Cina: dopo il Congresso del Partito Comunista, sono incrementati i casi di Coronavirus nel paese dove vige una politica 0 Covid opprimente.
Come con alcuni paesi occidentali, la popolazione cinese è piuttosto scontenta delle politiche molto rigide messe in atto in Cina per controllare la pandemia. Questa politica ha anche effetti molto dannosi sia turismo in Cina che sui viaggi dei cittadini cinesi: e, ora, potrà essere ancora più opprimente, a causa dei molteplici casi di contagi registrati dopo il Congresso del Partito Comunista.
La Cina ha messo in atto alcune delle misure più drastiche per controllare l’epidemia di Covid e continua ad attuarle, nonostante la pandemia di Coronavirus sia ufficialmente terminata.
E, tali misure, saranno ulteriormente portate avanti, in vista dei nuovi casi che sono stati registrati all’interno del paese, dopo il Congresso del Partito Comunista. Tanti i paesi o distretti posti in quarantena forzata e sono innumerevoli di test a cui deve sottoporsi la popolazione.
Le guardie bianche sono completamente vestite con tute impermeabili incaricate di far rispettare la politica 0 Covid.
Un ambiente oppressivo che sempre più cittadini rifiutano. “Passiamo le nostre giornate a scansionare i codici QR sanitari, dobbiamo fare i test ogni tre giorni, mio figlio indossa la mascherina tutto il giorno, non abbiamo più nemmeno la libertà di viaggiare. Non è una vita”, ha confidato un cittadino cinese al JDD.
Questa politica ha anche avuto un forte impatto sui viaggi e sul turismo, visto che i confini sono ancorar chiusi.
Ci si aspettava che – in occasione del 20° Congresso del Partito Comunista – questa politica 0 Covid sarebbe stata allentata, ma non è stato così. La BBC riferisce che non ci sarà un allentamento a breve termine della politica 0 Covid.
Pochi giorni prima del congresso si è svolta a Pechino una manifestazione per contestare questa politica. Questo tipo di impostazione, molto restrittiva, non è molto allettante per diplomatici o espatriati che, per esigenze personali e/o lavorative, hanno necessità di muoversi per il paese e andare all’estero.
In tal senso, i passaporti vengono rilasciati solo con parsimonia dal governo, il che è limitante. Tuttavia, le richieste di emigrazione da parte della popolazione sono in aumento a seguito dei confinamenti in diverse grandi città cinesi, tra cui Shanghai.
Tuttavia, la Cina doveva la sua prosperità alla globalizzazione e questo ritiro in se stessa potrebbe avere un forte impatto sulla sua crescita. Questa nuova politica ha un impatto anche sulla disoccupazione giovanile, che – secondo l’Ufficio nazionale di statistica – raggiungerà il 19,9% a luglio. Era al 15,3% a gennaio, come riporta il Courrier International.
Nel 2° trimestre la crescita del PIL ha raggiunto solo lo 0,4% dopo un aumento del 4,8% nel primo trimestre.
E i dati del 3° trimestre – che doveva essere svelato martedì scorso – sono stati posticipati per non deludere i partecipanti al 20° congresso del Partito Comunista. La Cina intende, dunque, stimolare la crescita attraverso il consumo interno e vuole fare più affidamento sullo sviluppo dei mercati e delle tecnologie nazionali per ottenere una maggiore autonomia.
Insomma, la politica 0 Covid portata avanti dal governo cinese ha differenziato la Cina dal mondo nel campo dei viaggi e irrita una parte della popolazione che ha difficoltà a viaggiare.
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