinping, contro la politica zero COVID e contro la nuova linea di governo che punta alla massima censura e non racconta ciò che accade al proprio popolo al resto del mondo. Proprio per questo la protesta ha preso poi il nome di Movimento Carta Bianca che ha visto centinaia di migliaia di cittadini cinesi con in mano un foglio bianco protestare e gridare a gran voce che ogni diritto venisse ripristinato come prima. Molti slogan urlati dai manifestanti criticavano il capo di stato e chiedevano sicurezza come quello di un tempo.
Il governo di Pechino attua una censura profonda che non dà spazio al dissenso politico e silenzia la voce dei cittadini cinesi, evitando anche di raccontare al resto del mondo delle stesse proteste ma anche della situazione pericolosamente attesa scaturita dalle limitazioni perseguite per oltre due anni.
Il Movimento Carta Bianca nasce proprio per protestare contro la censura anche dei media oltre che dei cittadini ed è nato per bypassare la limitazione di espressione e far sapere al mondo intero cosa realmente accadeva all’interno della nazione.
Le notizie sono cominciate a girare così fino a raggiungere i media internazionali e ogni parte del mondo e hanno ricevuto così una durissima risposta da parte delle autorità che, dopo l’attenzione mediatica che si è riversata sulla fermezza con la quale Jinping ha sedato le manifestazioni in particolar modo, la protesta di Pechino, ha generato critica nei confronti delle autorità cinesi e Jinping ha deciso così, poco dopo, dato che la popolazione non aveva intenzione di mollare il colpo, di eliminare le restrizioni anticovid.
Sono sorte però molte preoccupazioni da parte di attivisti che hanno denunciato la scomparsa di numerosi manifestanti e attualmente non è noto dove siano e quali siano le loro condizioni di salute. La voce simbolo di questa protesta carta bianca e l’attivista Cao Zhixin che preso parola ed è diventata la paladina di questo movimento, nonostante fosse fino allo scorso autunno un’autrice all’interno di una casa editrice ma, ora, il suo volto la voce della verità cinese.
Non è stata solo non è stata soltanto lei a denunciare il fatto che durante le proteste avvenute a fine novembre sono stati arrestati diversi manifestanti e alcuni dei quali non si sa dove siano e con quali accuse siano stati trattenuti. Emerge anche che sono state fatte firmare confessioni in bianco senza cose scritte e i cittadini che hanno protestato in maniera pacifica sono stati trattati in maniera indegna.
L’attivista ding jiaxi Denuncia i manifestanti scomparsi
L’attivista cinese Ding Jiaxi ha voluto manifestare la propria preoccupazione verso i giovani manifestanti che sono scomparsi dopo aver partecipato alle proteste del Movimento Carta Bianca, lo scorso anno contro la politica zero COVID e contro il governo di Jinping.
Almeno 16 manifestanti sono attualmente in detenzione presso la polizia cinese, stando ai nomi raccolti dagli stessi attivisti e anche lo stesso Ding è detenuto da oltre tre anni.
Venerdì l’attivista ha incontrato tramiteel collegamento video il suo avvocato Peng Jian ed è stata la prima occasione nella quale i due si sono visti dopo che Ding ha ricevuto il premio come difensore globale dei diritti umani dal dipartimento di Stato americano il 1 Febbraio. Stando alle dichiarazioni della moglie di Ding Luo, che vive in Virginia, è estremamente orgoglioso del premio ricevuto.
Lo stesso attivista era preoccupato per la sua stessa salute e ha chiesto a peng di procurargli vitamine che potessero dare un sollievo al suo stato di salute deteriorato. L’avvocato ha precisato in un post su Twitter che: “la barba sul mento di Ding è praticamente diventata bianca” specificando che è “spesso malato“.
L’avvocato e attivista per i diritti umani è stato arrestato a gennaio 2019 dopo che lui e altri 20 attivisti si sono incontrati nella città di Xiamen per discutere soprattutto della democrazia Hong Kong. Oltre a Ding sono stati arrestati molti altri partecipanti mentre alcuni sono riusciti ad uscire dal paese.
Xu Zhiyong, studioso di diritto e attivista, è fuggito e si è nascosto ma è stato successivamente catturato a Guangzhou nel Febbraio 2020.
Ding e Xu sono sostanzialmente i leader del New Citizen Movement un’ampia organizzazione di attivisti nata nel 2020 per chiedere al governo una maggiore trasparenza e una minor censura sulla realtà dei fatti in Cina.
Sono stati tratti in arresto entrambi nel 2013 dopo aver scritto una lettera aperta che chiedeva un maggior controllo riguardo le ricchezze dei leader cinesi. Dopo aver scontato la condanna non continuato a sostenere la riforma politica e a chiedere un cambiamento governativo.
La pandemia da COVID-19 ha meno attenzione riguardo agli arresti di ding e xu così come di quelli degli altri attivisti dopo l’incontro di xiamen ma la questione ha continuato ad essere sostenuta dai membri del movimento dei due attivisti e sono riusciti ora ad avere maggiore attenzione e a portare l’attenzione delle associazioni umanitarie la questione dei cinesi che hanno manifestato al movimento carta bianca e sono attualmente spariti.
La mossa effettuata dagli Stati Uniti ovvero quella di offrire il premio per i diritti umani a Ding è stato anche un modo per attirare l’attenzione mediatica su una questione che non può essere silenziata.
Un amico degli attivisti e studioso dei diritti umani in New Jersey Teng Biao ha sottolineato come la pressione delle autorità internazionali potrebbe essere necessaria per migliorare il trattamento dei prigionieri cinesi e soprattutto di quelli politici. Nonostante non sia qualcosa che emerge strettamente dal loro caso. Ma l’attenzione su di loro può generare una reazione a catena che potrebbe spostare l’attenzione internazionale sulle condizioni nelle quali sono costretti i prigionieri politici cinesi.
L’incontro tra Ding e il suo avvocato è stato il secondo dopo il processo avvenuto il 24 giugno che si è svolto rigorosamente a porte chiuse per volere del governo di Pechino. Le accuse a suo carico sono di sovversione del potere statale insieme a Xu e i due processi si sono svolti in maniera molto simile. Mentra Ding ha potuto, anche se di rado, avere contatti con il legale la sorte dell’altro leader del movimento di attivisti è stata più complicata, anche a causa delle revoca della licenzia prima avvocatessa. In entrambi i casi non è ancora stato emanato nessun verdetto.
Ding aveva precisato che “aspettava con ansia“. Dopo che la sentenza è stata emessa il detenuto potrà trasferirsi dal centro di detenzione al carcere e probabilmente potrà avere più contatti e lui stesso ha riferito: “Forse lì può prendere una penna e una matita.”
La storia raccontata dal giornale Guardian ha sollevato domande e preoccupazione in merito alla sorte dei manifestanti arrestati ma anche degli attivisti cinesi detenuti a causa della manifestazione delle proprie idee pubblicamente. Amnesty International ha esternato la propria paura in merito al fatto che i due attivisti cinesi siano stati torturati durante la detenzione. ma la moglie di ding ha precisato che entrambi sono resilienti e molto determinati.
Lou ha precisato che: “Come moglie, amo mio marito, ma li ammiro anche entrambi… Il signor Xi Jinping mette in prigione le persone migliori“.