Il governo di Pechino sta attraversando negli ultimi giorni momenti delicati a causa dell’emergenza Covid,che ha investito il Paese dopo che è stata eliminata la politica Zero Covid il 7 dicembre. Nel mentre si apprende che nella giornata odierna la Cina ha effettuato un’esercitazione militare molto vicino sia allo spazio aereo e marittimo di Taiwan.
Il capo di stato di Xi Jinping si trova a dover gestire una situazione delicata, per quanto riguarda la situazione sanitaria che vede contagi fuori controllo e una percentuale davvero significativa della popolazione affetta da Covid-19. Le notizie ufficiali emerse da parte delle autorità governative non combaciano con ciò che emerge dalle notizie provenienti da crematori e ospedali.
In questo momento di preoccupazione internazionale per una possibile nuova pandemia si apprende che Pechino ha deciso di prendere posizione in merito a Taiwan e ha effettuato una nuova esercitazione, che ha lo scopo di far presente che la Cina non ha intenzione di abbassare la testa riguardo alle provocazioni di Taipei e Usa, che hanno effettuato esercitazioni congiunte di recente. Era chiaro che la questione intromissione statunitense non fosse accantonata, ma le ultime dichiarazioni dei presidenti Biden e Xi avevano allentato la preoccupazione internazionale riguardo ad un possibile conflitto armato.
La politica Zero Covid è stata così discussa e criticata ma nello stesso tempo così duramente sostenuta dal capo di stato Jinping, che la scelta presa il 7 dicembre ha lasciato perplesse le autorità internazionali. Nonostante non fosse una politica condivisa, o per lo meno negli ultimi mesi era vista come più problematica che come un piano sanitario favorevole, dato gli ultimi avvenimenti, che hanno poi portato alla conclusione delle restrizioni la scelta di eliminare improvvisamente le restrizioni ha stupito il mondo.
C’è da dire che l’attenzione mediatica si è poi concentrata sul malcontento popolare, che è emerso lentamente, ma è poi sfociato in reali scontri con le forze dell’ordine a fine novembre. Proteste sedate duramenre dal governo cinese che ha attirato critiche e ammonizioni per i metodi utilizzati. Soltanto una settimana dopo però è Pechino ha deciso di allentare le restrizioni e concludere, nel giro di pochissimo tempo, la politica Zero Covid repentinamente. Dalle quarantene obbligate anche sul posto di lavoro e con tanto di esercito schierato, improvvisamente si è passati allo stop Zero Covid, che ha creato un’ondata emergenziale di contagi, che è stata stimata nelle ultime settimane pari a 250 milioni di contagi nell’ultimo mese e con una previsione di ben un milione quasi di morti previsti per il 2023.
Sono stati riaperti migliaia di punti Covid e cliniche della febbre ma l’unica vera speranza di contenere questa ondata e quella prevista per marzo consiste nell’accelerare notevolmente la campagna vaccinale che in Cina è notoriamente indietro. I virologi cinesi sono preoccupati, ma costretti al silenzio, anche se non tutti hanno mantenuto il riserbo ed è per questo che le notizie sono trapelate. Ma anche grazie alle prove documentate di pazienti, medici, infermieri che hanno filmato la situazione satura degli ospedali, ma anche i media internazionali che hanno mostrato la situazione nei crematori che non riescono più a gestire la domanda nonostante stiano aperti h24.
Il governo cinese ha deciso di non diffondere più il bollettino con i dati dopo che la prima modifica effettuata nei giorni scorsi era stata il cambio della definizione delle morti causa Covid o ora lo stop definitivo delle informazioni riguardo il numero di contagi e deceduti da dimostrazione di quanto sia seria e preoccupante la situazione odierna. Tutto sta nelle mosse che Pechino deciderà di attuare in Cina per evitare una nuova catastrofe che rischia di diventare globale.
Ma non è la sola notizia recente che riguarda Xi Jinping e la Cina dato che si sono alzati ben 71 bombardieri che hanno sorvolato lo spazio di Taipei lanciando un chiaro messaggio a Taiwan. La tensione internazionale cresce e gli occhi delle autorità mondiali sono tutti puntati sulla vicenda.
La Cina ha deciso di mandare un chiaro messaggio a Taiwan, dopo aver visto il crescere del rapporto tra il governo di Taipei e Washington. La situazione è andata via via peggiorando a causa della visita di Nancy Pelosi, che ha destabilizzato la Cina, che da sempre considera l’isola come una provincia ribelle ma a prescindere da tutto si parla di una questione privata che per Pechino è stata violata dagli Usa.
Questo ha generato un meccanismo che ha provocato la contro mossa di Pechino e del capo di stato Xi Jinping che, nonostante abbia visto Biden e messo da parte l’astio relativo agli aspetti economici e commerciali, ha però precisato che riguardo a Taiwan e quindi in merito alla sovranità territoriale non accetta intromissioni.
Il presidente Usa affermò che Washington non avrebbe certamente cambiato idea sulla grande Cina e perciò sulla territorialità di Taiwan. Le cose però hanno preso una piega differente e questo anche a causa della guerra dei chip ovvero i semi conduttori che vengono prodotti in larga maggioranza a Taiwan. Tutto questo ha causato una grande reazione di Jinping che ha fatto alzate 71 bombardieri che hanno circondato e superato lo spazio aereo della zona cuscinetto di Taipei.
Ma non solo perché la stessa cosa è capitata con il confine marittimo. Le autorità di Taipei hanno spiegato che 60 aerei da combattimento hanno sorvolato per le esercitazioni Taiwan, tra questi sei SU-30, che sono tra i velivoli più avanzati in dotazione all’esercito cinese. Nell’aggiornamento quotidiano il ministero della Difesa ha indicato inoltre che 47 di questi aerei sono entrati nella zona di difesa aerea dell’isola. si tratta della terza più grande incursione giornaliera mai registrata e data l’inattesa mossa cinese la preoccupazione di un’escalation militare preoccupa moltissimo.
Pechino considera Taiwan una questione da chiudere fin dal 1949 e considera i suoi 24 milioni di abitanti parte della popolazione cinese. Gli abitanti dell’isola però sembra che siano convinti a rimanere autonomi hanno espresso nella misura dell’11% degli intervistati parere favorevole alla riunificazione. Si prevede che la questione andrà a degenerare nonostante siano in atto già tentativi di mediare e mantenere gli animi equilibrati. La Cina potrebbe desiderare dalla riunificazione soltanto per la paura di una crisi economica che potrebbe scaturire dal conflitto armato. Ma non è detto che non abbia già in mente di colpire e abbia già organizzato il tutto.
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